Mercati in laterale, pesa la discesa della tecnologici

Il quadro di fondo sui mercati non cambia: il settore tecnologico continua ad evidenziare le maggiori fragilità in un contesto in cui gli investitori continuano a riposizionarsi sui settori più ciclici. Nel complesso il sentiment sulle piazze azionarie resta debole: come detto, il Nasdaq ieri ha chiuso a ribasso e consolidato la rottura al ribasso della MM a 50 giorni, mentre la sovraperformance relativa di S&P500 e DJ30 non ha salvato ieri gli altri due indici di Wall Street, entrambi con chiusure in flessione.

Anche in Europa ieri abbiamo assistito ad una seduta di consolidamento, con il quadro dell’evoluzione del virus che migliora sensibilmente nel Regno Unito ed in Germania, mentre in Italia ed in Spagna si va verso un peggioramento deciso delle condizioni sanitarie.

Sul fronte macroeconomico le principali notizie anche ieri siano venute dall’America. Il mercato del lavoro evidenzia ancora una certa debolezza ed anche l’indice PMI-ISM manifatturiero ha confermato la scarsa fiducia del settore privato che, nonostante le misure di stimolo in via di definizione, soffre la mancanza di visibilità sull’evoluzione del quadro economico. 

Sul piano settoriale, come detto, il movimento rotazionale è evidente: soprattutto in Europa, i settori legati ai trasporti e all’energia stanno beneficiando delle attese di una prossima riapertura di molte attività economiche, mentre la tecnologia sembra essere entrata in una fase di debolezza sempre più accentuata. 

Sul fronte delle altre asset class, anche ieri è rimasta alta la pressione dei tassi d’interesse, con i rendimenti dell’obbligazionario governativo che si sono mossi a rialzo, dopo la flessione del giorno precedente, a conferma dei timori di un possibile rialzo dell’inflazione. Continua la discesa dell’oro, mentre il comparto delle criptovalute continua a beneficiare della recente fase di rialzo, sia pure in quadro di crescente volatilità.

La chiusura negativa di Wall Street ha influenzato anche la seduta asiatica, che ha registrato perdite consistente sui principali indici della regione. In Australia, il dato sulle vendite al dettaglio è uscito in rialzo dello 0,5% su base mensile ma ha mancato le stime degli analisti (0,6%). Sul piano macroeconomico, oggi attendiamo il dato sulla disoccupazione nell’eurozona, mentre dagli Stati Uniti arriverà il dato settimanale sulle richieste di sussidi di disoccupazione e gli ordini industriali per il mese di Febbraio.

TECHNICALS IN FOCUS

ETH

Ethereum ha messo una segno una performance vicina al 160% da inizio anno, arrivando vicina ai $2.000. Il recente pullback dai massimi ha spinto ETH sul primo supporto significativo, rappresentato dal 61.8% di Fibonacci del rally dai inizio anno e dalla MM a 50 giorni, area su cui sembra aver trovato una certa stabilità, con l’obiettivo di puntare nuovamente ad area $1.750 e $2.000. Una flessione sotto area $1.500 aprirebbe lo spazio ad un estensione del ribasso fino ad area $1.250 o $1.000, erodendo gran parte dei guadagni realizzati da inizio anno. Detto questo, la dinamica di prezzo e di RSI ci fanno ritenere l’ipotesi di un nuovo allungo rialzista ancora oggi lo scenario più verosimile.

FUNDAMENTALS IN FOCUS

British Petroleum: settore e titolo scambiano ancora con un forte sconto 

Come noto, il settore energy è appena uscito da uno dei suoi anni storicamente peggiori, con i prezzi del greggio che sono scesi su minimi record ed un settore che è stato costretto a chiudere una larga parte delle piattaforme di estrazione. In presenza di una graduale ripresa della domanda, la scarsa offerta disponibile ha creato una decisa pressione dei prezzi, che si è riflessa nel deciso uptrend di questi mesi del WTI. Tra i primi a beneficiare di questo mutato stato di cose sono state le società petrolifere. 

BP è una delle più grandi compagnie di petrolio e del gas al mondo. L’azienda è completamente integrata ed opera sia nel upstream che nel downstream. In quest’ultimo segmento si concentra principalmente sulla raffinazione. La società ha generato circa $180 miliardi di ricavi nel 2020 e capitalizza circa $76 miliardi.

BP esce da un decennio difficile, dopo la fuoriuscita di petrolio che si è verificata nel sito deepwater horizon nel 2010 nel Golfo del Messico. La società ha continuato a sentire gli effetti di questo incidente per anni, avendo pagato $2,4 miliardi in danni e probabilmente pagherà $1 miliardo in danni anche nel 2021.

Anche la flessione del petrolio dal 2014 al 2017 è stata un altro elemento di sofferenza per la società per anni. Infine, ad influire sui risultati è stata chiaramente anche la diminuzione della domanda di energia per effetto dell’esplosione del Covid-19. Negli anni, l’utile per azione di BP è passato dai $8,06 per azione ad una perdita di $1,69 nel 2020.

Le previsioni del management sono che BP sarà in grado di far crescere il suo utile per azione ad un tasso del 4% all’anno fino al 2026, con la domanda di prodotti energetici che dovrebbe migliorare in presenza di un’impresa economica dopo la pandemia. L’azienda ha annunciato l’intenzione di investire maggiormente nelle energie rinnovabili, il che potrebbero rivelarsi un notevole catalyst per la crescita nel prossimo futuro.

Nonostante i problemi negli ultimi dieci anni, BP ha aumentato il dividendo per sette volte dal 2011 al 2019. Tuttavia, l’anno scorso, la società ha dovuto dimezzare il dividendo che, anche a questi livelli, è pari a $1,26 per azione, e si traduce in un dividend yield del 5,6% ai prezzi attuali. Utilizzando il dividendo annualizzato ed un utile per azione previsto di $1,50 per l’anno in corso, il payout ratio è vicino all’80%. Nonostante le incertezze attuali, un dividendo già dimezzato sembra essere in ogni caso molto sostenibile.

BP oggi scambia ad un rapporto P/E pari a 11,3, con un suo valore medio negli ultimi cinque anni che è pari a 12, evidenziando ancora oggi una sottovalutazione fondamentale del titolo. Ad oggi il titolo offre un dividend yield vicino al 6% che, se sommato ad una crescita degli utili del 4% annuo e ad un 6% annuo di espansione dei multipli, mette il titolo nella condizione di offrire un rendimento intorno al 10% annuo per i prossimi cinque anni.

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