Come ieri riportato è difficile immaginare come la nuova preoccupazione del mercato possa ritornare ad essere focalizzata sul Covid-19. Soprattutto alla luce delle recenti paure per una prossima recessione (leggera o meno che sia). L’apertura cinese ha certamente creato timori su nuovi contagi, ma il rovescio della medaglia è senza dubbio più rilevante (in ambito economico), con il venir meno delle apprensioni, che hanno spesso accompagnato di recente gli investitori, sui vari blocchi alla produzione (ne sanno bene qualcosa Apple e Tesla, per citare i nomi maggiormente conosciuti).
Ieri la paura è sembrata svanire, soprattutto alla luce di dati macroeconomici positivi, o meglio negativi da un punto di vista economico, ma positivi per le aspettative sulla Fed. In particolare, il mercato del lavoro ha, nella sua lettura settimanale, evidenziato richieste di disoccupazione iniziali settimanali negli Stati Uniti in crescita di 9.000 unità a 225.000, in linea con le aspettative. Tuttavia, le richieste di disoccupazione continue sono aumentate di +41.000 unità, raggiungendo un massimo di oltre 10 mesi a 1,71 milioni, ostentando un mercato del lavoro più debole rispetto alle aspettative.
Ad assistere l’umore negli acquisti nella seduta di giovedì ci hanno pensato anche le banche di investimento. Tesla è cresciuta di oltre l’8% a seguito del confermato giudizio di overweight da parte di Morgan Stanley, così come Netflix è salita di oltre il +5% dopo che CFRA ha aggiornato il titolo a buy da sell. A tutto questo si aggiunge il calo sui rendimenti dei Treasury a dieci anni che ha sostenuto i titoli growth.
Il 2022 porta che se un nuovo record, ovvero il primo nella storia del sentiment americano AAII (American Association of Individual Investors) in cui il sentiment rialzista è stato inferiore alla sua media storica in ogni settimana dell’anno.
Situazione che ha inoltre evidenziato un interessante divergenza tra le sensazioni degli investitori individuali e il loro effettivo posizionamento. Il grafico sottostante evidenzia (linea blu) il bull-bear spread dell’AAII Sentiment Survey. Lettura che ha censito l’anno più ribassista nella sua storia, con il bull-bear spread che ha trascorso un record di 39 settimane consecutive in territorio negativo. Un sentimento estremamente ribassista avrebbe dovuto essere rialzista, tuttavia quest’anno l’AAII Sentiment non è riuscito a fungere da indicatore contrarian. Sebbene gli investitori possano dirsi ribassisti, quest’anno non hanno praticamente ridotto la loro esposizione sul mercato azionario, con l’esposizione azionaria (linea nera) scesa dal 70% al 62%, una percentuale ancora elevata all’interno del suo range storico e ben al di sopra dei livelli in cui i precedenti mercati ribassisti hanno toccato il fondo. Un po’ a valore rimarcare la differenza tra il dire e fare.
Intanto ieri in Italia è stata approvata al Senato la Manovra, con il provvedimento che diventa legge e in vigore già dal 1° gennaio 2023. Durante la conferenza stampa del Primo Ministro Giorgia Meloni, interessante risposta contro la Bce, a seguito di una diretta domanda: “la Banca centrale europea ha un’autonomia che rispettiamo ma per come la vedo io nella situazione attuale sarebbe meglio evitare scelte peggiorative e soprattutto sarebbe utile gestire bene la comunicazione sulle scelte che si fanno… Altrimenti si rischia di generare fluttuazioni sui mercati che vanificano il lavoro che i governi fanno quotidianamente”. In ogni caso, ha proseguito il Primo Ministro, “sul tema dell’aumento dei tassi ci siamo messi in sicurezza in manovra con maggiori oneri sul debito, insomma avevamo tamponato la situazione”. Parole che portano nuovamente alla ribalta quello scollamento tra politica dei governi e della Banca Centrale, ognuna pronta a sostenere la propria lotta contro un nemico che si chiama inflazione per la BCE e aiuto ad imprese e famiglie per il governo. Per rendere tuttavia incisiva la politica sarebbe utile una maggiore coesione, con i mercati che altrimenti si trovano privi di una forward guidance e nel mezzo di inutili diatribe politiche. Mercati che tuttavia hanno risposto senza timori alle parole della Meloni, apprezzandone il contenuto, con lo spread e i rendimenti dei titoli di Stato in calo durante la conferenza stampa. Una promozione importante da parte dei mercati.
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