Ritorna la propensione al rischio nella seduta di venerdì, favorito da un forte rimbalzo delle banche regionali e da un solido rapporto sull’occupazione che ha attenuato i timori di una recessione. Acquisti che riflettono la preferenza degli investitori nell’anno, con gli outperformer (come il Nasdaq 100 e il FTSE MIB) che sono stati in grado di chiudere la settimana in territorio positivo, a differenza di molti altri listini.
PacWest e Western Alliance, tra le principali banche al centro dei timori, hanno registrato venerdì un forte rimbalzo dell’81,7% (sebbene ancora in calo del 75% da inizio anno) e del 49,3% (-55% da inizio anno), guidando i guadagni delle banche regionali dopo che JPMorgan ha aggiornato i suoi giudizi su Western Alliance, Zions Bancorp e Comerica dichiarando che le tre banche appaiono “sostanzialmente mal valutate” in parte a causa dell’attività di vendita allo scoperto.
I mercati stanno attualmente cercando di individuare la prossima banca regionale ad essere acquisita, ed è possibile ipotizzare come ci potranno essere ulteriori interventi e consolidamenti nel settore bancario nei mesi a venire. Le condizioni di credito rimarranno un fattore importante da considerare, poiché le banche potrebbero aumentare i requisiti per l’ottenimento di prestiti a causa dell’instabilità dei depositi, rendendo più difficile per le imprese e i consumatori accedere ai finanziamenti. È importante notare che queste restrizioni sul credito erano già in atto prima delle recenti turbolenze bancarie e stanno esercitando una pressione negativa sull’economia in generale. In un certo senso, questa stretta creditizia potrebbe contribuire a raggiungere l’obiettivo della Federal Reserve di raffreddare i consumi attraverso l’aumento dei tassi di interesse.
Inoltre, gli investitori hanno accolto con favore gli utili positivi di Apple, che hanno spinto il titolo a salire del 4,7%. Sul fronte dei dati, i NonFarm Payrolls e la crescita dei salari negli Stati Uniti hanno registrato un’accelerazione superiore alle previsioni nel mese di aprile, indicando che l’economia statunitense rimane forte, sfidando l’aspettativa che il ciclo di rialzi dei tassi della Federal Reserve sia terminato. I dati americani hanno infatti registrato una crescita dell’occupazione a 253 mila posti di lavoro in aprile, superiore alle attese di 180 mila, sebbene i dati dei mesi precedenti siano stati rivisti al ribasso. Preoccupazioni per la Fed provengono invece dall’inflazione salariale, la quale ha inaspettatamente accelerato allo 0,5% mensile dallo 0,3%, e dal tasso di disoccupazione, sceso nuovamente al 3,4% dal 3,6%.
In generale, i mercati americani sono avanzati quest’anno, con lo S&P 500 in aumento del 7% e il Nasdaq 100 del 20%. La leadership del mercato azionario è concentrata in pochi titoli e settori, tra cui quelli difensivi e di crescita di qualità. Tutto questo mentre i rendimenti dei titoli di Stato del Tesoro sono scesi dal loro picco di inizio marzo, con gli investitori alla ricerca di attività sicure, mentre crescono le preoccupazioni per la crescita economica. Volatilità che resta protagonista, dopo i bassi volumi registrati dal VIX, con gli investitori che mostrano le maggiori attenzioni e ridimensionamenti delle attese soprattutto durante le pubblicazioni dei dati del lavoro, in netto contrasto con le preoccupazioni inflazionistiche che hanno caratterizzato i movimenti nello scorso anno.
Con i mercati preoccupati sull’evoluzione futura, tra rischi di recessione, inflazione, tetto sul debito pubblico, rischi geopolitici ma soprattutto per i lori depositi presso le banche regionali americane risulta fuori contesto la crescita di alcune criptovalute. Meme coin quale PEPE è salita del 286% nell’ultima settimana, evidenziando come la determinazione a speculazioni resta ancora viva nei mercati.
Prosegue invece in positivo la stagione delle trimestrali. Ad oggi l’85% delle società sull’S&P 500 ha riportato risultati effettivi per il primo trimestre del 2023. Di queste, il 79% ha restituito un utile per azione effettivo superiore alle stime, dato maggiore della media decennale del 73%. Complessivamente, le aziende riportano utili superiori del 7,0% rispetto alle stime, con il calo degli utili per il primo trimestre attualmente pari al -2,2%, rispetto al -3,7% della scorsa settimana e al -6,7% della fine del primo trimestre.
Agenda macroeconomica della settimana che vedrà il ritorno in scena dell’inflazione negli Stati Uniti, con la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo e alla produzione. Dati quest’ultimi che, sia in Europa che in America, hanno registrato minori pressioni a monte, con il differenziale in territorio negativo.
Le stime indicano che l’inflazione complessiva è aumentata dello 0,4% ad aprile, mantenendo il tasso annuale invariato al 5%. L’inflazione di fondo dovrebbe aumentare dello 0,4%, con un conseguente calo del tasso annuale al 5,5% dal 5,6%. Nel frattempo, i prezzi alla produzione dovrebbero crescere dello 0,3% su base mensile, il che potrebbe far scendere l’inflazione annuale al 2,5% dal 2,7%. Inoltre, il mercato terrà d’occhio la lettura preliminare dell’Università del Michigan sul sentimento dei consumatori e sulle aspettative di inflazione per il mese di maggio.
Inflazione protagonista anche in Europa con la lettura in Germania e Francia. Attese che rimarcano una divergenza, con i dati tedeschi attesi confermare un rallentamento del tasso d’inflazione, sceso ai minimi di 8 mesi, mentre le letture francesi confermare le stime preliminari di crescita al 5,9% (dalla precedente lettura del 5,7%).
Nel Regno Unito, la Banca d’Inghilterra annuncerà la sua decisione di politica monetaria, con i mercati che prevedono un aumento di 25 punti base (decisioni in linea con le scelte americane ed europee), dato che l’inflazione ha persistentemente superato il 10% per sette periodi consecutivi. Nel frattempo, si prevede che i dati preliminari sul PIL inglese indichino una leggera espansione dell’economia nel 1° trimestre, nonostante la precedente flessione di febbraio e marzo.
In Asia, l’attenzione si concentrerà sulla bilancia commerciale cinese di aprile, sul tasso di inflazione e sulla crescita dei prestiti, nell’ambito di una valutazione continua della ripresa economica del Paese. In Giappone, gli investitori monitoreranno i verbali e la sintesi dei pareri della BoJ per capire quali potrebbero essere le scelte politiche del nuovo governatore della banca centrale.
La settimana vedrà inoltre il petrolio al centro della scena internazionale con la riunione OPEC + attesa per questo giovedì 11 maggio. Con i prezzi del petrolio in calo di quasi il 7% la scorsa settimana, le preoccupazioni restano maggiormente incentrate sulla domanda, con le nazioni OPEC+ sottoposte a sanzioni (Russia, Iran e Venezuela) che continuano a pompare più del previsto.
Infine, la stagione degli utili si avvia alla conclusione, con i risultati trimestrali di PayPal, Airbnb, KKR Walt Disney, Saudi Aramco, TSMC, Siemens Healthineers, Merck, Compass Group, Richemont e molti titoli italiani.
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