Mercati in calo per la terza seduta consecutiva, ma gli investitori rimangono cauti

I mercati hanno corretto per la terza seduta consecutiva, ma non c’è panico. Gli investitori stanno semplicemente riducendo il loro rischio, dopo l’eccessiva euforia degli ultimi mesi, con preferenze verso “porti sicuri” – si vede il massimo di quattro settimane registrato dal dollaro americano. Lo S&P 500 è sceso di circa il 2%, mentre il Nasdaq di poco oltre i 3 punti. Anche in Europa, la situazione è simile, con lo Stoxx 600 in calo del 2,7% e Parigi, Milano e Francoforte di oltre i 3 punti percentuali. Tuttavia, la correzione maggiore si è verificata a Madrid, con l’IBEX in calo nelle ultime cinque sedute.

Se le azioni scendono, i rendimenti obbligazionari salgono per il terzo giorno consecutivo con gli investitori ancora a stimare gli effetti sull’economia del declassamento del rating del governo statunitense. Le Utilities e il Real Estate i settori che hanno ieri riportato le maggiori pressioni, rimarcando la loro maggiore tipicità alla sensibilità dei tassi, bene invece il settore energetico in grado di beneficiare del rally del mercato energetico (si vedano i rialzi nei prezzi del gas e del petrolio).

Ad evitare perdite maggiori sui listini ci hanno pensato le buone notizie macroeconomiche. La produttività non agricola del secondo trimestre degli Stati Uniti è aumentata più del previsto (+3,7% rispetto attese di un 2,2%) e il costo del lavoro unitario è sceso più del previsto (+1,6% rispetto alle stime di un +2,5%), attenuando le preoccupazioni sull’inflazione.   Anche i commenti positivi del Presidente della Fed di Richmond, Tom Barkin, sono stati rialzisti per le azioni, quando ha affermato che l’allentamento dell’inflazione più ampio del previsto a giugno potrebbe essere un’indicazione che l’economia statunitense possa raggiungere un atterraggio morbido, tornando alla stabilità dei prezzi senza una dannosa recessione.

Inflazione che tuttavia rischia di riaccendersi soprattutto con la ripartenza delle commodities. Negli ultimi tre mesi, abbiamo assistito a significative aumenti nei prezzi del petrolio WTI (oltre il 20%) e del gas (19%). Ieri, il prezzo del petrolio ha ricevuto ulteriore supporto dalla dichiarazione dell’Arabia Saudita e della Russia, che hanno annunciato l’intenzione di estendere i tagli volontari alla produzione nel prossimo mese. Riyadh ha dichiarato di voler continuare a ridurre la produzione di petrolio di 1 milione di barili al giorno per un ulteriore periodo, mentre la Russia diminuirà le sue esportazioni di petrolio di 300.000 barili al giorno a settembre. Questi annunci sono arrivati ​​poco prima dell’odierna riunione dell’OPEC+, dove si prevede che il gruppo manterrà in gran parte l’attuale politica di limitazione dell’offerta di petrolio fino al 2024, quasi a voler sottolineare agli investitori di evitare di scommettere contro l’Arabia Saudita. Nel frattempo, negli Stati Uniti, le scorte di petrolio sono diminuite di ben 17 milioni di barili la scorsa settimana, principalmente a causa dell’aumento delle raffinerie e delle forti esportazioni di greggio. Tuttavia, sul fronte della domanda, permangono preoccupazioni riguardo a una ripresa debole in Cina e soprattutto nella maggior parte dei Paesi europei. Con il prezzo del greggio che oscilla in un range laterale tra i $66 e gli $83, sarà interessante monitorare l’evoluzione con le nuove pressioni sulla resistenza.

 

Nelle trimestrali societarie, i guadagni dei big del settore tecnologico sono stati un po’ contrastanti. Giovedì Apple ha previsto che il crollo delle vendite continuerà nel trimestre in corso, anche se nel terzo trimestre fiscale ha battuto gli obiettivi di Wall Street in termini di vendite e profitti. Giro di affari che rimarca il terzo consecutivo trimestre con crescite annue in calo e con le vendite di IPhone (core business aziendale che pesa per poco meno della metà delle vendite totali) in flessione -2,4% a/a. A sollevare la flessione nelle vendite ci hanno pensato nuovamente il business dei Servizi +8,2% e dei Wearables, Home and Accessories (+2,5%).

 

Amazon ha invece registrato una crescita delle vendite e degli utili superiori alle aspettative di Wall Street. Il cuore pulsante della redditività di Amazon in questo momento è AWS, e la buona notizia è che la crescita si è stabilizzata con un aumento dei ricavi del 12%.  Anche le vendite online hanno mostrato segni di ripresa, con una crescita dei ricavi del 4%. È importante osservare che la riduzione dei costi di Amazon sta dando i suoi frutti. L’utile operativo è balzato del 131% a 7,7 miliardi di dollari. Si tratta di un cambiamento significativo rispetto a quanto visto dal gigante dell’e-commerce negli ultimi 12 mesi.

La giornata odierna si preannuncia tesa con la pubblicazione sui dati del mercato del lavoro negli Stati Uniti. Le attese sono per un’aggiunta di 200.000 nuovi posti di lavoro nel mese di luglio, evidenziando possibilmente il dato più debole dalla fine del 2020.

 

 

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