Nasdaq 100: la concentrazione sui big tech richiede nuovo ribilanciamento

La seduta di martedì si è dipanata sotto il segno delle prese di profitto, con tutti gli occhi puntati sulle imminenti decisioni della Federal Reserve. Un’atmosfera di vendite, priva però di panico, ha caratterizzato tanto i mercati europei quanto quelli d’oltreoceano. In Europa, solo Parigi ha resistito come un’oasi nel deserto, l’unico grande listino a chiudere in territorio positivo nonostante diverse grandi banche siano state declassate ieri da Moody’s, in seguito al taglio del rating sovrano della scorsa settimana. Negli Stati Uniti, il rosso ha dominato su tutti i principali indici: S&P 500, Nasdaq 100, Russell 2000 e il veterano Dow Jones.

L’indice S&P 500 ha continuato a navigare senza un solido supporto, segnando la dodicesima seduta consecutiva in cui il numero dei titoli in ribasso ha superato quelli in rialzo, un segnale di debolezza diffusa. Il Dow Jones, da parte sua, ha visto la sua nona seduta consecutiva di cali, una sequenza negativa non vista dal lontano 1978.

L’ampiezza del mercato statunitense evidenzia un quadro preoccupante, con la dodicesima seduta in cui i titoli in ribasso hanno superato quelli in rialzo. I settori difensivi, solitamente rifugio in tempi di incertezza – come utilities, sanitario e beni di prima necessità – hanno subito dodici sedute consecutive di ribassi, la serie più lunga registrata sin dal 2012 (dati disponibili). Questo dato non solo mette in luce la pressione su questi settori ma anche l’assenza di un porto sicuro per gli investitori in un mercato che sembra aver perso la sua bussola dopo un eccessivo ottimismo.

Come evidenziavamo nel daily del 13 dicembre, la calma apparente dei mercati nascondeva segnali d’allerta. Il rapporto VVIX/VIX aveva allora raggiunto i massimi annuali a 7,15, suggerendo una dissonanza tra la bassa volatilità corrente e le aspettative di un aumento imminente. Questo indicatore, che misura la volatilità implicita del VIX, segnalava un’ansia latente tra gli investitori, sottolineando il rischio di sottostimare eventi potenzialmente destabilizzanti. Da allora, il rapporto VVIX/VIX si è corretto, mentre lo SKEW si muove verso nuovi massimi. Questo aggiustamento indica che, sebbene il sentiment sia mutato, le preoccupazioni per scenari estremi non sono svanite. La volatilità rimane all’orizzonte, ridefinendo i timori sottostanti e lasciando i mercati esposti a possibili turbolenze future.

Osservando l’evoluzione dell’S&P 500 attraverso l’ETF SPY, da inizio mese l’indice ha registrato un rialzo del 3,17%. Tuttavia, il movimento è stato trainato quasi esclusivamente da 5 titoli chiave: Apple, Tesla, Broadcom, Microsoft e Amazon, che insieme hanno contribuito per 359 punti base. Al contrario, la somma delle restanti 495 aziende ha avuto un impatto negativo, sottraendo 42 punti base. Nvidia è stata la principale responsabile di questa frenata: il calo del titolo, attualmente in correzione secondo le definizioni di mercato, ha pesato per 58 punti base sul bilancio complessivo dell’indice. Questo scenario mette in luce una dipendenza significativa dell’indice da un ristretto gruppo di titoli tecnologici, sottolineando la fragilità del mercato quando si basa su poche stelle, mentre il resto del firmamento azionario fatica a brillare.

Dipendenza o, meglio, concentrazione, su alcuni titoli che torna al centro dell’attenzione per il Nasdaq 100. La regolamentazione, infatti, richiede un ribilanciamento qualora tutte le società che rappresentano più del 4,5% del benchmark sommino il 48% combinato, o più. Solo un anno dopo aver subito un ridimensionamento nel Nasdaq 100 perché diventate troppo grandi, le più grandi aziende tecnologiche del mondo potrebbero dover affrontare un’altra potatura quando l’indice di riferimento verrà riequilibrato questa settimana. Le normative progettate per limitare l’influenza dei membri più grandi nell’indicatore sono state messe sotto pressione dopo che aziende come Apple e Microsoft sono cresciute fino a raggiungere dimensioni senza precedenti. Nasdaq è già stata costretta ad affrontare il problema nel luglio 2023, riducendo le ponderazioni di sette aziende per riportarle alla conformità. Tuttavia, la loro crescita ha continuato a essere così significativa nei mesi successivi che l’indicatore è di nuovo troppo sbilanciato, il che potrebbe richiedere un’altra selezione. Alla chiusura di lunedì, otto membri, tra cui Nvidia, Amazon, Meta Platforms, Tesla  Broadcom e Alphabet, rappresentavano ciascuno più del 4,5% del Nasdaq 100, con una rappresentanza totale vicina al 52%. Il documento metodologico del Nasdaq suggerisce che la ponderazione combinata potrebbe essere ridotta al 40%. Una revisione significherebbe che fondi indicizzati come Invesco QQQ Trust devono modificare le partecipazioni. Questo aggiunge un’ulteriore ruga a un evento in cui MicroStrategy, Palantir Technologies e Axon Enterprise si uniranno alla misura Nasdaq, sostituendo Illumina, Super Micro Computer e Moderna. La riorganizzazione dei maggiori costituenti è una conseguenza dell’inarrestabile rally alimentato principalmente dall’ottimismo sull’intelligenza artificiale, con il gruppo avanzato del 79% in media da inizio anno, circa quattro volte più grande del titolo medio nel resto del Nasdaq 100.

Tutti gli occhi oggi puntati sul FOMC. La riunione odierna arriva in un momento cruciale, con mercati già pronti a scontare un taglio dei tassi di 25 punti base, il terzo passo in questo ciclo di allentamento monetario. Una mossa che porterebbe l’intervallo dei tassi di riferimento al 4,25% – 4,5%. Ma la decisione sui tassi non è l’unico fattore in gioco. L’attenzione sarà rivolta anche alle proiezioni aggiornate e alla visione del FOMC sul tasso terminale. Il presidente Powell dovrà bilanciare il messaggio con un tono probabilmente neutrale, consapevole delle aspettative di mercato. Tuttavia, le sue parole potrebbero lasciare intendere un rallentamento nel ritmo dei tagli, un segnale che i mercati leggeranno con estrema cautela.

Intanto, i mercati obbligazionari anticipano già una riduzione complessiva dei tassi di 75 punti base nei prossimi 12 mesi, riflettendo la convinzione che la Fed sia destinata a tornare su una politica monetaria più accomodante. In un contesto come questo, ogni parola di Powell e ogni dato aggiornato diventano essenziali, tasselli che costruiscono il mosaico della politica monetaria, dove il sentiment di mercato e la scienza dei numeri si intrecciano per delineare i prossimi passi della Fed.