Ritornano le vendite

Torna l’avversione al rischio sui mercati, con gli indici azionari in calo, per il secondo giorno consecutivo, e un aumento significativo dei rendimenti obbligazionari. Sale la paura e la volatilità, con il VIX balzata di quasi il 15%. In tale contesto barometro dei diversi rischi tra le due sponde dell’oceano diventa la coppia EUR/USD, scesa sotto la parità, al livello più basso dal 2002, evidenziando angosce maggiori per il Vecchio Continente.

In Europa i rischi principali provengono dai rincari energetici, con il prezzo del gas TTF ieri balzato di un +13,17% a 276 €/ MWh (con picchi di quasi il 20%) dopo le decisioni di stop delle consegne russe per tre giorni a fine agosto. Ad esso si aggiungono una scarsa produzione di energia dalle centrali nucleari francesi, condizioni meteorologiche avverse, la scarsa liquidità e la limitata distruzione della domanda di energia elettrica, tutti fattori che continuano ad alimentare una tendenza al rialzo. Rischi di recessione, o perfino di stagflazione, che diventano maggiormente probabile in un’Europa sempre più in ostaggio e non autosufficiente.

Con i mercati che temono un Powell falco durante il simposio di Jackson Hole, cresce la preoccupazione sulla possibile decisione della Bce, nella sua lotta all’inflazione, la quale potrebbe generare un deragliamento dell’economia. Lo stesso numero uno della Bundesbank, Joachim Nagel, in un’intervista ha ribadito la necessità di continuare ad alzare i tassi dell’eurozona nonostante la probabile recessione in Germania.

Negli Stati Uniti i mercati azionari hanno chiuso in calo tra le rinnovate preoccupazioni per i potenziali commenti da falco della Fed nel corso della settimana.  I rendimenti obbligazionari sono aumentati in risposta, con i rendimenti dei Treasury a 2 anni che sono cresciuti più di quelli a 10 anni. Rendimenti del decennale che tuttavia è tornato al di sopra del 3%, per la prima volta da luglio.  I rialzi sui rendimenti obbligazionari hanno generato pressioni sui titoli azionari maggiormente sensibili ai rialzi, quali il tecnologico. In tale contesto i settori difensivi hanno meglio resistito.

Vera valvola di sfogo nella corsa all’inflazione è stato il calo dei prezzi del greggio, scesi da quasi 120 dollari al barile a giugno a circa 85 dollari al barile. Calo a cui tuttavia l’Arabia Saudita ha deciso di porre fine. Si tratta di una dichiarazione piuttosto importante da parte saudita. Non solo Riyadh ha aumentato la produzione molto meno di quanto sperato dalla Casa Bianca, ma ora evidenzia perfino potenziali tagli. Di sicuro nuovi grattacapi per l’Europa e gli Stati Uniti, sebbene siano attesi nuovi rilasci massicci delle Riserve strategiche.

Sebbene in America i dati e titoli non siano cambiati molto, ciò nonostante, l’umore del mercato è mutato in modo imprevedibile alla fine della scorsa settimana. Sembra che tutti abbiano improvvisamente deciso che il rally sia finito quando lo S&P 500 ha toccato la media mobile a 200 giorni.

Quest’anno abbiamo vissuto alcuni rapidi ribassi e non si può fare a meno di chiedersi se questo non sia l’inizio di un altro grande calo. Nessuno sa cosa ci riservi il futuro, ma le cose potrebbero non essere così negative come sembrano. L’inflazione, che ha dato il via a questo doloroso sell off, sta finalmente rallentando. Il mercato del lavoro e gli utili delle aziende stanno reggendo bene e i mercati sembrano ormai aver scontato la maggior parte dei movimenti della Federal Reserve.

Tuttavia, è difficile pensare che le cose vadano davvero meglio, anche se potenzialmente si stanno muovendo in quella direzione. I prezzi continuano a salire rapidamente e l’economia globale è in una posizione molto più precaria.

Due passi avanti, un passo indietro. Questo è il ritmo tipico di una grande crisi di mercato. Forse abbiamo toccato il fondo in questo mercato, ma ciò non significa necessariamente che i nuovi massimi siano imminenti. In effetti, lo S&P 500 ha impiegato in media due anni per riprendersi da tutti i mercati ribassisti dal 1950. È una pillola difficile da ingoiare dopo un decennio di rapidi rialzi dei mercati, ma spesso le cose vanno così

Giornata odierna: Giornata più impegnativa all’insegna dei PMI, quali saranno diffusi in Australia, Giappone, Francia, Germania, Unione Europea, Regno Unito e Stati Uniti. PMI sul settore manifatturiero che, fatta eccezione per il Regno Unito e gli Stati Uniti, viaggia già al di sotto dello spartiacque dei 50 punti.

Sul fronte societario l’attenzione sarà rivolta sulle letture di Intuit, Medtronic , JD.com, JM Smucker, Xpeng, ADP e Urban Outfitters. In Europa riflettori su Flughafen Zuerich, proprietario e operatore dell’aeroporto di Zurigo.

Cripto: La scorsa settimana i prodotti di investimento in asset digitali hanno registrato deflussi minori, per un totale di 9 milioni di dollari, con volumi decisamente in calo, il 55% in meno rispetto alla media dell’anno. Bitcoin, dove si è concentrato il lieve sentimento negativo, ha visto la terza settimana consecutiva di deflussi per un totale di 15 milioni di dollari. Questo è ciò che si evince dai flussi di CoinShares.

Con un Bitcoin che fatica ad allontanarsi dal supporto in area $20 mila e con un sentiment negativo sui mercati di avversione al rischio cresce la possibilità di una sua rottura, con l’area dei $17.000 (minimi di giugno) nuovamente protagonista.

Intanto sul mondo degli NFT i grandi marchi del lusso iniziano a vedere i primi introiti. Stando ai dati di Dune Analytics tra tutti i marchi che hanno emesso collezioni NFT su Ethereum, Nike si è classificata la più alta con un fatturato totale di $ 185,27 milioni – $ 93,10 milioni dalla vendita principale dei suoi NFT e altri $ 92,17 milioni dalle royalties.

Con 25,65 milioni di dollari di entrate totali, Dolce & Gabbana si è classificato secondo. Dei $ 25,65 milioni, solo $ 2,52 milioni provenivano da royalties, poiché la sua collezione virtuale Genesis ha visto solo circa 9.000 transazioni secondarie.

Tiffany ha registrato il terzo fatturato più grande della sua collezione NFT, intascando $ 12,62 milioni. Tuttavia, la sua collezione di 250 “NFTiffs” non ha restituito royalties.

Di sicuro non numeri in grado di incidere sui relativi bilanci ma un nuovo mercato in grado di penetrare e far crscere.

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