Ritorna l’avversione al rischio

Non si ferma la paura sui mercati finanzi, con correzioni sui principali listini. 

La seduta americana di ieri è stata caratterizzata da una netta inversione di marcia, con gli indici che scambiavano al rialzo e che successivamente hanno invertito la rotta, chiudendo in forte territorio negativo.

A differenza delle precedenti correzioni, che si sono succedute durante questo nuovo anno, possiamo osservare come la discesa di ieri sia stata accompagnata da un calo dei rendimenti obbligazionari statali (con il decennale americano che ha ceduto l’1.77% e quello a due anni lo 0.87%). Situazione quindi che evidenzia uno spostamento delle allocazioni degli investitori su mercati difensivi (vedi anche i recenti acquisti su Oro, Dollaro Americano, Yen, Franco Svizzero) con un ritorno all’acquisto di obbligazioni rispetto alle azioni. Una plausibile risposta potrebbe essere legata all’incremento che il decennale americano ha registrato da inizio anno (+8.89%) o negli ultimi sei mesi (+40.28%), e con le aspettative di inflazione al ribasso, vedi il 5y5y Forward Inflation Expectation rate che attualmente scambia a 1.92 (-7.25% nella seduta di ieri e -14% da inizio anno).

Paura sui mercati che ha spinto il VIX a guadagnare un +54% da inizio anno, con la sola seduta di ieri che ha registrato un +7.30%, e che ora scambia a 25.59 (ancora lontani dai massimi di fine novembre a 30.62).

La correzione dell’S&P 500, attualmente pari al -7.1% dai massimi del 4 gennaio, non si presentava sull’indice da settembre 2020, quando allora il mercato registrò una correzione del 10.6% sulla scia dei timori del Corona e delle elezioni americane.

Esaminando i principali titoli americani, osserviamo che anche Alphabet (GOOG) ieri si è unita al gruppo di Meta Platform (ex-Facebook) ed Amazon, ed ora scambia al di sotto della sua media mobile giornaliera a 200 periodi. Si mantengono al di sopra invece le altre Big (Apple, Microsoft, Tesla e Nvidia). Il numero complessivo di azioni sul Nasdaq 100 che scambia al di sopra di tale media è attualmente crollato al 43%, mentre sullo S&P 500 è pari al 53%.

Seduta americana, accompagnata dal tonfo di Netflix in premarket (-20%) a causa del rallentamento della crescita di nuovi abbonati, ha portato al ribasso oggi anche quella asiatica. A riguardo ritornano i timori sul tecnologico cinese, dopo che la Cina ha promesso di frenare l’influenza dei giganti della tecnologia sui governi riaffermando la spinta a rompere i legami tra denaro e potere. In aggiunta, stando a fonti del FT, Jack Ma sarebbe nuovamente al centro dell’attenzione con l’accusa di essere implicato nello scandalo della corruzione dei media cinesi.

Sul fronte energetico europeo si osserva ad una forte impennata dei prezzi sui futures alle emissioni (EUA) i quali sono ieri saliti di un +4.91%. Le eventuali risposte al caro bolletta potrebbero aver creato pressioni su tali prezzi. In eToro possiamo utilizzare l’ETF di KraneShares KRBN.

Criptovalute: Seduta odierna da dimenticare per il mercato delle criptovalute, che vede bruciare circa $133 miliardi e con capitalizzazione odierna complessiva che scende sotto la soglia dei $1.9 trilioni, attualmente pari a $1.84 trilioni. Bitcoin cede oltre il 5% e attualmente scambia al di sotto dei $40mila (nel momento di redazione a $38.974). Situazione anche peggiore per le altre criptovalute con Ethereum che cede il 6.82%. 

Non sono bastate le buone notizie sul mercato, vedi la prima busta paga che il neoeletto sindaco di New York convertirà in Bitcoin oppure l’ingresso di Google nel settore dei pagamenti digitali, ad invertire la rotta. Proseguimento della correzione legata alla correlazione che sempre di più il Bitcoin registra con l’indice tecnologico americano (il coefficiente di correlazione negli ultimi 30 giorni si assesta a 0.86 sul Nasdaq 100) e alle notizie provenienti dalla Russia. Ieri la Banca Centrale Russa ha proposto di vietare l’uso e l’estrazione (il mining) di criptovalute sul territorio, adducendo minacce alla stabilità finanziaria, al benessere dei cittadini e alla sovranità della sua politica monetaria.

Come possiamo osservare dal grafico sottostante la concentrazione di hash rate russo si aggira al 11.23%, non un basso valore, ed un eventuale divieto genererebbe quell’esodo già visto in Cina.

Le liquidazioni di posizione di acquisto, con una tendenza giornaliera in aumento, hanno generato quella correzione a cui stiamo assistendo. Solamente ieri sono state chiuse oltre $226 milioni ed oggi oltre $370 milioni.

Interessante, tuttavia, osservare come il 58% degli indirizzi che possiedono Bitcoin sia in guadagno, stando ai dati intotheblock.