leftCon alcune delle principali piazze finanziarie ieri chiuse, tra cui Wall Street, la prima seduta di negoziazione dell’anno è iniziata con una positiva propensione al rischio.left
leftLetture di ieri sui PMI manifatturieri europei (UE, Italia, Spagna, Francia e Germania) che hanno tutte evidenziato quella lenta ripresa, sebbene ancora in territorio di contrazione. La Spagna registra il valore più basso, con un PMI manifatturiero per dicembre a 46,4, l’Italia si ferma ad un 48,5, come da attese, mentre la Germania cresce al 47,1, sebbene al di sotto delle aspettative poste al 47,4. Bene soprattutto la Francia, vera nuova locomotiva europea, con un PMI al 49,2 (rispetto ad attese del 48,9).left
leftOggi, nonostante la riapertura di Wall Street, l’attenzione si concentrerà sui dati sull’inflazione tedesca di dicembre. Lettura che dovrebbe assestarsi sulla singola cifra, dal passato 10% all’atteso 9,1%, soprattutto grazie il calo dei prezzi energetici e al supporto del governo sul fronte delle bollette elettriche. Sebbene questo possa rappresentare un aspetto positivo sulle attese per la BCE, un’eventuale lettura che dovesse porre solamente l’accento sulle minori pressioni energetiche potrebbe non essere sufficiente a far rilassare i membri dell’Euro Tower.left
leftTesla nuovamente protagonista. Ieri sono state diffuse le pubblicazioni delle consegne per il quarto trimestre, le quali si sono attestate a 405.278 rispetto alle stime di 420.760. La società di Elon Musk chiude quindi il 2022 con un totale di 1.313.851 spedizioni, ovvero in crescita del 40% dai valori del 2021. Crescita che risulta essere tuttavia ben inferiore rispetto a quanto annunciato, durante le pubblicazioni degli utili per il terzo trimestre, con la società che riportava consegne stimate per il 2022 di poco inferiore al 50%.left
leftIntanto la giornata si apre con una preoccupazione sul fronte italiano da parte del Financial Times. Dopo l’aver riportato ad agosto la corsa degli Hedge Fund contro l’Italia, con valori pari a quelli del 2008, oggi viene ad essere rimarcato come nove economisti su 10 in un sondaggio FT hanno identificato l’Italia come il paese della zona euro “più a rischio di una svendita non correlata nei suoi mercati dei titoli di Stato”. Con un debito pubblico del circa il 145 per cento del prodotto interno lordo e con un deficit atteso per il prossimo anno al 4,5% del PIL, Roma resta nuovamente vista come l’anello debole dell’Unione. Articolo che al momento non sembra aver generato movimenti sui mercati, con lo spread tra il BTP e Bund tedesco che scambia oggi in calo dello 0,61%, a circa 213 punti base, e con lo spread tra il decennale italiano e l’omologo greco nuovamente in territorio positivo, dopo la decisa salita di ieri. Preoccupazioni che rischiano tuttavia di restare in essere per tutto l’intero percorso di rialzi della BCE.left
leftIntanto sarà interessante monitorare l’evoluzione del settore bancario italiano, più sensibile ai movimenti dello spread, con Unicredit che scambia in prossimità della sua resistenza a circa 13,5 euro, sui massimi di novembre. left
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