Il 2021 è stato l’anno delle IPO?

Prima ancora di concludersi, il 2021 sta per passare alla storia del mercato azionario come l’anno da battere per numero di nuove quotazioni in borsa. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Quando i mercati finanziari hanno chiuso il terzo trimestre e inaugurato il quarto e ultimo del 2021, era già chiaro che si è trattato di un anno eccezionale per le offerte pubbliche iniziali, le cosiddette IPO. Altre ancora sono previste prima del 31 dicembre, cosicché il numero di società che si quotano è sulla buona strada per superare il record dell’anno scorso, segnando il più grande boom di IPO degli ultimi decenni.

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Cavalcare l’onda delle IPO

Aziende di ogni settore, dal tecnologico (UiPath) al sanitario (Clover Health) all’e-commerce (Coupang) ai videogiochi (Playtika), e perfino i siti di incontri (Bumble), hanno tratto vantaggio dai recenti nuovi massimi del mercato azionario, nonché dalla tendenza crescente degli investitori al dettaglio di investire nelle loro società predilette. Il tempismo era giusto, e lo slancio del mercato non accenna a rallentare con l’avvicinarsi del 2022.

Come funziona un’IPO?

Un’offerta pubblica iniziale è la prima messa a disposizione di azioni per l’acquisto da parte di una società privata a favore del pubblico presso borse valori pubblicamente accessibili, come il New York Stock Exchange (NYSE) o il Nasdaq. In altre parole, una società che fino a quel momento era di proprietà privata diventa oggetto di pubblico scambio, un’operazione comunemente nota come “quotazione in borsa”. La preparazione per questa mossa può richiedere parecchio tempo: occorre depositare la documentazione presso la Securities and Exchange Commission (SEC) o altri enti di regolamentazione, incontrare i potenziali investitori e definire un prezzo iniziale per l’offerta.

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Perché le società si quotano in borsa?

Prima di quotarsi in borsa, una società ha generalmente un numero ridotto di azionisti. Questi includerebbero i fondatori e probabilmente un numero limitato di investitori o venture capitalist. Ma durante un’IPO, il numero degli azionisti aumenta notevolmente quando la società apre le sue azioni alla vendita al pubblico. Praticamente chiunque può acquistare azioni in una borsa valori pubblica tramite un broker autorizzato. Per quanto ciò possa comportare in certa misura la rinuncia al controllo esclusivo sulla società da parte dei proprietari, un’IPO è in ogni caso una proposta molto allettante per numerose ragioni:

  • raccolta di capitali: l’offerta di azioni sui mercati accessibili al pubblico è un modo molto efficace per le società di raccogliere fondi. Secondo Dealogic, 2.044 nuove quotazioni hanno raccolto circa 468$ miliardi da inizio anno a livello globale, superando il record stabilito nel 2020, quando 1.656 quotazioni raccolsero circa 358$ miliardi. I fondi necessari alla società per espandere l’attività, finanziare la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti o magari pagare i debiti potrebbero essere reperiti tramite un’IPO di successo.
  • maggiore esposizione pubblica: le IPO possono essere opportunità fantastiche per le pubbliche relazioni. L’evento tanto atteso è segnato nel calendario del mercato azionario e crea notevole risonanza tra gli investitori. L’attenzione del pubblico e della stampa che accompagna un’IPO proietta la società sotto i riflettori, espandendo la sua capacità di raggiungere nuovi clienti.
  • credibilità: le società che decidono di quotarsi ricevono non solo grande attenzione, ma anche credibilità. È risaputo che, durante il processo di offerta pubblica iniziale, una società deve essere sottoposta a controlli severi per garantire il rispetto dei rigorosi standard di presentazione della domanda. Controlli che tendono a generare una maggiore fiducia da parte del pubblico, conferendo una certa legittimità al marchio. Agli occhi di molti, un’IPO è un traguardo importante nella storia della società, che non si è fatta “grande” fino a quando non si è quotata in borsa.
  • un mezzo di pagamento: le azioni scambiate tra membri del pubblico sono fondamentalmente una forma di valuta, dal momento che possono essere comprate e vendute in borsa al prezzo di mercato. Un aspetto che può rivelarsi utile nelle retribuzioni ai dipendenti: la capacità di offrire stock option permette a una società di attrarre talenti di alto livello, anche quando la paga base è inferiore a quella di un concorrente. Inoltre, le azioni possono essere utilizzate nell’ambito di operazioni di acquisizione, che sono una modalità molto diffusa di crescita delle società. L’acquisizione di altre società è costosa, ma una società quotata ha la possibilità di emettere azioni come pagamento piuttosto che ricorrere ai contanti.

 

L’opportunità dell’IPO

È a buon diritto che gli investitori attendono spesso con impazienza la data di una nuova IPO. Per gli investitori a lungo termine dotati di pazienza, un acquisto precoce di azioni che dia a queste il tempo di apprezzarsi può rivelarsi una strategia molto redditizia. Possiamo prendere a esempio le offerte pubbliche iniziali di due titani della tecnologia.

Google tenne la sua tanto attesa IPO nel 2004. La società aveva allora sei anni ed era già un leader nei motori di ricerca. Ciononostante, nell’ombra della bolla delle dot-com, Google finì per fissare il suo prezzo IPO a 85$ per azione, di gran lunga inferiore al target originariamente previsto tra 108$ e 135$. Ma nel primissimo giorno di negoziazioni le azioni di Google balzarono del 18%, e da allora hanno registrato un guadagno medio annuo del 24,8%.

La strada per Apple non è stata sempre in discesa, ma ha ricompensato profumatamente tutti gli investitori che hanno detenuto il titolo da quando è stato quotato in borsa nel lontano 1980. All’epoca, il Wall Street Journal descrisse l’IPO di Apple come “una delle più attese degli ultimi anni” e i suoi 4,6 milioni di azioni, al prezzo di 22$ ciascuna, andarono esauriti quasi immediatamente. Per tutto il corso degli anni ’90, invece, l’illustre produttore di computer annaspò, mentre i suoi concorrenti, incluso il gigante del software Microsoft, prosperarono. Tuttavia, come sappiamo il fondatore Steve Jobs riportò in auge Apple, il che ha reso il suo marchio innovativo un nome di uso comune e ha fatto segnare al titolo il mese scorso un massimo storico di 156,69$, oltre il 600% del prezzo originale. 

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