Nuove e forti vendite

L’euforia è durata poco sui mercati. Dopo aver brindato mercoledì, sulla scia di dichiarazioni di una Federal Reserve meno aggressive del previsto, le preoccupazioni inflazionistiche hanno preso di nuovo il sopravvento. Una caporetto per i listini americani, con il Nasdaq 100 che ha ceduto quasi il 5% e con il 98% dei titoli presenti nell’indice in territorio negativo (si salvano solamente Booking Holding +3.26% e Charter Communications +1.75%). Evento che annota così la terza seduta, nelle ultime 10 giornate, dove la lettura è stata superiore al 96% (22 e 26 aprile e 5 maggio), situazione che si è verificato solamente 14 volte dal 1996.

Ad innescare questo deciso cambio di umore, probabilmente, la lettura degli ultimi dati macroeconomici. In attesa dei NonFarm Payroll odierni, le letture sulla produzione dei lavoratori USA – una misura di produttività della produzione rispetto alle ore lavorate – è crollata del 7,5% nel 1° trimestre 2022, registrando così il più grande calo dal terzo trimestre del 1947. Allo stesso tempo, il costo unitario del lavoro è salito dell’11,6%, portando l’aumento degli ultimi 4 trimestri al 7,2%, il maggior rialzo dal terzo trimestre 1982. Nuove pressioni che hanno quindi nuovamente riportato gli investitori a scommettere su un rialzo di 75 punti base da parte della Federal Reserve, nella prossima riunione di giugno, dopo che queste erano state riviste al ribasso mercoledì. Situazione che potrebbe esacerbarsi con il discorso di James Bullard (il membro più falco nel board FOMC), atteso per la giornata, così come per un eventuale rapporto odierno sull’occupazione negli Stati Uniti che evidenzi ulteriori segnali di carenza di manodopera o un’inflazione salariale ostinatamente elevata.

Con gli investitori che navigano a vista, i cambiamenti di umore saranno probabilmente un evento a cui dovremmo abituarci maggiormente nel futuro. Vix, ovvero il cosiddetto indice della paura, che ieri è salito di oltre il 22% (attualmente scambiato sopra i 31 punti) e con nessun settore statunitense in grado di chiudere la seduta di ieri in territorio positivo – Consumo discrezionale (-5,6%) e Tecnologia (-4,81%) nuovamente i comparti più colpiti mentre Utility (-1,02%) ed Energetico (-1,39%) i più resilienti, evidenziando una maggiore tenuta del comparto Value rispetto al Growth. Proprio a riguardo, il rapporto tra i due settori – misurati dagli ETF IWF e IWD – registra un nuovo minimo di oltre due anni, ovvero dal 13 aprile 2020.

Comparto difensivo che ieri ha sovraperformato quello ciclico di quasi il 2,3%, evidenziato una tendenza iniziata dallo scorso novembre

Bank of England (BoE) altro protagonista della seduta di ieri, con il rialzo di 25 pb (come da attese), evidenziando ancora forti pressioni inflazionistiche ma, soprattutto, riportando chiari rischi al ribasso sulla crescita britannica. Dichiarazioni che hanno generato vendite sul listino di Londra così come sulla sterlina, con la coppia EURGBP salita ad oltre lo 0,85 e GBPUSD sotto i 1,23

Altra importante vittima di ieri il Bitcoin, o meglio l’intero mercato delle criptovalute. BTC ieri ha ceduto oltre 8 punti percentuali, andando a braccetto con l’indice tecnologico americano, e scambiando ora sotto i $36 mila, il valore più basso dall’invasione russa in Ucraina. Vendite che ora metteranno sotto pressione la tenuta dell’area dei $35 mila.

Bitcoin che ha assistito inoltre, stando ai dati Coinglass, ad oltre $164 milioni di posizioni di acquisto liquidate, valori che superano perfino quelli di aprile o febbraio.

Intanto si scopre che dietro l’offerta di Elon Musk su Twitter, sia Binance (con $500 milioni di investimento) che altre società crypto friendly (Fidelity $316 milioni e Sequoia Capital $800 milioni) sono presenti, evidenziando l’importanza della comunicazione e del social per il mercato.

Per la giornata odierna il rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti sarà oggi al centro dell’attenzione, dato atteso per le 14:30. Intanto nuova doccia fredda per l’Europa, con la produzione industriale tedesca che per il mese di marzo ha registrato un calo mensile del 3,9%, la più alta contrazione da aprile del 2020. Molte aziende stanno ancora riscontrando problemi nell’elaborazione dei loro ordini a causa dei colli di bottiglia nell’approvvigionamento, a seguito dei lockdown e della guerra in Ucraina.

Trimestrali che oggi vedranno protagoniste tre le molte soprattutto Alibaba, PetroChina, Enbridge, Cigna Corp, Intesa Sanpaolo Group, Adidas, Evonik, Vistra e Rheinmetall  (quest’ultima di forte interesse, vista la corsa al riarmo in Europa).  

 

Gabriel Debach

eToro Italian Market Analyst

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