Settimana piena: banche centrali, trimestrali e dibattito presidenziale

Si è chiusa una settimana delicata sui mercati globali: la ripresa di misure restrittive nel mondo, in relazione alla nuova ondata di casi di Covid-19, si è accompagnata al dibattito presidenziale negli Stati Uniti, con la ricerca di un accordo sul negoziato fiscale prima delle elezioni. Quella che invece inizia è particolarmente densa di eventi economici a vari livelli: dai dati macroeconomici, alle riunioni delle banche centrali e alla stagione delle trimestrali, gli operatori dovranno analizzare un quadro denso di nuove informazioni.

Le banche centrali del Canada, del Giappone e dell’eurozona potrebbero farci osservare cambiamenti alle rispettive politiche monetarie, con i timori di una ripresa sempre più difficile che potrebbe innescare un’ondata di affermazioni dovish da parte dei banchieri centrali. Nel contempo, sul fronte della crescita, la settimana porterà la prima lettura del terzo trimestre del PIL, sia per gli Stati Uniti che nella zona euro.

Sul fronte della stagione delle trimestrali, una lunga serie di big names rilascerà i propri numeri. Nel Regno Unito il focus sarà sul settore bancario, con HSBC, Lloyds e NatWest tutti i rapporti, mentre negli Stati Uniti sarà la settimana dei grandi nomi della tecnologia: Microsoft, Apple, Facebook, Twitter, Amazon e Alphabet, tra gli altri protagonisti. Nel frattempo, anche dal settore energetico verranno i numeri di Chevron, Exxon Mobil, Royal Dutch Shell e BP, che riporteranno i risultati dell’ultimo trimestre.

Infine, con le elezioni americane del 3 novembre che si avvicinano, continua a salire l’attesa degli operatori per la definizione di un pacchetto di stimoli fiscali. L’intenzione congiunta dei rappresentanti democratici e repubblicani è di raggiungere un accordo entro questo fine settimana, ma non è detto che vi sia il tempo sufficiente per far passare la legge prima della data delle elezioni

In apertura di settimana, gli indici europei scambiano debolmente, in scia ad una seduta asiatica che non ha visto particolare direzionalità, dopo un fine settimana che ha visto aggiornare al rialzo il numero di contagiati dal Covid-19 in diversi paesi, Stati Uniti in primis. 

Sul piano macroeconomico, oggi attendiamo i dati relativi all’indice IFO in Germania e, negli Stati Uniti, la vendita di nuove costruzioni.

TECHNICALS IN FOCUS

BTC

La rottura della trendline ribassista che congiunge i massimi decrescenti dal Gennaio 2018 ha portato ad un breakout che riportato il Bitcoin sui massimi da Luglio 2019. L’espansione di range dell’ultima settimana spinge alla cautela, essendo realistico un mini pullback in area 11.400: tuttavia, il primo target resta area 13.800 e 14.000. Successivamente, la resistenza in focus è 15.000. Il supporto chiave di medio periodo resta invece area 11.000. La dinamica di prezzo non evidenzia situazioni di ipercomprato e, al contrario, la compressione di volatilità, evidenziata dai livelli di ATR, favorisce l’impostazione costruttiva dello strumento. 

FUNDAMENTALS IN FOCUS

Bank of America: i finanziari USA restano sottovalutatiIn questa sessione di trimestrali americane, i titoli finanziari stanno evidenziando una buona tenuta dei conti, sia pure in un contesto difficile sul piano del business. Soprattutto, stanno dimostrando la necessaria flessibilità operativa e gestionale per continuare a performare nei trimestri successivi.  

Bank of America, insieme a Citigroup e JP Morgan, è la principale banca americana focalizzata sui servizi bancari tradizionali, oltre a quelli più pertinenti al mondo dell’investment banking e del wealth management. 

La banca ha riportato i risultati del terzo trimestre il 14 ottobre scorso, con ricavi inferiori alle aspettative, mentre gli utili hanno mostrato una buona tenuta. I ricavi totali sono scesi dall’11% su base annua a $20,3 miliardi, come è evidente che l’azienda continua ad fronteggiare un rallentamento economico senza precedenti e che ha avuto un impatto sulla qualità del credito in diverse linee di business.

Il margine d’interesse è sceso del -17% su base annua, a soli $10,1 miliardi, ed è stato influenzato negativamente dalla riduzione tassi di interesse. Il margine d’intermediazione ha registrato risultati migliori, ma è comunque sceso del -4% anno su anno a $10,2 miliardi. Tuttavia, la sofferenza della parte consumer e traditional banking è stata controbilanciata dagli ottimi risultati della parte trading ed investment banking. Le spese operative sono diminuite del -5% a $14,4 miliardi, poiché i costi COVID e le maggiori spese per contenzioso del 2019 sono state più che compensate dall’assenza di svalutazioni, così come era accaduto lo scorso anno. 

In aggiunta, l’attività di prestiti e di leasing è aumentata del 3% su base annua, per $950 miliardi, mentre i depositi sono aumentati del 23% a $1,7 trilioni, portando il rapporto Loan-to-Deposits della banca al 56%.  

Gli utili e i dividendi di Bank of America negli ultimi dieci sono stati inferiori agli anni precedenti all’ultima crisi finanziaria ma, tuttavia, gli utili di BAC si sono ripresi decisamente negli ultimi due anni. In futuro, la banca dovrebbe essere in grado di rimanere su questa strada, sebbene il notevole tasso di crescita dell’utile per azione registrato nel 2018 non sarà ripetibile, perché non beneficerà dei vantaggi fiscali degli ultimi anni. 

Nei prossimi anni, un paio di fattori dovrebbero portare alla crescita gli utili della banca: il primo il portafoglio prestiti che continua a crescere, in linea con i risultati del terzo trimestre. Il secondo è il programma di riduzione delle spese, migliorando l’efficienza complessiva della corporate. Se queste tendenze dovessero continuare, la crescita degli utili di Bank of America rimarrà più elevata rispetto al tasso di crescita dei ricavi dell’azienda. 

Con una solida prospettiva di crescita ed un alto livello di capitalizzazione, l’ipotesi è che Bank of America possa stabilizzarsi su livelli di prezzo relativi, misurati mediante il multiplo Prezzo /Utili, vicini a 12, più alto di quello su cui scambia oggi il titolo. In questo senso la sottovalutazione dovrebbe favorire il repricing del titolo nei prossimi anni. 

Pur impossibilitati nell’erogazione dei dividendi e nel riacquisto di azioni proprie, il titolo presenta ai prezzi attuali un dividend yield implicito pari al 3%, a questi prezzi. Se a questo aggiungiamo una crescita degli utili nell’ordine del 5% annuo per i prossimi anni e un riallineamento del multiplo P/E dagli 8.5 attuali alla stima media di 12, è verosimile ipotizzare per BAC un rendimento del 12% annuo per i prossimi anni. 

Sul piano tecnico, il titolo deve recuperare alcuni livelli chiave. In particolare, un consolidamento sopra area $27 rappresenterebbe un segnale di inversione tecnica per il titolo. Al contrario, il cedimento di area $22.5 evidenzierebbe un ritorno verso una fase di debolezza e di verosimile lateralità nel medio periodo.

Edoardo Fusco Femiano,

Market Analyst

 

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