Lunedì 11 ottobre, il petrolio è schizzato oltre la soglia degli 80 dollari per la prima volta dal 2014. Dall’inizio di settembre, il prezzo del petrolio è salito di oltre il 15%. Vari fattori hanno contribuito a questa scalata.
Domanda di gas naturale
La domanda di gas naturale è cresciuta in tutto il mondo e i prezzi sono aumentati in modo esponenziale, soprattutto nell’Europa settentrionale, motivo per cui i consumatori cercano sostituti più economici come il petrolio. Una tale transizione non farebbe che aggravare l’attuale carenza di offerta nel mercato petrolifero. La compagnia petrolifera saudita Aramco stima che la penuria di gas naturale abbia generato un incremento della domanda pari a circa 500.000 barili di petrolio al giorno. Altre stime suggeriscono che tale aumento potrebbe raggiungere i due milioni di barili al giorno.
Nonostante l’impennata della domanda di petrolio, i produttori del gruppo OPEC+ hanno deciso di non aumentare le forniture di petrolio e continueranno, come previsto inizialmente, ad aggiungere solo 400.000 barili al giorno a novembre. Fra i Paesi OPEC+, alcuni ritengono che un’altra ondata della pandemia di coronavirus potrebbe causare un calo della domanda di petrolio e quindi non ritengono prudente aumentare la produzione.
Uragani, svalutazione del dollaro e apertura delle economie
Fra i fattori che contribuiscono all’aumento dei prezzi delle materie prime c’è anche l’indebolimento del dollaro USA. I prezzi del petrolio salgono anche perché le economie riaprono e la ripresa accelera. Alcuni credono che non ci saranno altre chiusure dovute al coronavirus e che l’ultima ondata significativa della pandemia sia stata quella provocata dalla variante Delta.
A settembre ci sono state anche delle interruzioni nella catena di fornitura negli Stati Uniti meridionali a causa dell’uragano Ida, dove sono state chiuse diverse raffinerie negli Stati che si affacciano sul Golfo del Messico.
Quanto potrebbero salire i prezzi
Secondo quanto ipotizzato da un analista di JP Morgan, il petrolio potrebbe scambiare tra i $130–$150 e l’economia sarebbe in grado di far fronte alla situazione. Altri analisti temono l’iperinflazione, dovuta all’eccessiva spesa del governo USA e prevedono che il petrolio potrebbe raggiungere i $180 entro la fine del 2022. Altri ancora, tuttavia, esprimono un giudizio ribassista del mercato petrolifero e non credono che l’attuale prezzo del petrolio a $80 sia giustificato.
Opportunità di Investimento
Anche se i consumatori devono fare i conti con il caro-energia, gli investitori cercheranno di sfruttare un mercato che sembra muoversi solo al rialzo. Gli investitori potrebbero cercare di ottenere esposizione alle società produttrici di petrolio o che fanno parte delle catena di fornitura.
eToro, che crede nella diversità e nel trading tematico, ha creato il Smart Portfolio OilWorldWide, che comprende asset diversificati, fra cui i titoli delle principali società legate al petrolio, ETF petroliferi e derivati che dipendono direttamente dai prezzi del petrolio. E comunque gli investitori continueranno a seguire da vicino l’attuale crisi energetica e le opportunità che presenta.