Pit stop sui mercati finanziari che chiudono la seduta di mercoledì, sia in Europa che in America, in territorio negativo. In Europa a tenere banco è soprattutto l’inflazione, con le letture inglesi e italiane che riportano una crescita su base annua a doppia cifra, in attesa di scoprire oggi il valore per l’area euro, con il dato preliminare che ad ottobre si è assestato al 10,7%. Europa che, nonostante i timori della guerra in casa, dei rialzi dei prezzi energetici, di un’inflazione ancora fuori controllo e dei sempre più forti venti di recessione – ora perfino con lo spread tedesco tra il rendimento di un Bund decennale e l’omologo a due anni sceso in territorio negativo, per la prima volta dal 2008 – ha registrato dal 13 ottobre ad oggi rialzi a doppia cifra, con il Ftse Mib italiano a guidare lo sprint +18,02% (rispetto al +7,87% dello S&P 500 e del +6% del Nasdaq 100).
Preoccupazioni in tema di recessione, accompagnata da un deciso rallentamento della politica della Federal Reserve, potrebbero spingere la Bce a seguire le orme americane, con un rialzo a dicembre di “soli” 50 punti base.
In America ad incidere sull’umore dei mercati soprattutto le storie societarie, con i titoli dei rivenditori al dettaglio in deciso calo dopo le pubblicazioni delle trimestrali di Target -13%. Male anche Advance Auto Parts -15% ed il settore dei chip dopo la revisione al ribasso dell’Outlook per il 2023 da parte di Micron Technology. Seduta che tuttavia è stata caratterizzata dalla minore pressione del dollaro statunitense, del calo dei rendimenti dei Treasury così come del Vix. Tutto questo mentre i toni utilizzati ieri da parte dei funzionari della Fed siano stati maggiormente più falco, soprattutto per voce del Presidente della Fed di New York Williams e di San Francisco Daly. Il primo ha dichiarato che l’attenzione della Fed per la lotta all’inflazione è di primaria importanza e che “l’utilizzo della politica monetaria per mitigare le vulnerabilità della stabilità finanziaria può portare a risultati sfavorevoli per l’economia”. Rimarcando pertanto il lato negativo del percorso di rialzi dei tassi, quale attuale obiettivo della Fed. Il secondo, il Presidente della Fed di San Francisco Daly, ha dichiarato che “una pausa nei rialzi dei tassi della Fed non fa parte della discussione” e che il 4,75%-5,25% (rispetto all’attuale intervallo target del 3,75%-4%) è un intervallo ragionevole in cui i responsabili politici potrebbero alzare i tassi di interesse e poi sospenderli. A questo si potrebbe anche aggiungere il tweet, poi come da consuetudine rimosso, da parte di Michael Burry: “Non hai idea di quanto io sia in vendita”.
Intanto gli effetti del rallentamento economico si fanno sempre più forti, soprattutto per il comparto tecnologico e per il suo mercato del lavoro. Se da una parte i rialzi dei rendimenti obbligazionari e dei tassi d’interesse non sono di supporto per i modelli d business di tali società, dall’altra il rallentamento economico, dopo decenni di crescita e soprattutto durante il periodo di Covid, impongono rivisitazioni dei propri costi. Il taglio del personale rappresenta la scelta più facile e che, purtroppo, il mercato maggiormente apprezza. Dopo i licenziamenti di Tesla, Meta, Twitter, Microsoft, Snap, e Peloton per citarne alcune si aggiunge quella di Amazon, con circa 10.000 persone a pagarne le spese. Mese di novembre, con i suoi attuali 48 mila licenziamenti, che vedrebbe perfino raddoppiare i licenziamenti annunciati ad ottobre, pari a circa 23 mila, e soprattutto annotando il nuovo massimo da inizio anno.
Seduta asiatica che potrebbe generare ulteriori pressioni ribassiste sui mercati occidentali. Ad incidere sulla caduta odierna dei listini cinesi l’avviso da parte della People’s Bank of China (PBoC) la quale ha avvertito che l’inflazione potrebbe accelerare a causa di un’attesa ripresa della domanda, dando meno spazio a ulteriori allentamenti monetari. La Cina ha inoltre continuato a fare i conti con l’aumento dei casi di Covid, i quali hanno reso più incerto la possibilità di una riapertura dell’economia.
Per la giornata odierna si attende soprattutto nel Regno Unito di scoprire il nuovo piano fiscale firmato Sunak, dove prevalgono aspettative per un aumento della pressione fiscale. In Europa sarà l’inflazione la protagonista mentre per gli Stati Uniti gli interventi dei funzionari della Fed e i dati sul mercato immobiliare potrebbero rappresentare la principale attenzione per gli operatori.
Sul fronte delle criptovalute, a preoccupazioni per un maggior contagio, soprattutto nel mondo DeFi, risponde il Presidente di El Salvador Mayib Bukele, il quale ha annunciato, anche lui mediante Twitter, come il Paese riprenderà la sua corsa all’acquisto di Bitcoin. In ogni singolo giorno. A luglio 2022 il Paese contava circa 2381 BTC, al costo medio di $43.357, in decisa perdita rispetto alle quotazioni odierne. Scelta che da una parte offre nuove opportunità di mediazioni e dall’altra soprattutto di iniezione di maggiore fiducia, su una criptovaluta che soffre per colpe altrui.
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