Nel primo trimestre dell’anno, Saipem conferma di aver lasciato definitivamente alle spalle il periodo della ricostruzione. Non è più una storia di turnaround: è una macchina che produce margini, cassa e backlog. Ma se i conti sono solidi, è il mix operativo a raccontare il vero messaggio strategico. Ecco perché il mercato guarda con sempre più attenzione a un gruppo che, nel pieno di una transizione industriale, riesce a rafforzare flotta, competenze e visibilità commerciale. In tre parole: coerenza, capitale, competitività.
Nel primo trimestre 2025 i ricavi salgono a €3,5 miliardi (+15,5% a/a), con un EBITDA adjusted di €351 milioni (+31%), pienamente in linea con le attese del consensus. L’utile netto, a €77 milioni, cresce del 35%, ma sorprende più la qualità della crescita che la cifra in sé. L’EBIT (a €157 milioni, 4,5% di margine) è sotto le attese (€182 mln), ma il motivo è tecnico: ammortamenti in aumento e oneri finanziari superiori, entrambi legati all’espansione della flotta. Ma il dato che colpisce è un altro: €387 milioni di free cash flow in un solo trimestre, settimo trimestre consecutivo in crescita. Saipem ha già generato il 77% del target annuale. È questo il “vero utile” che piace agli investitori. Ed è quello che dà legittimità alla nuova politica di dividendi (dividend yield al 9.03%).
A trainare il trimestre è il cuore strategico del gruppo: Asset Based Services, ovvero l’offshore engineering di alta gamma. Ricavi a €1,97 miliardi (+20,4%) ed EBITDA adj. a €251 milioni, con margini in salita al 12,8%. I contratti? Tutti nel cuore della geopolitica energetica: SURF in Guyana per ExxonMobil, riparazioni sottomarine in Qatar per QatarEnergy.
Anche il drilling offshore mantiene margini stellari: 38,9% di EBITDA adj., nonostante l’uso non pieno della flotta (con diverse unità in manutenzione o dismesse). Il messaggio è chiaro: con il giusto mix di asset e contratti, il margine torna a doppia cifra anche nel deepwater.
La divisione Energy Carriers resta quella più fragile. I margini migliorano, ma restano modesti (1,3% di EBITDA adj.). Tuttavia, non è più il dumping del passato: i nuovi contratti, come quello con Stockholm Exergi per la CO₂ capture, indicano una direzione selettiva e derisked. Il ciclo onshore, per Saipem, è ormai a bassa intensità: meno volumi, più valore.
Il backlog resta poi alto: €32,7 miliardi (€32,8 includendo le JV). Nonostante un trimestre “normale” di ordini (€2,1 miliardi), la pipeline resta solida grazie ai contratti firmati nei mesi precedenti e alla visibilità nei bandi offshore in Middle East, Africa e Americhe.
In attesa della conference, la palla è al mercato. Il biglietto da visita è solido, ma riuscirà a invertire una rotta che ha visto reazioni negative post trimestrale per quattro trimestri consecutivi? Il titolo, in piena death cross, perde -25% da inizio anno, contro una media del +6,53% dei 40 titoli del FTSE MIB. Il P/E forward è a 8.8x, al di sotto della propria media storica quinquennale. Ma è il multiplo EV/Sales NTM a raccontare davvero il disallineamento: 0.3x contro una media settoriale europea di 1.1x.
Confrontando Saipem con le principali peers europee nel settore Energy Equipment & Services, Tenaris, Subsea 7, Technip, Vallourec, DOF, SBM Offshore, TGS, Aker Solutions, Técnicas Reunidas e Odfjell Drilling — emergono elementi chiave:
Performance YTD: con un calo del -25%, Saipem è tra i fanalini di coda del comparto, in compagnia solo di DOF e Vallourec (entrambe a -27%), rispetto a una media settoriale di -4,55%.
Valutazione: il multiplo EV/Sales forward di Saipem è uno dei più compressi del paniere, a 0.3x contro una media di 1.1x. Solo Technip e Vallourec presentano livelli simili.
Momentum tecnico: l’RSI si colloca in area di neutralità (45.56), ma con un dettaglio importante: Saipem è uno dei pochi titoli in ripresa tecnica nell’ultima settimana, segnale da non trascurare in ottica di eventuale rotazione.
La combinazione con Subsea 7 non è più una scommessa industriale: è una delle poche operazioni capaci di ribilanciare scala, margini e visibilità in un settore polarizzato tra niche player e consolidatori globali. Il backlog combinato da €43 miliardi, le sinergie attese da €300 milioni e la complementarità delle flotte sono un moltiplicatore industriale ancora sottovalutato.