Il Fear & Greed Index della CNN suggerisce un’atmosfera tesa nei mercati finanziari, ma recenti sviluppi indicano una potenziale inversione di tendenza
Da una parte i toni colomba utilizzati da parte di Powell hanno offerto un sospiro di sollievo. C’era un palpabile senso di sollievo tra gli investitori, dato che Jerome Powell non si è mostrato così incline a politiche restrittive come si temeva. Il tono moderato e il riferimento all’aggettivo “improbabile” per ulteriori strette monetarie hanno temperato le aspettative di politiche più aggressive, generando un sentimento di scampato pericolo. La Fed ha poi annunciato un rallentamento nella riduzione del suo bilancio, con il passaggio da una contrazione di 60 miliardi a soli 25 miliardi di dollari al mese a partire da giugno. Questa decisione ha ulteriormente alleviato le preoccupazioni degli investitori, suggerendo una maggiore liquidità nel sistema finanziario e riducendo i timori di un eccessivo inasprimento delle condizioni di credito. Infine, l’esclusione ad ulteriori aumenti dei tassi e ha gettato acqua sul fuoco riguardo alle discussioni di stagflazione, affermando che con una crescita del PIL reale del 3% e un’inflazione sotto il 3%, le condizioni attuali non riflettono una vera stagflazione. Questa posizione ha rassicurato il mercato sulla direzione futura della politica monetaria, indicando che le prossime mosse di tasso potrebbero non essere in aumento.
Se i mercati beneficiano delle parole dall’altra l’attenzione è che ora questi potrebbero essere oggi maggiormente sensibili ai dati macroeconomici, con una volatilità che, sebbene in calo, potrebbe nuovamente tornare a bussare. Un elemento di incertezza che può rendere gli investimenti più reattivi e meno prevedibili.
Dall’altra una stagione delle trimestrali positiva continua ad offrire supporto generale agli investitori, sebbene non priva di aziende che non soddisfano le attese degli investitori. Delle 373 società dell’S&P 500 che hanno comunicato gli utili per il Q1 2024, dato Refinitiv al 2 maggio, il 77,2% ha registrato risultati superiori alle aspettative degli analisti. Questo dato si confronta con una media di lungo periodo del 66%. Gli utili sono cresciuti del 5,2% e la crescita blanded (dichiarato e stimato) è ora al 6,9%. A tutto questo si aggiunge inoltre il sostegno da parte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la quale ha alzato le sue previsioni di crescita globale per il 2024 al +3,1% (lo stesso dell’anno scorso) da una stima di febbraio del +2,9% e ha affermato che i rischi stanno diventando “meglio bilanciati” e l’anno prossimo crescerà marginalmente di più al 3,2%. Già a febbraio l’organizzazione prevedeva una crescita quest’anno al 2,9% e una crescita l’anno prossimo al 3,0%. La revisione al rialzo è stata guidata soprattutto da un aumento della crescita cinese, stimolata dalla spesa pubblica, così come da una prospettiva di crescita statunitense più elevata che, secondo l’organizzazione, ha contribuito a compensare prospettive meno positive per Europa e Giappone.
Nonostante i dati mostrino un aumento del costo del lavoro superiore alle previsioni in vista dell’odierno rapporto sul mercato del lavoro, il rally nel mercato dei titoli del Tesoro statunitense è proseguito ieri. I rendimenti dei titoli del Tesoro USA a 2 anni sono scesi di circa 15 punti base dalla riunione del FOMC di mercoledì, mentre i rendimenti dei titoli del Tesoro USA a 10 anni sono scesi di 10 punti base. Questo ha avuto un impatto positivo sul mercato obbligazionario statunitense. È interessante notare che i rendimenti non sono stati influenzati negativamente dai dati macroeconomici deboli, ma piuttosto dall’effetto ripensamento della recente riunione del FOMC, con i rendimenti che sono stati il principale driver di movimento di mercato, mentre la macroeconomia e gli utili sono risultati secondari.
Sebbene Moderna abbia dominato la giornata sul Nasdaq 100 con un impressionante aumento del 12.9%, grazie a una perdita nel primo trimestre di 3,07 dollari per azione, inferiore al consenso di 3,58 dollari per azione, il vero protagonista del mercato è stato Howmet Aerospace, con un guadagno del 15.5% sullo S&P 500. Questo, dopo aver riportato un fatturato nel primo trimestre di 1,82 miliardi di dollari, superiore al consenso di 1,74 miliardi, e aver alzato le previsioni di fatturato per l’intero anno a 7,23-7,38 miliardi di dollari, rispetto alla precedente stima di 7,00-7,20 miliardi, battendo il consenso di 7,15 miliardi.
Tuttavia, il punto culminante della giornata è stato il notevole rapporto sugli utili di Qualcomm, che ha sostenuto l’intero settore dei semiconduttori. Nel secondo trimestre fiscale, l’azienda, nota per la produzione di chip per smartphone, ha registrato un utile di 2,44 dollari per azione su un fatturato di 9,4 miliardi di dollari. Gli analisti avevano previsto un utile di 2,32 dollari per azione su un fatturato di 9,3 miliardi di dollari. I risultati sono stati trainati soprattutto dalle vendite di Android in Cina, che sono aumentate del 40% rispetto all’anno precedente. Inoltre, Qualcomm ha confermato l’aumento del dividendo annunciato per la prima volta a marzo.
Durante la conferenza stampa, il CEO Cristiano Amon ha sottolineato che l’azienda sta sviluppando un ecosistema di intelligenza artificiale (AI) per portare applicazioni di AI generativa su smartphone, PC, automobili e altri dispositivi.
Ieri, il settore delle materie prime negli Stati Uniti ha registrato una performance negativa, chiudendo in ribasso dello 0.52%. Questo calo è stato principalmente influenzato dalla trimestrale al di sotto del consensus di Linde, il cui peso del 20% nell’ETF XLB ha contribuito per oltre la metà della perdita complessiva. Con una flessione del 5,20%, la quota di contributo del titolo al paniere è stata del 204%.
Nonostante la riunione della Fed sia stata l’evento principale della settimana, i riflettori saranno ora puntati sul mercato del lavoro, con il rapporto sull’occupazione di aprile atteso per oggi. Con i tassi in aumento nell’ultimo mese e l’incertezza riguardo alla possibilità di tagli da parte della Fed a breve termine, data l’andamento non collaborativo dell’inflazione finora quest’anno, gli investitori hanno reagito con una certa cautela. Tuttavia, il mercato azionario ha mostrato una resilienza relativa, mantenendosi solo al 3,62% al di sotto del suo massimo storico, probabilmente grazie alla robustezza continua dell’economia che ha reso i tassi più alti relativamente più attraenti. Ora, l’attenzione si sposta sui nuovi dati del mercato del lavoro, poiché forniscono indicazioni cruciali sulla resilienza della spesa al consumo e del PIL complessivo. Le aspettative di consenso suggeriscono circa 238.000 nuovi posti di lavoro e un tasso di disoccupazione stabile per il mese. Dal rapporto di aprile dell’anno scorso, pubblicato il 5 maggio, i dati hanno superato le aspettative in nove occasioni su dodici, equivalente a una frequenza di tre volte su quattro. Tuttavia, un elemento di particolare interesse sarà il trend della crescita salariale, in quanto i mercati guarderanno con attenzione se la crescita occupazionale si mantiene mentre i salari convergono verso un punto ottimale che bilanci il sostegno alla spesa con la mitigazione delle pressioni inflazionistiche.
Ieri, l’attenzione era concentrata sulle trimestrali di Apple, annunciate a mercati chiusi. Nonostante un calo annuo dei ricavi del 4% e degli utili del 2%, il titolo sta guadagnando il 6% nel trading after hour, superando le aspettative. Al pari di Tesla, anche Apple ha mostrato un rallentamento nella crescita di ricavi e utili, spostando l’attenzione sul gruppo delle “Magnifiche 5”, in attesa dei risultati di Nvidia. Ad oggi, Amazon guida l’aumento degli utili con un impressionante +229%, seguita da Meta con +117%, Alphabet con +57%, Microsoft con +20%, mentre Apple registra un -2% e Tesla un -55%. Le aspettative erano che cinque delle sette aziende del gruppo “Magnifiche 7” avrebbero avuto un impatto significativo sulla crescita degli utili anno su anno dell’S&P 500 nel primo trimestre del 2024. Queste aziende, elencate in ordine dal contributo maggiore al minore, sono Nvidia, Amazon.com, Meta Platforms, Alphabet e Microsoft. Finora, le aspettative sono state soddisfatte.
Durante la call sui risultati del secondo trimestre fiscale 2024 di Apple, il CEO Tim Cook e il CFO Luca Maestri hanno presentato una panoramica robusta delle performance finanziarie e strategiche dell’azienda, nonostante alcune sfide nei ricavi dei prodotti. Apple ha registrato ricavi per $90,8 miliardi, con un leggero calo rispetto all’anno precedente, ma ha evidenziato una crescita significativa nel settore dei servizi, che ha raggiunto un record di $23,9 miliardi. Questo incremento del 14% rispetto all’anno precedente dimostra la resilienza e la crescente importanza del segmento dei servizi nel portafoglio di Apple.
Il settore dei prodotti ha visto variazioni miste nei ricavi: le vendite di iPhone sono scese del 10% a $46 miliardi, principalmente a causa di difficili confronti annuali legati a interruzioni della catena di approvvigionamento dell’anno precedente. D’altra parte, il Mac ha mostrato una crescita del 4% (unico segmento dei prodotti in progresso) grazie al lancio dei nuovi modelli di MacBook Air, mentre l’iPad ha registrato una diminuzione del 17% nei ricavi, influenzata dal confronto con i forti lanci di prodotti dell’anno precedente.
Servizi che costituiscono il principale valore aggiunto di Apple, offrendo un impressionante margine lordo del 74,6%, decisamente superiore al 36,6% dei prodotti.
Uno degli aspetti più stimolanti della call è stata la discussione sulle innovazioni recenti e future di Apple, in particolare l’introduzione di Apple Vision Pro e gli investimenti in intelligenza artificiale generativa. Queste iniziative evidenziano l’ambizione di Apple di rimanere al vertice dell’innovazione tecnologica, migliorando continuamente l’integrazione tra hardware, software e servizi.
Dal punto di vista finanziario, Apple ha mostrato una solida salute, con una gestione prudente del capitale che include aumenti dei dividendi e riacquisti di azioni. Questa fiducia è riflessa anche nell’autorizzazione di ulteriori $110 miliardi per i riacquisti di azioni, segno dell’ottimismo dell’azienda verso la propria capacità di generare valore nel lungo termine.