Settimana di inversione sui mercati finanziari

Nella settimana decisiva, che probabilmente determinerà la corrente sulla quale navigheranno i listini finanziari fino a fine mese, i mercati invertono la direzione. Inflazione ancora troppo lontana dall’essere estirpata e nuove revisioni al rialzo dei tassi per il prossimo anno da dover digerire.

Con gli investitori alla ricerca di rassicurazioni che tutto andasse bene, le banche centrali hanno invece interpretato la figura del Grinch, rovinandone il Natale. Va anche riportato come gli investitori stanno riponendo forse eccessivo ottimismo che le pressioni inflazionistiche siano ormai alle nostre spalle e che le banche centrali debbano cambiare orientamento, da lotta all’inflazione a lotta alla recessione.

Con un’inflazione in Europa a doppia cifra, con solamente la lettura di novembre che ha restituito una flessione (la prima dal giugno 2021) e per lo più, come evidenziato dalla stessa BCE, generata dal calo dei prezzi energetici, risulta difficile pensare che le pressioni sui prezzi sia acqua passata.

Decisamente sicuro e aggressivo il tono della BCE. Aspetto quest’ultimo che è spesso mancato, dietro una politica maggiormente di decisioni data dependent (a voler dire vediamo cosa succede per poi procedere). Recessione che diventa sempre più probabile nel breve termine, sebbene breve e poco profonda. Crescita rivista al ribasso 0,5% nel 2023 e 1,9% nel 2024. Inflazione ancora “troppo elevata” e secondo le proiezioni, tale da mantenersi su un livello superiore all’obiettivo per un periodo di tempo “troppo prolungato”.

A tutto questo si aggiunge il nuovo programma di QT, con un piano che prevede riduzioni nell’Asset Purchase Programme per una media di 15 miliardi di euro al mese nel secondo trimestre, con un ritmo ancora da definire successivamente.

A spaventare i mercati non è tanto l’atteso rialzo di 50 punti base, quanto una BCE che riporta nuovi aumenti “significativi” dei tassi in futuro. Mercati che rivedono al rialzo le aspettative future dei tassi, con una lotta all’inflazione ancora lontana dall’essere estirpata. Euribor a tre mesi, con scadenza a giugno, che torna ad essere scambiato sopra al 3,2% e che probabilmente potrebbe continuare a salire.

Vista la risposta al rialzo sullo Spread BTp/Bund, passato da 196 punti agli attuali 212, l’attenzione sui debiti pubblici locali (Italia in primis, con il rendimento greco, in questo momento, perfino inferiore a quello italiano) resta attentamente monitorata. Il piano della banca centrale di tagliare il suo sostegno ai mercati dei titoli sovrani arriva mentre i governi della zona euro sono pronti a emettere più debito il prossimo anno per coprire il costo della protezione delle famiglie e delle imprese dall’impatto dei prezzi elevati dell’energia quest’anno.

Ad aggiungere benzina alle preoccupazioni degli investitori, le letture americane sulle vendite al dettaglio e sulla produzione manifatturiera di novembre, entrambe scese più del previsto. Letture che fanno aumentare i timori di recessione, soprattutto con una Fed ancora con il piede pigiato sull’acceleratore. Vendite al dettaglio, con il consumo che rappresenta il motore della crescita americana, che registrano un calo mensile dello 0,6% mese su mese, decisamente al di sotto delle aspettative e annotando la maggiore flessione mensile di quest’anno. Dati di novembre che, ricordiamo, comprendono le vendite del Black Friday e il Cyber Monday durante i quali vengono offerti grandi sconti, indicano un rallentamento della spesa dei consumatori a causa dell’inflazione e dei tassi di interesse elevati.

La performance azionarie, dove ieri i listini americani hanno visto bruciare oltre $878 mld di capitalizzazione, riflettono un atteggiamento di avversione al rischio, con aree difensive come servizi di pubblica utilità e beni di consumo di base tra i leader.

I rendimenti dei Treasury decennali sono scesi insieme ai prezzi del petrolio, coerentemente con una prospettiva più pessimistica per la crescita economica. Intanto proprio la Fed di Atlanta ha ieri rivisto al ribasso le sue stime sulla crescita del Pil per il quarto trimestre dal 3,2% al 2,8%

Mercati attesi oggi continuano a digerire la raffica di riunioni delle banche centrali.

Oggi sono in programma i dati PMI flash di dicembre per l’area dell’euro, il Regno Unito e gli Stati Uniti con le preoccupazioni che possono portare ulteriori prove dell’aumento del rischio di recessione. In Italia inflazione e bilancia commerciale in primo piano, mentre nel Regno Unito le vendite al dettaglio.

Ma attenzione soprattutto alla volatilità che il mercato potrà oggi registrare con il giorno delle tre streghe di dicembre. Questa settimana l’open interest nominale ha superato gli 8.000 miliardi di dollari per le opzioni put e call sull’S&P 500.

 

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