La sessione statunitense di giovedì ha visto un’altra contrazione, caratterizzata soprattutto da un andamento molto volubile, simile a un giro sulle montagne russe. Le fluttuazioni dei prezzi sono state stimolate da una nuova serie di risultati societari e dai commenti orientati verso una politica monetaria più restrittiva (da falco) da parte della Federal Reserve.
Dopo aver oscillato tra guadagni e perdite per tutta la giornata, lo S&P 500 ha chiuso in calo dello 0,2% a 5.011, segnando così la quinta perdita consecutiva, una serie che non si vedeva dallo scorso ottobre. Questo rende anche la terza settimana consecutiva di ribassi e la peggiore settimana dall’inizio dell’anno. A prima vista, questi dati potrebbero sembrare allarmanti, soprattutto considerando che il Fear & Greed Index è sceso a 34 punti, il livello più basso dall’inizio dell’anno, segnale di una crescente preoccupazione tra gli investitori. Tuttavia, l’attuale contrazione del 4,6% dai massimi è un movimento considerato normale nei mercati. I timori di un’escalation militare in Medio Oriente aggiungono ulteriori preoccupazioni, spingendo gli investitori verso una maggiore cautela, specialmente dopo il rally di inizio anno e in vista della tipica stagionalità sfavorevole di maggio.
Quali potrebbero essere le prossime mosse dell’S&P 500 alla luce delle recenti contrazioni? Attualmente, il futuro dell’S&P 500 è posizionato sulla media mobile a 100 giorni, che coincide anche con il quarto livello di supporto pivot, un punto chiave da monitorare. Inoltre, l’indice mostra un Relative Strength Index (RSI) in territorio negativo a 32 punti, segnalando una persistente tendenza negativa sul mercato. Una rottura di questo livello di supporto potrebbe spingere l’indice a testare la media mobile a 200 periodi per la prima volta dalla fine del rally di ottobre. Questo livello corrisponde anche al punto 0.5 della sequenza di Fibonacci, suggerendo un’area critica da osservare attentamente e che rappresenterebbe una correzione dai massimi di circa il 10%. Nonostante le difficoltà recenti, è importante notare che i movimenti del mercato non seguono un percorso discendente lineare. Mentre gli investitori si preparano per la settimana a venire, c’è una speranza cauta per nuovi sviluppi positivi, con un occhio particolare alle performance delle big tech, che spesso influenzano significativamente la direzione dell’intero indice. Allo stato attuale, la metà dei titoli all’interno dell’S&P 500 si trova al di sopra della loro media mobile a 100 giorni e il 65% si colloca oltre la media a 200 giorni, segnali che possono offrire una certa misura di resilienza nonostante la volatilità.
Dall’inizio della settimana, l’apertura dei mercati americani ha frequentemente influenzato al ribasso anche i listini europei, con l’eccezione dell’andamento registrato ieri.
Il recente sell-off sui mercati azionari è stato guidato principalmente dal settore tecnologico statunitense, dai titoli di crescita e da quelli a lunga scadenza. Inizialmente, questa ondata di vendite è coincisa con un aumento dei rendimenti obbligazionari e dell’indice di volatilità VIX. Tuttavia, negli ultimi due giorni la situazione ha mostrato una dinamica diversa: i rendimenti hanno avuto un andamento più laterale e il VIX è diminuito.
Proprio il comparto tecnologico resta ora al centro dell’attenzione, con la seduta di ieri che ha visto il settore fanalino di coda a Wall Street. Tuttavia, la performance degli indici principali è stata sostenuta dalla forza di alcuni titoli dei cosiddetti “Magnifici 7“. In particolare, Meta Platforms ha registrato un aumento dell’1,5% dopo il lancio di Llama 3, il nuovo assistente generativo basato sull’intelligenza artificiale di Facebook. Anche Alphabet ha visto un incremento dello 0,4%, in seguito all’annuncio di una riorganizzazione interna per focalizzarsi maggiormente sull’intelligenza artificiale.
Tesla invece continua a perdere colpi, scendendo alla quindicesima posizione mondiale per capitalizzazione di mercato, superata recentemente da JP Morgan, Visa e Novo Nordisk, e con solo 620 milioni di dollari di differenza rispetto a Walmart. Le strategie dell’azienda, inclusi il prossimo lancio del robotaxi e i tagli al personale nell’ambito di una revisione dei costi, non stanno riscuotendo il favore degli investitori. La realtà è che Tesla, dopo aver attratto gli automobilisti più innovativi e sensibili all’ecologia, non è riuscita a proporre veicoli elettrici a prezzi accessibili per la classe media. Quest’ultima non trova vantaggi significativi nel passaggio a questa nuova tecnologia a causa dei lunghi tempi di ricarica, dei costi elevati e di un’energia non più vantaggiosa economicamente. I consumatori tendono quindi a attendere che sul mercato siano disponibili opzioni più allettanti. La concorrenza cinese, benché geograficamente limitata, potrebbe rappresentare una minaccia crescente, specialmente per Tesla, che rischia di subire perdite sia in termini di quote di mercato sia di redditività. Senza dubbio, se la guida autonoma passasse da promessa a realtà concreta—nonostante le numerose difficoltà note—questo offrirebbe a Tesla una significativa opportunità di diversificare il proprio portafoglio. Attualmente, i servizi costituiscono circa il 9% del fatturato totale e potrebbero aiutare a mitigare l’impatto delle recenti riduzioni di prezzo, ma questo sarà possibile solo se Tesla riuscirà a convincere un numero maggiore di clienti del valore aggiunto di questa tecnologia. La perdita di oggi è solo una delle tante per le azioni Tesla. Non solo ha chiuso in ribasso per cinque giorni consecutivi, ma è sceso del 49% dai suoi massimi. La fiducia di Wall Street viene messa ora alla prova con un sempre maggior numero di giudizi di vendita (passati da 6 di inizio anno agli attuali 9) e quelli di acquisto passati da 15 a 14.
La performance di Netflix nel recente resoconto finanziario è stata contrastante, generando reazioni miste nel settore. Da un lato, la società ha sorpreso positivamente con l’aggiunta di 9,33 milioni di nuovi abbonati, superando notevolmente le aspettative che erano di 4,8 milioni. Inoltre, ha superato le previsioni di guadagno per azione, riportando 5,28 dollari contro i 4,52 dollari attesi dagli analisti, segno di una robusta performance finanziaria e dal successo del suo piano advertising e della lotta alla condivisione di account. Tuttavia, questa buona notizia è stata bilanciata da una revisione al ribasso delle prospettive per il secondo trimestre. Più inquietante per gli investitori potrebbe essere la decisione di Netflix di smettere di divulgare, dal prossimo anno, i dati sugli abbonati, un cambiamento significativo nella comunicazione delle metriche di business che è stata a lungo utilizzata da Wall Street come barometro del successo dell’azienda. Questa riduzione nella trasparenza potrebbe essere interpretata come un segnale negativo, poiché Wall Street tende a favorire una comunicazione chiara e dettagliata che permette di valutare accuratamente la salute e le prospettive di un’azienda. Meno chiarezza, in questo contesto, potrebbe tradursi in una fiducia ridotta da parte degli investitori.