Mercati azionari in rialzo nonostante incertezza e cautela degli investitori

I mercati azionari chiudono prevalentemente la seduta di giovedì in territorio positivo, con lo S&P 500 che recupera parte del terreno perduto, dopo quattro sedute consecutive di ribassi. Nonostante pubblicazioni macroeconomico non certamente idilliache in tale contesto, con l’inflazione di fondo che in Europa viene ad essere rivista al rialzo rispetto alle sue stime preliminari (dal 5,2% al 5,3%) e con l’America che continua ad offrire un mercato del lavoro decisamente troppo tonico di quello auspicato dalla Fed, gli investitori preferiscono vedere il bicchiere mezzo pieno dopo le recenti discese, sorretti dal calo dei rendimenti dei Treasury e dai buoni numeri di Nvidia. I settori della tecnologia e dell’energia hanno fatto da traino, mentre i settori più difensivi sono rimasti indietro, in linea con un tono leggermente più ottimista in mezzo alle recenti fluttuazioni dei mercati azionari e obbligazionari. A tale esposizione bisogna inoltre aggiungere come la crescita economica degli Stati Uniti nell’ultimo trimestre è stata rivista al ribasso, mentre l’indice dei prezzi PCE core, la misura dell’inflazione preferita dalla Fed, è stata corretta per mostrare un rallentamento più morbido. Nonostante il rimbalzo la tendenza resta ancora decisamente incerta e maggiormente focalizzata sulle future mosse della Fed/Bce.

Intanto, dopo una diminuzione del 5% sull’S&P 500, gli investitori pessimisti hanno nuovamente superato quelli ottimisti nel sondaggio pubblicato dalla AII (Associazione americana degli investitori individuali) ieri. Il sentimento rialzista dell’AAII è sceso al 21,6%, 12 punti al di sotto della media quinquennale, che si attesta al 33,6%. Il sentimento ribassista è invece salito al 38,6%, nuovamente al di sopra della propria media storica. Sono state solamente due le settimane di sentiment rialzista dei mercati, dopo ben 44 settimane consecutive ribassiste.

 

 

Se il sentimento degli investitori americani torna nuovamente al ribasso, la ricerca su Google della parola “recessione” mostra una decisa contrazione dai massimi di giugno 2022, mentre cresce la ricerca del termine “Soft Landing”. Segnale probabilmente di una maggiore speranza per una recessione evitata e di come muoversi in un campo di atterraggio morbido.

 

La mattina si apre con l’inflazione giapponese salita su nuovi massimi da dicembre 1981 al 4,3%. L’inflazione core, che esclude i prezzi volatili dei generi alimentari, è salita al 4,2% annuo a gennaio, in linea con le stime del consenso e quindi la reazione del mercato per USD/JPY è stata piuttosto contenuta.  Con il Nikkei in deciso rialzo, dopo la pausa di ieri, i commenti di Kazuo Ueda (governatore entrante della Bank of Japan) non hanno generato quei movimenti attesi dagli investitori, assumendo posizione cauta. I suoi commenti sono stati dovish, quando ha riportato di ritenere “appropriato continuare le misure di allentamento monetario”, sostenendo la continuità della politica dovish dell’attuale governatore della BoJ Kuroda. Con un’inflazione in rialzo le pressioni per Ueda potrebbero accrescersi, soprattutto se l’inflazione non fosse transitoria come sostenuta da Kuroda (déjà-vu…)

In Europa la giornata si apre con la doccia fredda del calo, ben oltre le attese, del PIL tedesco per il quarto trimestre. Dato che ha rivelato un rallentamento maggiore delle letture preliminari, con il valore che si assesta al ribasso allo -0,4% (rispetto ad attese dello -0,2%). I consumi privati sono precipitati dell’1% su base trimestrale, mentre gli investimenti del 2,5%. A sostenere la crescita di Berlino ci ha pensato la spesa pubblica cresciuta nuovamente dello 0,6% su base trimestrale.

 

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