Il Department of Government Efficiency (DOGE), la creatura burocratica partorita da Elon Musk sotto l’egida della nuova amministrazione Trump, ha messo in moto una delle più radicali revisioni della spesa pubblica americana dell’ultimo decennio. Obiettivo dichiarato: ridurre gli sprechi, tagliare i contratti federali meno efficienti e razionalizzare le uscite statali. Ad oggi, l’agenzia rivendica risparmi stimati per circa 115 miliardi di dollari, pari a circa 714 dollari a contribuente.
Wall Street reagisce: il bisturi colpisce, il mercato sanguina
Ieri il dolore è stato visibile in Borsa. Accenture e Gartner, entrambe esposte al business federale, hanno guidato i ribassi sull’S&P 500, cedendo rispettivamente il 7,26% e il 6,82%. Il motivo? La crescente pressione dell’amministrazione Trump — e di DOGE — per tagliare in profondità i contratti di consulenza e IT.
Il CEO di Accenture ha definito esplicitamente DOGE “un potenziale ostacolo alla crescita” durante la earnings call, contribuendo al tonfo del titolo. Pete Hegseth, Segretario alla Difesa, ha invece annunciato su X l’intenzione di eliminare “spese inutili”, citando direttamente Gartner tra i tagliati. Due episodi che segnano un cambio di rotta rispetto alla prima amministrazione Trump, più attenta alla reazione degli investitori.
La lista dei colpiti: nessuno è al sicuro
Le aziende penalizzate direttamente dai tagli DOGE sono sempre più numerose e il messaggio è chiaro: nessuno è al sicuro.
Leidos ha perso un contratto da 231,9 milioni di dollari. DOGE aveva inizialmente dichiarato un risparmio di 1 miliardo, poi ridotto a soli 560.000 dollari.
Amentum, gigante dell’ingegneria difensiva, ha subito cancellazioni per 35,3 milioni — una goccia nei suoi 5 miliardi di ricavi pubblici, ma un segnale forte per il comparto.
Kratos, produttore di droni militari, ha espresso preoccupazione nei filing SEC già a febbraio 2024. L’anno scorso ha generato 762 milioni di dollari da clienti governativi.
Mirion Technologies, attiva nei settori difesa ed energia, ha segnalato impatti operativi incerti.
Palantir, inizialmente vista come potenziale vittima, è ora considerata da molti analisti una possibile beneficiaria, grazie al suo ruolo centrale nell’AI applicata al settore pubblico.
Nel biotech, ImmunityBio, PMV Pharmaceuticals, Rezolute e Ventyx Biosciences hanno avvertito che i tagli al personale federale potrebbero rallentare le approvazioni della FDA, mettendo a rischio i loro piani industriali.
Encompass Health, tra i principali operatori di ospedali riabilitativi negli USA, ha dichiarato di “non poter prevedere” l’impatto dei tagli DOGE su Medicare, da cui dipende una quota rilevante del fatturato.
A questo si aggiunge un elenco sempre più osservato dagli analisti: aziende altamente dipendenti dai contratti federali — come BigBear.ai, DLH Holdings, SAIC, Tyler Technologies, CACI International — stanno entrando nel radar dei mercati. In alcuni casi, fino al 100% dei ricavi proviene da commesse governative, rendendole estremamente vulnerabili a ogni nuova ondata di tagli. Anche qui, il segnale è chiaro: la vulnerabilità non dipende più solo dalla dimensione del contratto, ma dalla struttura stessa del modello di business.
Il vero sconfitto? Tesla
C’è un titolo, però, che ha sofferto più di tutti. Ed è proprio quello del protagonista. Da quando Trump è tornato alla Casa Bianca e Musk si è dedicato anima e corpo a DOGE, Tesla ha perso il 44,6% — più di qualsiasi azienda direttamente colpita dai tagli.
Perché? Perché Tesla è diventata un simbolo politico.
Secondo Dan Ives (Wedbush Securities), tra i più noti sostenitori del titolo:
“Che si sia d’accordo o meno con DOGE, il punto è un altro: Musk ha passato il 110% del suo tempo su DOGE. Tesla è senza guida. Se non riequilibra presto i suoi ruoli, questa crisi rischia di diventare un cigno nero ben più grave.”
I danni al brand Tesla sono ormai globali. Il titolo ha registrato nove settimane consecutive di ribassi — un record negativo nella storia dell’azienda — e oggi quota in calo del 55% rispetto ai suoi massimi. Gli unici a difendere pubblicamente Tesla sono rimasti Trump e il Segretario al Commercio Howard Lutnick, che ha definito le azioni “un affare irripetibile”.
Tesla, sebbene tecnicamente non un contractor, si è guadagnata il poco invidiabile titolo di worst performer dell’indice nel 2025, anche se ad oggi risulta il penultimo con un calo del -41,5% YTD.
Eppure, i trader retail continuano a puntarci. Secondo JPMorgan, Tesla ha attratto 7,3 miliardi di dollari in acquisti netti negli ultimi 12 giorni — la più grande buying streak in oltre un decennio. Ma non è bastato: nello stesso periodo il titolo è sceso del 17,1%, mentre insider vendevano azioni, le stime di consegna venivano tagliate e la concorrenza guadagnava terreno.
Il messaggio di DOGE è inequivocabile: l’efficienza è la nuova parola d’ordine.Eppure, tra i numeri dei risparmi dichiarati e i crolli in Borsa, emerge una domanda cruciale: i mercati premieranno questa rivoluzione, o puniranno l’incertezza che porta con sé? Per ora, Wall Street sanguina, Tesla affonda e gli investitori retail si aggrappano a una scommessa che somiglia sempre più a un atto di fede. Il vero impatto dei tagli DOGE, forse, si misurerà non solo in miliardi, ma nella capacità di Musk e Trump di trasformare il caos in una nuova stabilità. Fino ad allora, il bisturi continua a colpire — e il mercato a tremare.