- Salgono le percentuali di investitori su una vasta gamma di asset class
- Gli investitori retail non cadono nell’euforia del rally di inizio 2023 e mantengono un orizzonte d’investimento a lungo termine
- L’inflazione torna in cima alle preoccupazioni degli investitori
Milano, 29 marzo 2023 – Aumenta la popolarità di una vasta gamma di asset class, più presenti all’interno dei portafogli degli investitori retail italiani. Questo quanto emerge dai risultati dell’ultimo Retail Investor Beat, sondaggio condotto su base trimestrale della piattaforma di trading e investimento eToro su un campione di 10.000 investitori retail distribuiti in 13 Paesi nel mondo, di cui 1.000 in Italia.
Dopo un 2022 scandito da una forte volatilità, gli investitori italiani hanno reagito a un inizio anno propizio per i mercati diversificando significativamente i propri portafogli, ancor di più di quanto non avessero indicato nelle loro previsioni a fine anno per il primo trimestre 2023. La percentuale di chi detiene, o intende investire nell’azionario domestico è salita dal 55% al 61%, complice un Ftse Mib in forte spolvero e maglia rosa tra i principali listini, mentre la popolarità delle azioni estere è passata dal 42% al 53%.
In crescita anche la porzione di investitori interessati all’obbligazionario domestico (passata dal 53% al 62%) e a quello globale (dal 41% al 46%). Trend meno tonico per le materie prime, con la percentuale di investitori italiani che vi investono, o intendono investirvi, che passa dal 41% del quarto trimestre 2022 al 45% di marzo 2023. Perdono popolarità gli investimenti alternativi, passati dal 41% di investitori italiani che progettavano di investirci al 34%. In calo anche il contante, sceso di 9 punti percentuali, dal 48% al 39%.
Gabriel Debach, market analyst di eToro, commenta: “Non è mai stato così facile e conveniente per gli investitori approfittare della diversificazione e delle opportunità di investimento nel resto del mondo, ad esempio con un maggior numero di ETF e di negoziazioni senza commissioni. Quest’ultimo sondaggio mostra anche un aumento significativo degli investitori che detengono obbligazioni internazionali nel loro portafoglio rispetto all’anno scorso. Questa potrebbe essere una mossa di diversificazione intelligente, visto che i rendimenti obbligazionari sono ora i più alti da oltre un decennio, dopo il drastico calo dei prezzi dello scorso anno
Investitori retail confermano un comportamento virtuoso anche in un mercato al rialzo
Nel Retail Investor Beat del quarto trimestre 2022, gli investitori retail italiani si erano dimostrati resilienti di fronte a un mercato orso, mantenendo invariato, o addirittura aumentando, l’importo destinato ai loro investimenti, nonostante i sell off abbiano messo alla prova il loro desiderio di interagire con i mercati.
I primi mesi del 2023 hanno visto mercati prevalentemente al rialzo, ma anche in questo caso gli investitori non si sono fatti prendere dall’euforia. I dati del sondaggio eToro mostrano, infatti, che gli investitori italiani hanno mantenuto salde le loro scelte di investimento, traendo profitto dal rialzo in maniera oculata. Il 47% degli intervistati in Italia ha dichiarato di aver parzialmente ridotto le proprie allocazioni, mentre il 30% ha deciso di non movimentare il proprio portafoglio. Solo il 4% ha optato, invece, per disinvestire, a fronte di un 15% che ha asserito di aver aumentato le proprie posizioni.
L’inflazione torna in cima alle preoccupazioni degli investitori
Con la prospettiva di veder scemare le paure di una recessione, nel primo trimestre 2023 l’inflazione balza in testa alle preoccupazioni degli investitori retail italiani, che la vedono come la principale minaccia per i propri investimenti nei prossimi 3 mesi (20%). Per il 19% degli intervistati, invece, a sollevare i maggiori dubbi è lo sviluppo della situazione geopolitica, mentre l’aumento dei tassi e lo stato dell’economia globale si piazzano al terzo posto con il 14%. I dati rimangono pressoché invariati se proiettati sui prossimi 12 mesi, con l’inflazione a rappresentare la sfida più importante per il 19% del campione, seguita dai conflitti internazionali (18%) e dallo stato di salute dell’economia globale (17%).
C’è fiducia, al contrario, per la tenuta dell’economia domestica. Solo il 10% degli investitori italiani, infatti, ha dichiarato di temere una possibile recessione in Italia, sia nel corso del prossimo trimestre, sia in un orizzonte di 12 mesi.
Debach conclude: “Nonostante le critiche sulla scarsa educazione finanziaria degli italiani, il sondaggio rivela un quadro completamente opposto. La diversificazione rimane la strategia di protezione principale, nonostante un avvio d’anno favorevole ai mercati, con la maggiore esposizione sul listino italiano che si è dimostrata decisamente remunerativa. L’inflazione si dimostra essere la principale fonte di inquietudini tra gli investitori. E come dare loro torto, con un costo della vita che stenta a rientrare nei livelli desiderati e con le stesse Banche Centrali altamente preoccupate a riguardo.”
eToro è regolamentato in Europa dalla Cyprus Securities and Exchange Commission, autorizzato e regolamentato dalla Financial Conduct Authority nel Regno Unito e dalla Australian Securities and Investments Commission in Australia.
La presente comunicazione ha finalità esclusivamente informative ed educative e non deve essere considerata come una consulenza sugli investimenti, una raccomandazione personale o un’offerta o sollecitazione all’acquisto o alla vendita di strumenti finanziari. Questo materiale è stato preparato senza tenere conto degli obiettivi di investimento o della situazione finanziaria di un particolare destinatario e non è stato preparato in conformità con i requisiti legali e normativi per promuovere la ricerca indipendente. Qualsiasi riferimento alla performance passata o futura di uno strumento finanziario, di un indice o di un prodotto di investimento confezionato non è, e non deve essere considerato, un indicatore affidabile di risultati futuri. eToro non rilascia alcuna dichiarazione e non si assume alcuna responsabilità in merito all’accuratezza o alla completezza del contenuto di questa pubblicazione.