Mercati azionari prevalentemente in contrazione nella settimana trascorsa. In America lo S&P 500 registra la peggiore perdita settimanale in quasi due mesi, il Nasdaq 100 la prima settimana in negativo da inizio anno mentre il Dow Jones porta a due le settimane consecutive in contrazione. Leggermente migliore l’Europa, con lo Stoxx 600 in flessione dello 0,63% mentre si muove controcorrente il FTSE MIB, grazie soprattutto ad ottime trimestrali, continuando a trainare il rally di inizio anno nei principali listini mondiali con uno straordinario +15%.
A spingere al ribasso l’eccessivo ottimismo dei mercati, arrivato sui massimi dell’ultimo anno, le maggiori preoccupazioni giunte dalla Federal Reserve. Mercati che iniziano, dopo aver originariamente scommesso contro, a riallinearsi sui piani di rialzi della banca centrale americana. Tassi che quindi vengono ora ad essere visti al 5,25% (grazie a due ulteriori consecutivi innalzi di 25 punti base) ma che trovano ancora divergenza sul possibile primo taglio a dicembre.
Forse ancora più preoccupante per gli investitori sono state le notizie pervenute dalle stesse società, con la stagione degli utili un po’ sottotono, dato che il numero di aziende che battono le stime di Wall Street è in ritardo rispetto alla media storica. Ad oggi, circa il 70% delle società dello S&P 500 ha divulgato i dati sugli utili del quarto trimestre, con una percentuale di sorprese positive pari al 70%, inferiore alla media quinquennale del 77%. Per il periodo in esame si prevede un calo degli utili del 5,0% rispetto all’anno precedente, riportando il primo trimestre negativo dal 2020.Le previsioni per i trimestri successivi sono meno ottimistiche: ci si attende una crescita negativa del -5,1% nel primo trimestre del 2023, seguita da una contrazione del -3,3% nel secondo trimestre. Queste stime lasciano presagire tre trimestri in cui gli utili risentiranno di una tendenza ribassista, portando ad un’aspettativa di crescita complessiva dell’anno pari al +2,4%.
L’inflazione, la cui pubblicazione è attesa per la settimana, sarà un elemento chiave quando si confrontano le previsioni degli utili. Nei mesi precedenti, le previsioni sugli utili sono state tagliate di circa il 4%, ma le previsioni sulle vendite non sono cambiate. Il deterioramento delle stime sugli utili è quindi principalmente un problema di costi. Se si ritiene che l’inflazione stia scendendo più rapidamente del previsto, è probabile che Wall Street stia sottovalutando gli utili. Una diminuzione dell’inflazione può portare a un miglioramento delle previsioni di utili, anche se la domanda rimane debole. Inoltre, una diminuzione dell’inflazione può avere un impatto positivo sui prezzi delle azioni e sui flussi di cassa, consentendo agli investitori di trarre maggiori benefici dall’acquisto di titoli.
Parallelamente, quest’anno il valore delle azioni è aumentato, portando il rapporto P/E forward dell’S&P 500 al 18x, superiore al 16,7x del 31 dicembre scorso. Di conseguenza, i mercati si trovano di fronte all’incognita di una possibile fine al ribasso nelle revisioni degli utili, che potrebbe offrire una base più solida ai titoli azionari.
Nel frattempo, i rendimenti del titolo di riferimento del Tesoro americano a 10 anni sono saliti ai massimi da oltre un mese al 3,74%. Situazione che si è acutizzata da un’asta di giovedì dei titoli trentennali che ha registrato una debole domanda.
Questa settimana sarà dominata dal tema dell’inflazione e dei tassi di interesse con la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo (martedì 14) e alla produzione (giovedì 16). Si prevede che la lettura sull’inflazione al consumo in gennaio possa mostrare un aumento del 0,4% mensile, con il valore annuale atteso comunque in calo al +6,2% dal +6,5% a dicembre. L’inflazione Core è attesa in crescita dello 0,4% rispetto al mese precedente, portando il tasso annuale al 5,5% (dal precedente 5,7%) è continuando quel processo disinflazionistico che, come un canto delle sirene, ammalia gli investitori. Contemporaneamente, gli economisti prevedono un rimbalzo nei prezzi alla produzione dello 0,4% su base mensile a gennaio, con un tasso annuo del 5,4%. Inoltre, le vendite al dettaglio, attese per mercoledì 15, avranno uno spazio centrale con le previsioni che indicano un aumento dello 0,9% su base mensile dopo due periodi consecutivi di calo. Dopo i diversi commenti, considerati più falco da parte di diversi funzionari della Fed, le importanti letture macroeconomiche saranno accompagnate da un’ampia agenda di relatori Fed: Logan, Harker e William martedì; Bullard e Cook giovedì e Mester, Barkin venerdì.
Anche oltreoceano la settimana vede un’agenda piena di impegni. In Europa, la settimana si apre con la Commissione Europea che pubblicherà le proprie previsioni economiche. Dato importante alla luce delle revisioni al rialzo da parte del FMI. Martedì saranno pubblicate le stime secondarie sulla crescita del Pil europeo i quali dovrebbero confermare una crescita nell’ultimo trimestre dello 0,1% mentre giovedì la BCE pubblicherà il suo bollettino economico. Meeting ECOFIN atteso inoltre per martedì.
Nel Regno Unito, gli investitori attendono relazioni chiave sull’occupazione (martedì), l’inflazione e le vendite al dettaglio (mercoledi). Si prevede che i prezzi al consumo diminuiranno dello 0,4% rispetto al mese precedente per la prima volta in un anno, spingendo l’inflazione annuale al minimo di 4 mesi del 10,2%. Nel frattempo, le attese sono per un tasso di disoccupazione invariato nel Q4, mentre le vendite al dettaglio dovrebbero segnare un terzo calo consecutivo nel mese di gennaio.
Sul fronte societario nella settimana sono attese 61 società dell’S&P 500 (tra cui due componenti del Dow 30) riportare i risultati del quarto trimestre. Tra questi spiccano i nomi di Coca Cola, Cisco Systems, Marriot, Albemarle, Vale, Applied Materials e Deere & Company, ma anche nomi come Palantir, TripAdvisor e Roblox, per citarne alcuni.
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