Mercati nervosi: il timore di una stagflazione incombente scuote gli investitori

Torna il timore di recessione sui mercati, sostituendo il passato (ma sempre presente) rischio di inflazione. Stagflazione che pertanto si fa sempre più strada tra i principali timori degli operatori, alle prese con segnali di rallentamento economico e con le pressioni inflazionistiche, sostenute dalla recente corsa al rialzo dei prezzi del greggio. La traduzione a tale contesto sui mercati azionari è una modesta correzione, trainata dal ribasso di Wall Street e in parte dai listini europei. Battuta d’arresto che arriva dopo 7 delle ultime 8 sedute chiuse al rialzo e che nella seduta di ieri evidenzia soprattutto una classica rotazione sul difensivo, con i settori delle Utilities, sanitario e consumi di beni di prima necessità a sovraperformare lo S&P 500.

A Wall Street le parole dell’amministratore delegato di JPMorgan, Jamie Dimon, hanno innescato vendite sul settore bancario dopo aver sostenuto che la crisi bancaria statunitense “non è ancora finita” e che si farà sentire per anni. Parole che smorzano quei deboli lumi di speranza riportando nuovamente sotto pressione il comparto finanziario, ma soprattutto le banche regionali con l’ETF KRE in prossimità dei minimi post SVB.

 

Sul versante macro, in attesa dei NonFarm Payroll di questo venerdì, il mondo del lavoro registra i primi segnali di raffreddamento, con le aperture di posti di lavoro JOLTS di febbraio sono scese a 9,9 milioni, il valore più basso da maggio 2021. Una lettura di cui la Fed sarà probabilmente soddisfatta, sebbene sia ancora fuori scala rispetto a qualsiasi livello pre-pandemico.

Osservando inoltre il dato maggiormente monitorato dalla Fed, ovvero il rapporto tra posti di lavoro aperti e disoccupati, l’ultima pubblicazione riporta un valore a 1,67 posti di lavoro aperti per ogni disoccupato, il valore più basso dalla fine del 2021 ma ancora decisamente maggiore di quanto visto prima della pandemia.

L’incentivo a cambiare lavoro è ancora molto alto, con un premio di crescita salariale del 2,1%, suggerendo che la pressione salariale resta ancora “persistente”.

Le aperture di posti di lavoro JOLTS accompagnate dalle letture più deboli del previsto dell’ISM manifatturiero degli Stati Uniti hanno spinto i rendimenti dei T-note al ribasso, rafforzando le aspettative che la Federal Reserve si stia avvicinando alla fine della sua campagna di rialzo dei tassi. Speranza che tuttavia si scontra con le parole della Fed, dove per voce di Loretta Mester ha dichiarato che i tassi di interesse statunitensi dovrebbero essere portati al di sopra del 5% e rimanervi per qualche tempo. Il livello esatto e la tempistica dipendono dalla rapidità con cui la pressione sui prezzi si allenterà, ma a suo avviso la politica monetaria deve spostarsi “un po’ più in territorio restrittivo”.

Continua inoltre a tenere banco l’evoluzione dei prezzi del petrolio, dopo gli annunciati tagli alla produzione di 1,2 milioni di barili al giorno da parte dell’OPEC+. Situazione in parte attesa, dopo i recenti cali dei prezzi del greggio, con i paesi membri che difficilmente avrebbero potuto restare fermi mentre i loro guadagni calavano. Situazione che rimarca soprattutto le difficoltà politiche da parte dell’amministrazione Biden, con l’influenza russa e soprattutto cinese che dilaga tra i paesi membri del cartello ma soprattutto con lo storico alleato saudita, che trova in Pechino (si veda l’accordo raggiunto tra Riad e Teheran grazie alla diplomazia cinese) un nuovo protagonista sullo scacchiere mondiale. Intanto le scintille tra Pechino e Washington affossano Micron Technology, il quale ha ieri chiuso con un calo di oltre il -3%, guidando i perdenti del Nasdaq 100 dopo che il governo cinese, venerdì scorso, ha dichiarato che sta conducendo una ricerca sulla società per garantire l’integrità della sua catena di fornitura di infrastrutture informatiche. Mossa che evidenzia le ritorsioni cinesi contro gli Stati Uniti nell’impedire l’accesso a tecnologie avanzate.

 

 

Il contenuto di questa newsletter è di natura informativa ed educativa e non può essere considerata come attività di consulenza finanziaria né come raccomandazione all’investimento.

Performance passate non sono indicative di performance future. Il trading è rischioso e si raccomanda di rischiare solo il capitale che si è disposti a perdere.

Dovresti chiedere consiglio a un consulente finanziario indipendente e debitamente autorizzato e assicurarti di avere la propensione al rischio, l’esperienza e la conoscenza opportune prima di decidere di investire. In nessuna circostanza eToro si assumerà alcuna responsabilità nei confronti di persone fisiche o giuridiche per (a) qualsiasi perdita o danno, interamente o parzialmente causati da, dovuti a, o relativi a qualsiasi transazione legata ai CFD o (b) qualsiasi danno diretto, indiretto, speciale, consequenziale o incidentale.

I mercati delle criptovalute sono servizi non regolamentati e non sono controllati da nessun quadro normativo specifico europeo (incluso il MiFID) o nelle Seychelles. Pertanto, quando utilizzi il nostro Servizio di Trading di Criptovalute non potrai beneficiare delle protezioni disponibili per i clienti che ricevono servizi di investimento regolamentati (a seconda dei casi) dal MiFID, come l’accesso al Cyprus Investor Compensation Fund (ICF)/al Financial Services Compensation Scheme (FSCS) e al Financial Ombudsman Service per la risoluzione delle controversie, né delle protezioni disponibili ai sensi del quadro normativo delle Seychelles.