Dopo quattro sedute di progresso i mercati azionari globali registrano la prima sosta. Se l’Europa continua a correre, grazie al continuo sostegno delle aspettative di allentamento della politica monetaria da parte della BCE, con lo Stoxx 50 a 5.040, nuovo massimo da 23 anni, e lo Stoxx 600 ad un nuovo massimo storico a 516, ieri è invece stata l’America ha rallentarne la corsa. Lo S&P 500 ha chiuso quasi invariato, rallentato da una partenza in ribasso e conclusasi sul pareggio dopo i commenti falco della Fed e l’aumento dei rendimenti obbligazionari che hanno pesato sui titoli. Il tutto condito da risultati contrastanti sugli utili che hanno limitato il rialzo dei titoli statunitensi. Una giornata di assestamento, dunque, per l’indice americano, che non è riuscito a fare grandi movimenti dopo la recente corsa al rialzo che ha spinto l’S&P 500 a meno dell’1% dal suo massimo storico, ovvero del rally di quattro giorni più forte da novembre. E ancora una volta, un calendario economico leggero ha portato gli operatori di mercato a sfogliare le notizie sui singoli titoli alla ricerca di possibili catalizzatori.
I commenti da falco espressi mercoledì dalla presidente della Fed di Boston Collins hanno pesato sui titoli azionari: Le recenti sorprese al rialzo dell’attività e dell’inflazione suggeriscono la probabile necessità di mantenere la politica al livello attuale fino a quando non avremo maggiore fiducia nel fatto che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il 2% e i dati recenti mi portano a credere che questo richiederà più tempo di quanto si pensasse in precedenza. Insieme all’asta di ieri sui titoli decennali per 42 miliardi di dollari, la quale ha avuto meno successo rispetto all’asta di titoli a 3 anni di ieri ha inoltre creato pressioni sul rendimento, poiché gli investitori richiedono rendimenti più alti per compensare il minor interesse per quei titoli. Con un’asta di obbligazioni a 30 anni in programma per oggi, sarà interessante osservare se la domanda e i rendimenti continueranno a essere influenzati dalle dinamiche di mercato.
Con 245 aziende ieri in rialzo a Wall Street, capeggiate da Arista Network (+6,45%), e 256 in ribasso, trascinate da Uber -5,7%, l’indecisione è emersa anche sulle Big Tech. Alphabet, Amazon, Tesla e Nvidia sono state le big tech che hanno pesato di più, mentre Microsoft, Meta e Apple hanno dato un contributo positivo ma non sufficiente a compensare le altre. Quindi ieri le big tech non hanno aiutato ma anzi frenato leggermente l’indice SPY. Se Shopify è ieri crollata del 18,6%, bruciando circa 18,4 miliardi di dollari e riportando la peggiore seduta nella sua storia. Trascinata da una trimestrale sotto le attese, la seconda consecutiva, riportando una perdita inaspettata di 0,21 dollari per azione per il primo trimestre fiscale, significativamente peggiore dell’utile previsto di 0,09 dollari. A tenere maggiormente l’attenzione è stata tuttavia Uber, visto anche il suo ingresso nell’S&P 500 il dicembre scorso. Le azioni di Uber sono crollate del 5,7% dopo che la società ha deluso sugli utili.
Nel primo trimestre del 2024, Uber Technologies, Inc. ha registrato una perdita netta di 654 milioni di dollari, una cifra inaspettata che riflette principalmente la svalutazione degli investimenti dell’azienda in altre società, tra cui la piattaforma indiana di consegna cibo Zomato e il servizio cinese di ride-hailing Didi. “La ragione principale della nostra perdita è legata alle significative partecipazioni in alcune società come Didi e altre… non è correlata alle nostre operazioni quotidiane,” ha affermato l’amministratore delegato Dara Khosrowshahi. Nonostante le sfide finanziarie legate agli investimenti, Uber ha mostrato segni di robusta crescita operativa. Le prenotazioni totali sono cresciute del 20% su base annua, raggiungendo i 37,7 miliardi di dollari, spinte da un incremento del 21% nei viaggi e da significative espansioni nei segmenti Mobility e Delivery. L’Adjusted EBITDA è aumentato dell’82% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 1,4 miliardi di dollari, sottolineando la capacità dell’azienda di generare profitti operativi nonostante le sfide esterne.
Inoltre, il numero dei consumatori attivi mensili (MAPC) è aumentato del 15% su base annua, raggiungendo i 149 milioni. Questo incremento nei MAPC indica che sempre più persone si affidano ai servizi di Uber, sia per il trasporto che per le consegne. Allo stesso modo, i viaggi (TRIPS) sono aumentati del 21% su base annua, raggiungendo i 2,6 miliardi nel trimestre, il che equivale a circa 28 milioni di viaggi al giorno. Questa crescita sostanziale nei viaggi dimostra il crescente coinvolgimento degli utenti e la fiducia nei servizi offerti da Uber.
Tuttavia, Uber ha fornito una guida cautelativa per le prenotazioni lorde nel secondo trimestre, segnalando un potenziale rallentamento. Questo annuncio arriva in un momento in cui il principale concorrente, Lyft, ha superato le aspettative sia per la linea di bilancio che per il risultato netto, il che ha spinto al rialzo le sue azioni. Questa differenza nelle performance tra i due giganti del ride-sharing evidenzia la volatilità e la competitività del settore in cui operano.
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