Trump, Bitcoin e l’onda lunga delle crypto: il punto di svolta?

L’evento di oggi potrebbe segnare un punto di svolta epocale per il mondo delle criptovalute. Donald Trump diventa il primo presidente in carica a parlare a una conferenza crypto – il DAS di Blockworks a New York – e non si tratta solo di un gesto simbolico, ma di un segnale di cambiamento strutturale.

Fino a ieri, l’approccio degli Stati Uniti verso Bitcoin è stato quantomeno contraddittorio: da una parte, l’adozione retail e istituzionale è cresciuta esponenzialmente, dall’altra i regolatori hanno mantenuto una postura ostile, tra cause legali e regolamentazioni restrittive. Oggi, però, il vento cambia. Washington ha deciso di trattenere 200.000 BTC sequestrati (circa 17 miliardi di dollari) invece di liquidarli, trasformando Bitcoin da asset speculativo a riserva strategica. Una sorta di “Fort Knox digitale”.

L’Europa, invece, si muove in direzione opposta: a giugno 2024, Berlino ha venduto i suoi 50.000 BTC sequestrati, incassando 2,6 miliardi di euro. Ma la scelta di monetizzare rapidamente si è rivelata miope: ai prezzi attuali (78.750 $ per BTC), la Germania ha perso circa 1,3 miliardi di euro di valore potenziale.

Bitcoin come riserva sovrana: gli USA aprono il fronte?

Il 6 marzo 2025, il Presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che istituisce la “Strategic Bitcoin Reserve”, riconoscendo Bitcoin come un asset strategico al pari di riserve tradizionali come l’oro. La domanda è inevitabile: gli Stati Uniti stanno aprendo la strada a una nuova corsa all’oro digitale? Altre potenze economiche possono permettersi di restare a guardare?

La Cina, che in passato ha represso il mining e il trading, ora vede la Hong Kong Monetary Authority aprirsi nuovamente alle criptovalute con regolamentazioni più favorevoli.

L’Europa, con il regolamento MiCA, sta cercando di costruire un quadro normativo chiaro, ma la rigidità regolatoria potrebbe soffocare l’innovazione.

Altri Paesi emergenti, come El Salvador, già trattano Bitcoin come riserva statale, mentre il Medio Oriente e l’Asia esplorano CBDC e stablecoin regolamentate.

Se il Congresso americano dovesse approvare la proposta della senatrice Lummis per accumulare 1 milione di BTC nei prossimi 5 anni, il quadro potrebbe cambiare drasticamente. Bitcoin da fenomeno finanziario diventerebbe asset strategico globale, con implicazioni sulla politica monetaria e sulla geopolitica.

E qui sorge un paradosso: le criptovalute non erano nate per essere fuori dal controllo dei governi? Eppure, ora sono proprio gli Stati a volerle nelle loro riserve. Ma la logica è la stessa che ha reso l’oro una riserva globale: non perché luccica, ma perché il mercato lo ha riconosciuto come bene di valore.

Crypto e regolamentazione: il paradigma cambia

Oltre a Bitcoin, il discorso di Trump potrebbe avere un impatto più ampio sul settore crypto.

Negli ultimi mesi, il presidente ha firmato un ordine esecutivo che ha:

  •         Istituito un “ministero delle crypto” per gestire la regolamentazione e la riserva strategica
  •         Diretto la revisione delle linee guida della SEC
  •         Ritirato le cause legali contro le principali società crypto

Un chiaro segnale che gli Stati Uniti stanno passando da una fase di contrasto normativo a una strategia più strutturata di integrazione. Il ritiro delle cause della SEC indica che il pugno di ferro contro il settore potrebbe allentarsi, favorendo uno sviluppo più armonico tra innovazione e regolamentazione.

Mercati in fermento: rally duraturo o euforia di breve termine?

L’euforia si scontra tuttavia con il disagio dei mercati americani, dove il sentiment rimane teso e l’avversione al rischio si riflette con forza nel comparto crypto. A complicare il quadro, una certa delusione sulla gestione della riserva strategica da parte di Donald Trump: alcuni investitori si aspettavano nuove acquisizioni, anziché la semplice conservazione delle posizioni esistenti.

Nonostante ciò, la correzione attuale non scalfisce le fondamenta del mercato. Un dato su tutti: da quando Trump ha dichiarato il suo sostegno a Bitcoin, parlando alla Bitcoin Conference di Nashville il 27 luglio 2024, la criptovaluta ha registrato un rialzo del 31%, sovraperformando nettamente il +11% dell’ETF europeo VGK, il +5% dell’S&P 500 e il +6% delle Magnifiche 7. Persino l’oro, pur segnando nuovi massimi storici, si è fermato a un +28%, restando alle spalle del Bitcoin.

Bitcoin si trova in una fase di consolidamento sopra un livello chiave, con il prezzo attuale a 83.800$, al di sopra della media mobile a 200 giorni. Questo elemento rafforza l’idea che la recente correzione sia stata un semplice ritracciamento piuttosto che l’inizio di una fase ribassista più ampia.

Il supporto a $82 mila si conferma un riferimento fondamentale per il mercato: la sua tenuta potrebbe consolidare il trend rialzista, mentre una rottura al ribasso aprirebbe la strada a un test più profondo verso $72 mila, livello che coincide con il ritracciamento del 61,8% di Fibonacci, spesso osservato dagli operatori in fasi di accumulazione. Sul fronte delle resistenze, i primi ostacoli si fanno sentire già in area $85mila, mentre un breakout sopra $92mila  potrebbe riattivare la spinta rialzista con target sui massimi recenti.

L’RSI riflette bene l’incertezza del mercato: dopo aver segnalato una divergenza ribassista nei mesi scorsi, ora si muove intorno a 46.61, territorio neutrale ma ancora lontano da indicare una ripresa della forza dei compratori. Solo un ritorno sopra i 50 punti potrebbe dare il via a un nuovo impulso rialzista. Anche le medie mobili evidenziano un rallentamento nel breve termine, sebbene la posizione di Bitcoin sopra la 200 giorni sia un segnale di forza per il medio-lungo periodo. L’Alligator Indicator suggerisce una fase di stallo, spesso preludio a un movimento più deciso, mentre le Bollinger Bands, attualmente compresse, indicano una riduzione della volatilità che potrebbe anticipare un breakout nei prossimi giorni.

A sostenere il mercato interviene la domanda istituzionale, con i flussi netti sugli ETF Bitcoin che sono tornati a crescere, secondo i dati di Coinglass. Questo recupero potrebbe costituire un fattore di supporto aggiuntivo, segnalando che gli operatori di medio-lungo periodo stanno tornando ad accumulare posizioni. Se questa tendenza dovesse rafforzarsi, le probabilità di un break rialzista aumenterebbero sensibilmente, specie in presenza di una difesa solida dei livelli di supporto chiave e di un ritorno alla propensione al rischio dei mercati.