Paura, dopo l’inflazione e ora il turno della recessione?

L’attuale andamento dei mercati obbligazionari spinge sempre di più gli investitori a scelte più faticose: da un lato la forte ripartenza degli indici, soprattutto quelli americani – con lo S&P 500 che dal 15 marzo ha visto registrare un rialzo di quasi il 10% – dall’altro le preoccupazioni di un’inversione della curva dei rendimenti obbligazionari.

Osservando appunto tale curva statunitense, gli investitori riportano preoccupazioni sul futuro dell’economia, con il proseguimento dell’appiattimento della curva, tale che l’attuale pendenza tra 5 e 30 anni sia ora inversa (la prima volta dal 2006)

Un forte segnale di una potenziale recessione nell’economia statunitense? Una domanda che continua a crescere sul web, osservando i Google Trends

La risposta è tuttavia di no. il più monitorato segnale di inversione è l’analisi dello spread tra il rendimento a 10 anni e quello a 2 anni – il quale tuttavia viaggia sempre di più al ribasso e in prossimità di una possibile inversione (attualmente a 0,069%, ovvero in calo del 91% da inizio anno). Tuttavia, un più affidabile proxy di una possibile recessione è offerto dallo spread tra il decennale americano e quello a tre mesi, il quale ancora mostra segnali confortevoli, scambiando a 1,859% (ancora quindi ben lontano da un’inversione).

Il nuovo lockdown (in due fasi) introdotto a Shangai (Cina) ha almeno avuto un effetto “positivo” sulle pressioni globali dei prezzi energetici, con il valore del petrolio che ieri ha registrato un calo di quasi il 7%, tornando a scambiare in prossimità dei $105/b e il Brent sceso di circa $11 a barile, il terzo maggior, in valore assoluto, calo di sempre.

Ieri il Presidente americano Joe Biden ha presentato al Congresso il suo nuovo programma con un piano di budget stimato a 5,79 trilioni di dollari, aumentando la spesa militare e le imposte ai ricchi e aziende (come da promesse in campagna elettorale). Dopo il passo falso del piano “Build Back Better” da vedere se il nuovo piano troverà i voti al Senato. Intanto, sebbene il programma ponga enfasi su un piano di riduzione del deficit fiscale (si ereditato dalla precedente amministrazione Trump, ma anche esacerbato dal piano di aiuti Covid), molti sono i dubbi sulla sua efficacia di riduzione del disavanzo, con stime troppo ottimistiche delle entrate (assenza di recessione o rallentamento economico). Possibilità quindi di vedere in futuro il rapporto Debito Pubblico / PIL americano al 100% (attualmente al 98.15%)?

Il Covid non ferma Elon Musk e il suo titolo Tesla. La casa automobilistica ha infatti annunciato come chiederà all’assemblea annuale un aumento del numero di azioni ordinarie autorizzate al fine di consentire un frazionamento delle azioni ordinarie della società sotto forma di dividendo azionario. In parole povere un nuovo stock split, dopo l’ultimo effettuato nell’agosto del 2020, che ha visto ad oggi il titolo crescere di quasi il 130%.

Intanto i nuovi post di Elon Musk su Twitter sembrano mostrare un nuovo interesse del magnate sul mondo dei social. Dopo Trump potremmo forse attenderci ora una nuova piattaforma invece open source nei social? Le parole sembrano andare in tale direzione, chissà se sotto la guida di Musk o se solamente abbia voluto gettare l’amo nel mondo social. Di fatto Twitter ieri non ha risentito, chiudendo al rialzo dell’1,35%

Appuntamenti odierni: Continuano oggi i negoziati di pace tra Ucraina e Russia, nonostante i rapporti su un potenziale avvelenamento dei precedenti partecipanti ucraini ai colloqui di pace.

La fiducia dei consumatori statunitensi, dopo il calo odierno di quelli tedeschi, sarà interessante da monitorare. Mercato del lavoro statunitense che offrirà spunti con i dati JOLTS e attenzione ai commenti dl membro FOMC Williams, Bostic & Harker.

CRIPTOVALUTE: Il 28 marzo 2013, il Bitcoin per la sua prima volta nella storia superava il miliardo di dollari di capitalizzazione, scambiando a circa $92. Dopo nove anni, oggi tale valore supera i 902 miliardi, con un prezzo unitario di circa 47 mila dollari. Una crescita impressionante, per uno strumento che è stato sempre accusato di essere una bolla (Bolla dei tulipani, schema Ponzi ecc.).

Negli ultimi due giorni, stando ai dati Coinglass, oltre $557 milioni di posizioni ribassiste sono state liquidate, spingendo al rialzo il prezzo di Bitcoin. A conferma del sentiment positivo, i dati di CoinShares mostrano un afflusso settimanale di $ 193 milioni. In particolare, il report ha evidenziato il ritorno degli investimenti istituzionali sui massimi degli ultimi tre mesi. I flussi di fondi si sono concentrati prevalentemente su Bitcoin, con poco più del 50%.

Resistenza dell’area dei $48-$50 su Bitcoin che sarà nei prossimi giorni sollecitata e che sarà importante da monitorare, tenendo in considerazione come in tale area passa la media mobile giornaliera a 200 periodi.

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