Mentre i mercati europei affrontano un periodo di significativa incertezza politica ed economica, riflesso dall’aumento marcato degli spread obbligazionari, in particolare tra gli Oat francesi e i Bund tedeschi—che hanno visto un incremento del 13% in una sola giornata e del 47% nelle ultime quattro sedute, ovvero scambiando attualmente al livello più alto dal 2017 —gli indici statunitensi hanno dimostrato una notevole resilienza. Queste incertezze sono derivate in parte dalle recenti elezioni europee del 6 giugno, che hanno messo sotto pressione il settore bancario europeo, fondamentale per i mercati del continente. Aggiungendo complessità al contesto europeo, l’introduzione di nuovi dazi sui veicoli elettrici cinesi ha avuto ripercussioni negative sui titoli del settore automobilistico europeo, un altro pilastro dei listini del continente.
Al contrario, negli Stati Uniti, lo S&P 500 e Nasdaq hanno continuato la corsa al rialzo, aggiornando nuovi massimi per la quarta sessione consecutiva grazie ad un rally robusto nel settore tecnologico. Tuttavia, è importante notare che, mentre l’S&P 500 ha ieri chiuso in progresso, l’indice S&P 500 equal weight ha ieri chiuso in calo, riflettendo una performance meno uniforme. Finora quest’anno, l’S&P 500 ha guadagnato il 13,9%, mentre l’equivalente europeo Stoxx 600 si è limitato a una crescita del 7,9%, sottolineando una divergenza marcata nelle performance. Il rapporto tra i due indici scambia su nuovi massimi, con un incremento del 5,75% da inizio anno.
Il FTSE MIB, indice principale della Borsa di Milano, ha subito un marcato calo ieri, perdendo il 2,18% e chiudendo a 33.609 punti, toccando il minimo degli ultimi due mesi. Questa flessione si è verificata in un contesto di generale debolezza nei mercati europei, con i settori bancario e automobilistico particolarmente penalizzati. Nonostante questo, è importante sottolineare che il settore bancario italiano ha mostrato una notevole resilienza a lungo termine. Infatti, le cosiddette Magnifiche 7 Banche Italiane — Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco BPM, Mediobanca, Bper, Banca Mediolanum e Monte dei Paschi — hanno quasi raddoppiato la performance delle originali Magnifiche 7 americane dall’inizio dell’anno.
Questo trend di robusta crescita per le banche italiane non è una novità del 2024, ma prosegue da tutto il 2022, dimostrando che, nonostante l’attenzione mediatica spesso concentrata sulle tecnologie avanzate e l’intelligenza artificiale, il settore bancario italiano ha saputo offrire risultati sorprendentemente positivi.
Certamente i venti contrari sono presenti e correzioni giustificate, tuttavia con una BCE pronta a posizionare nuovamente il piede sul pedale del freno su nuovi tagli dei tassi nell’anno, in linea con le aspettative della stessa Fed, il settore potrebbe trovare ancora benzina per correre.
I titoli azionari globali sono scesi ieri, trascinati da un significativo movimento al ribasso in Europa guidato dalle banche, mentre il settore tecnologico statunitense ha chiuso in rialzo. Si tratta di un mondo molto diviso, non guidato da fattori macro ma alimentato dalle imminenti elezioni francesi, con i sondaggi che indicano una sostanziale vittoria di Marine Le Pen e del Rassemblement National. Dall’altra parte dell’Atlantico, gli investitori sembrano ignorare in gran parte la crisi europea e il settore tecnologico continua a salire.
L’inflazione ha dominato nuovamente le discussioni negli Stati Uniti, evidenziando una sorprendente diminuzione nell’indice dei prezzi alla produzione (PPI) di maggio, suggerendo un rallentamento dei costi a livello di produzione. Questo dato, insieme a una lettura positiva dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) di maggio, sta alimentando le speculazioni su un possibile allentamento della politica monetaria da parte della Federal Reserve entro l’anno. Questo scenario è ulteriormente rafforzato dall’inaspettato aumento delle richieste settimanali di disoccupazione, che hanno raggiunto un picco quasi decennale, segnalando potenziali crepe nella robustezza del mercato del lavoro.
Il settore tecnologico continua a brillare, spinto dall’entusiasmo per le innovazioni in intelligenza artificiale. Ieri, Broadcom ha evidenziato un’impressionante crescita, guadagnando circa 88 miliardi di dollari in una sola seduta, con un rialzo giornaliero del 12%, grazie al rinnovato interesse per l’IA, sulla scia dei recenti rialzi osservati anche su Apple e Oracle. Questa tendenza, unita a tassi di interesse contenuti, alimenta ulteriormente le prospettive di crescita del settore.
Parallelamente, anche i settori immobiliare, beni di consumo di prima necessità e servizi pubblici si sono distinti ieri tra i migliori performer di giornata, contrastando la performance più moderata delle small cap e del comparto industriale. Quest’ultimi hanno risentito dei recenti dati sulla deflazione dei prezzi alla produzione unitamente alle maggiori richieste di sussidio di disoccupazione, numeri che alimentano preoccupazioni su una possibile decelerazione economica.
Nel frattempo, a livello societario, Apple ha riguadagnato il titolo di azienda con la maggiore capitalizzazione di mercato al mondo, chiudendo ieri al di sopra di Microsoft. L’ultima volta che la Mela morsicata aveva occupato questa posizione era il 24 gennaio, prima di cederla a Microsoft. Nonostante un avvio d’anno difficile, con una perdita del 14% del valore azionario fino a metà aprile, le azioni di Apple hanno recuperato notevolmente, segnando un incremento dell’11.57% (fino al 10 giugno erano ferme al +0.57%). Questo risultato, sebbene inferiore al 17.86% registrato da Microsoft e lontano dal 161.8% di Nvidia, è stato sufficiente per riportare temporaneamente Apple in cima alla classifica delle aziende più capitalizzate al mondo.