Prezzi delle uova di Pasqua: +33% dal 2021. Ecco perché costano di più

L’Easter Commodity Index è un paniere costruito per raccontare, con ironia ma anche rigore, quanto sia cambiato il costo di produrre un semplice uovo di cioccolato. Dentro ci sono cinque materie prime fondamentali: cacao, zucchero, latte, alluminio e pasta di legno. La base è gennaio 2021, in piena ripartenza post-Covid. E da lì parte una storia che assomiglia fin troppo a quella dell’inflazione globale.

Nel marzo 2022, l’indice ha toccato il suo massimo a 157, con una crescita del +57%. Ma non è stato un rialzo corale. È stato il trionfo del cacao, che da solo ha messo a segno un impressionante +131%, sostenuto da tensioni nei raccolti in Africa occidentale, speculazione e incertezze climatiche. Lo zucchero ha seguito a ruota (+78%), spinto dalla scarsità e dai rincari energetici. Anche l’alluminio, componente chiave del packaging, è arrivato a +92%, riflettendo le difficoltà della catena industriale. E poi c’erano il latte (+51%) e la pasta di legno (+26%), più stabili ma comunque influenzati dal boom dei beni confezionati.

Per i consumatori, questo significava una cosa sola: inflazione alimentare reale, concreta, visibile ogni volta che si entrava in un supermercato.

Poi è arrivata la discesa.

Oggi l’indice si è ridimensionato a 106: un calo del -33% dai massimi. Il cacao è sceso del -49%, l’alluminio del -41%, il wood pulp del -38%. Anche latte e zucchero hanno corretto significativamente, rispettivamente -32% e -35%. L’intero paniere si è sgonfiato, riportando un po’ d’aria nei margini delle imprese e nei carrelli dei consumatori.

Ma attenzione: non è finita

Rispetto a gennaio 2021, alcuni prezzi restano ancora più alti: il cacao è ancora a +18%, lo zucchero a +15%, l’alluminio a +14%. Solo la pasta di legno è sotto la linea di partenza (-21%), segno che il mondo del packaging si è raffreddato più di altri settori.

Ecco perché non possiamo parlare di normalizzazione vera. Possiamo parlare di raffreddamento selettivo. Il boom del cacao ha acceso la miccia, ma l’inflazione pasquale è stata un fenomeno molto più ampio e tutt’altro che archiviato.

Morale? Il cacao è stato il catalizzatore, ma non è stato l’unico protagonista. Il rally dell’indice pasquale è stato alimentato da un mix di shock sull’intera filiera: agroalimentare, packaging, energia e industria leggera.

Il vero errore? Pensare che fossero aumenti temporanei, o circoscritti. La realtà è che l’inflazione pasquale è stata una miniatura della grande inflazione globale: sincronizzata, multilivello, difficile da smontare. E anche oggi, con i prezzi rientrati, il carico di fondo resta:un uovo costa meno del suo massimo… ma ancora più di quanto costava all’inizio.

ITALIA

E se qualcuno avesse ancora dubbi che tutto questo si sia davvero fatto sentire nel carrello della spesa, basta guardare i dati dell’ISTAT.

Abbiamo ricostruito un Indice Uova di Pasqua al consumo, prendendo sei voci ben precise: latte intero, uova, burro, zucchero, cioccolato e cacao in polvere.

Sono gli ingredienti reali di ogni uovo artigianale e industriale — e tutti hanno un proprio codice nel paniere ISTAT.

La dinamica che emerge è chiara:

  •         il burro è stato il primo ad esplodere, salendo di oltre il +60% già nel 2022
  •         lo zucchero ha rincarato in modo violento tra fine 2022 e metà 2023
  •         uova e latte hanno avuto un’inflazione costante, più lunga che ripida
  •         il cioccolato, paradossalmente, è rimasto più stabile
  •         mentre il cacao in polvere ha segnato una curva crescente a ondate

Tutti questi elementi convergono nell’Indice Uova di Pasqua, che oggi segna +33% dal 2021, quasi il doppio dell’indice generale dei prezzi al consumo (+18%). In altre parole: l’inflazione pasquale non è stata un’illusione da futures, ma un rincaro reale, misurabile, e soprattutto percepito.

L’indice delle commodity racconta il “perché” dei prezzi. Ma è l’indice ISTAT a dirci quanto davvero abbiamo pagato quella sorpresa. E anche oggi, con il cacao e lo zucchero in rientro, l’uovo resta lì: più caro di quanto lo ricordavamo.