Sfide e Opportunità: Dalla Battaglia Legale delle Big Tech alla Prova dell’Inflazione USA

Nonostante ieri le giganti del panorama finanziario, le Magnifiche Sette (Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Meta Platforms e Tesla), abbiano fatto sentire il peso della loro caduta, trascinando con sé un’impressionante somma di circa 155 miliardi di dollari, pari a quasi un terzo del Pil italiano, il panorama borsistico americano è riuscito a sfoggiare una resistenza sorprendente. È come se, nonostante la pioggia di perdite dalle sette icone, il mercato avesse indossato un impermeabile e marciato imperturbabile verso il verde. Questa divergenza, un fenomeno che si fa sempre più frequente, si è manifestata con particolare intensità negli ultimi mesi. Da novembre, ben sette sessioni su 28 hanno visto lo S&P 500 chiudere in territorio positivo, nonostante le Magnifiche Sette avessero subito contrazioni. Solo in due occasioni, quella del 8 e del 27 novembre, abbiamo assistito a un’inversione di ruoli, con le Magnifiche 7 in crescita ma incapaci di sollevare l’intero indice.

La performance di ieri è stata incoraggiante, con 10 dei 11 settori in territorio positivo. Un’affermazione di forza che ha visto 53 nuove società dello S&P 500 raggiungere i massimi delle ultime 52 settimane.

Negli ultimi anni, l’attività di fusione e acquisizione ha proceduto a passo lento, schiacciata tra l’incertezza economica e l’ombra degli interessi crescenti. Tuttavia, le notizie del lunedì hanno gettato nuova luce su questo fronte, rianimando l’appetito per le grandi operazioni. L’attività di M&A ha sostenuto ieri i titoli dopo che Occidental Petroleum ha accettato di acquisire CrownRock in un accordo in contanti e azioni valutato a circa 12 miliardi di dollari.  Inoltre, Macy’s avrebbe ricevuto un’offerta di acquisto di 5,8 miliardi di dollari da Arkhouse Management e Brigade Capital Management. Anche Cigna ha chiuso ieri in rialzo di oltre il +16% dopo aver concluso le trattative per l’acquisizione di Humana e aver dichiarato di voler incrementare il programma di riacquisto di azioni proprie di altri 10 miliardi di dollari. Mentre le previsioni indicano la persistenza di tassi più elevati nel futuro prossimo, la fine del ciclo di rialzo della Federal Reserve potrebbe rivelarsi il vento giusto nelle vele delle fusioni e acquisizioni. In un contesto di tassi stabili, anziché in aumento, si delinea la prospettiva di un graduale risveglio delle operazioni. La domanda, a lungo trattenuta, diventa un potenziale propulsore per ulteriori manovre, suggerendo che gli investimenti di capitale potrebbero presto risvegliarsi, alimentati da un ambiente di tassi di interesse meno restrittivo e da segnali continui di resilienza economica nell’anno a venire.

Le grandi aziende tecnologiche americane si trovano nuovamente nel mirino degli organismi di controllo internazionali. La sconfitta legale di Google, inflitta da Epic Games, il produttore di Fortnite, minaccia di scuotere il duopolio degli app store. Questo duopolio, in particolare quello di Apple, che genera un imponente flusso di entrate annue di quasi 200 miliardi di dollari, gioca un ruolo chiave nella vita quotidiana di miliardi di consumatori, determinando il modo in cui utilizzano i loro dispositivi mobili. La sentenza della giuria di San Francisco, pronunciata lunedì, rappresenta un duro colpo per il modello di business delle due società nel settore delle app. Questo settore ha visto la prassi di addebitare commissioni fino al 30% agli sviluppatori di software, i quali spesso hanno scarse alternative. La contesa ha avuto inizio nel 2020, quando Fortnite è stato escluso dagli app store di Apple e Google Play. La causa della discordia era il tentativo dello sviluppatore del gioco di installare in segreto il proprio sistema di pagamento, cercando di eludere le commissioni del 30% che le due giganti tecnologiche applicano sugli acquisti in-app e gli abbonamenti sulle loro piattaforme. In risposta, Epic ha intentato una causa contro entrambe le società. Sebbene Apple avesse già vinto una causa simile contro Epic nel 2021, la recente decisione potrebbe ribaltare nuovamente le carte, aprendo nuovi scenari nel mondo delle app e delle commissioni ad esse associate. Attualmente, Apple registra circa il 6% del proprio fatturato grazie al servizio App Store, equivalente a circa 16 miliardi di dollari dall’inizio del 2023. D’altra parte, Google contribuisce con circa l’11% al proprio fatturato grazie ai servizi associati, sebbene questo dato includa altre voci oltre al solo Google Store.

Oggi la massima attenzione è rivolta all’inflazione negli Stati Uniti. L’indagine sulle aspettative dei consumatori condotta dalla Federal Reserve di New York ha rivelato ieri che le aspettative di inflazione annuale sono in ribasso, toccando minimi risalenti ad aprile 2021. Il recente rialzo dei mercati azionari e obbligazionari è stato alimentato dalla costante dimostrazione di moderazione nei prezzi al consumo e da un ottimismo crescente riguardo alle prospettive della politica della Federal Reserve (Fed). Entrambi saranno ora messi alla prova nei prossimi giorni, a partire dall’odierno rapporto sull’indice dei prezzi al consumo di novembre. Le aspettative indicano un leggero calo dell’inflazione complessiva al 3,1% su base annua, il che rappresenterebbe il livello più basso degli ultimi 5 mesi e il secondo più basso da marzo 2021. La misura più significativa dell’IPC core, che esclude cibo ed energia e guida le decisioni della Fed, dovrebbe rimanere stabile al 4,0%, segnando il livello più basso degli ultimi due anni. Particolare attenzione sarà rivolta alle tendenze sottostanti nei settori dei servizi e dei prezzi degli alloggi.  A seguito di questo rapporto, la Fed rilascerà mercoledì il suo ultimo annuncio sui tassi di interesse. Le aspettative prevedono una politica monetaria che mantenga stabile il tasso dei fondi federali. Tuttavia, i mercati saranno particolarmente interessati ai commenti della Fed e a eventuali indicazioni su quando potrebbero iniziare i tagli dei tassi l’anno prossimo. Vista l’eccessiva euforia dei mercati non dovrebbe stupire se il presidente della Fed, Jerome Powell, possa utilizzare la conferenza stampa di questa settimana per temperare le aspettative e ribadire l’impegno della Fed nel riportare l’inflazione al suo obiettivo di lungo termine.

 

 

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