Tech in recupero, rotazione settoriale al capolinea?

Dopo settimane di prezzi compressi in un trading range, nella giornata di ieri gli operatori hanno iniziato a digerire le parole di Jerome Powell e i mercati si sono mossi con un minimo di direzionalità, andando a fornire alcune iniziali indicazioni di quanto potremmo osservare il futuro. I movimenti più rilevanti ieri si sono registrati sul dollaro e sul comparto growth, con il Nasdaq che è andato in queste ore ad aggiornare nuovi massimi storici, sopra area 14.000 punti. 

Sul primo fronte, sicuramente ha impattato la revisione del dot-plot da parte dei membri del FOMC, con le aspettative di un aumento dei tassi d’interesse nel 2023 che si è riflesso sui rendimenti dei Treasuries USA e su un generalizzato apprezzamento del biglietto verde, dopo mesi di costante svalutazione rispetto ai principali cross valutari. In particolare, il Dollaro si è mosso a rialzo rispetto alla Sterlina e al Dollaro Canadese. La ripresa del dollaro ha influito anche sui rendimenti dei titoli di stato ma, ad oggi, siamo nel quadro di una reazione che si può definire prettamente tecnica e che in alcun modo non riflette tempistiche certe circa il processo di tapering. 

Sul fronte della correlazione con materie prime e mercato azionario, le prime hanno certamente risentito del salita del biglietto verde, come sempre accade in questi casi, archiviando una seduta in flessione. Sul fronte azionario, ieri abbiamo assistito ad un minimo di ribilanciamento tra comparto value e comparto growth sull’azionario, con il Nasdaq che ha registrato un importante rialzo, a scapito del comparto value, con i titoli bancari, minerari ed energetici tra i più venduti.  Su tutte, molto bene Apple, Microsoft, Facebook e Google, con rialzi decisi sopra il punto percentuale ed un quadro tecnico in chiaro miglioramento.

Sul piano macroeconomico giova sottolineare come il dato annuale di ieri sull’inflazione evidenzia una sostanziale mancanza di pressione inflazionistica reale nel continente e, se restringiamo l’attenzione sui dati mensili, la pressione sui prezzi si è rivelata ancor più debole. 

Continueremo ad osservare la dinamica che interessa i rendimenti dei Treasuries USA e del dollaro ma, ad oggi, è difficile considerare la posizione come in qualche misura “hawkish”, soprattutto alla luce dell’ottima reazione del Nasdaq che, come noto per il comparto growth, risente positivamente di un outlook accomodante sul fronte della politica monetaria.  

TECHNICALS IN FOCUS

AUDUSD

Interessante movimento dell’USD, che ieri è andato a rompere con forza alcuni supporti rispetto a diversi cross, tra cui anche il dollaro australiano. Dopo la lunga fase di consolidamento sui massimi, ieri AUDUSD ha rotto a ribasso area 0.7550 ed ora punta ad area 0.7380 come primo supporto, livello che se rotto proietterebbe il cross rapidamente in area 0.70, dove passa il 61.8% di Fibonacci del rally che parte dai minimi di Aprile 2020. La debolezza attuale sembra destinata a permanere e solo un ritorno sopra area 0.79 riporterebbe il cross nell’uptrend degli ultimi dodici mesi.

JMIA

Jumia è andato incontro ad una progressiva fase di distribuzione dei prezzi, partendo dai massimi di Marzo di quest’anno. Alla formazione di minimi crescenti si sono tuttavia associati minimi crescenti di RSI, a conferma di una dissiparsi della pressione ribassista. Il primo segnale di inversione è avvenuto con la rottura a rialzo di area $30, livello su cui il titolo è subito tornato.  $24 rappresenta il livello chiave per la tenuta del rimbalzo attuale ma i target a rialzo sono molto ambiziosi con area $40 e $50 in focus. La pressione rialzista ancora non è particolarmente intensa ed il titolo potrebbe ancora lateralizzare, ma i segnali di bottoming dei prezzi sono chiari e in termini di rapporto rischio rendimento, il titolo offre un upside molto interessante. 

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