Marzo amaro, ma non per tutti

Marzo amaro per il FTSE MIB, che chiude il mese in calo dell’1.56%. Ma sotto la superficie, il listino racconta tutt’altro. Su 40 titoli, ben 22 hanno chiuso in positivo. Il mercato italiano non rallenta: si divide. In vetta al podio brilla Leonardo, che mette a segno un altro +16.3%. Terzo mese consecutivo sopra il +15%: è diventata la stella polare del MIB. Ordini in crescita, narrativa di difesa, momentum tecnico perfetto. Al secondo posto si fa notare Telecom Italia +14.8%, tra speculazioni, operazioni straordinarie e voci che continuano ad alimentare l’ottimismo. Chiude il podio Banca Mediolanum +9.4%, che si aggiunge alla lunga lista delle banche italiane in rally da inizio anno. Dopo due mesi da leader assoluta, Iveco scivola: -0.3% a marzo. La corsa resta intatta YTD (+61.4%), ma il sorpasso da parte di Leonardo è servito. E sul fondo della classifica? Amplifon -23.4%, Stellantis -17%, Brunello Cucinelli -15.5%. Tre storie diverse, un solo comune denominatore: America. Tutte e tre fortemente esposte agli Stati Uniti, finiscono nel mirino tra trimestrali deboli, guidance fiacche e timori di nuovi dazi dopo i toni da campagna di Trump. A tenere su il listino ci pensa ancora una volta il comparto finanziario: UniCredit +1.8%, Unipol +2.7%, BPER +4.7%, Mediobanca +0.7%, Generali +2.0%. Non solo tengono, ma consolidano rally YTD che superano spesso il +20%, quando non il +30%. Il credito italiano continua a macinare fiducia. Il rischio Paese? Sembra un ricordo lontano. Fuori dal radar, ma non dai radar degli investitori, Poste Italiane +5.8% e Italgas +7.2%.

A marzo anche Francoforte rallenta: il DAX perde l’1,7%, zavorrato da real estate, auto, tech e pharma. Su 40 titoli, 28 chiudono in rosso. Fanno eccezione i soliti noti: Rheinmetall vola del 31%, +114% da inizio anno. Ma tolta l’eccezione difensiva, il quadro mostra stanchezza. Solo 14 titoli sopra la media mobile a 50 giorni. Il momentum ha voltato le spalle a big come BMW, Infineon, Adidas, Porsche AG.  Peggio fa Parigi: il CAC40 crolla del 3,96%. Solo 14 titoli in positivo. Il sell-off colpisce lusso, semiconduttori e industria: Kering, LVMH, STMicro e Stellantis guidano la discesa. A tenere su la baracca ci pensano Thales, Veolia, Bouygues. Difesa, costruzioni e utilities: i baluardi in un panorama indebolito.

L’S&P 500 ha registrato un calo mensile del 5,8%, con circa  il 67% dei suoi componenti in ribasso e 80 titoli che hanno perso almeno il 10%, a fronte di solo 16 in rialzo di almeno il 10%.  Guardando da vicino i top performer dell’S&P 500 a marzo, il quadro settoriale rivela un pattern ben definito: difensivi, energia e healthcare hanno dominato la scena.​

Tra i titoli con le peggiori performance mensile, il settore aereo è stato particolarmente colpito. Delta Air Lines e United Airlines hanno subito una significativa flessione, riflettendo le preoccupazioni degli investitori riguardo alla domanda dei consumatori. ​ Al contrario, la parte alta del listino racconta una storia diversa. Non quella dell’hype tecnologico o del beta elevato, ma quella di una rotazione silenziosa verso settori difensivi, energia e healthcare. Sul gradino più alto sale Dollar General (+16%), spinto da una trimestrale sopra le attese e un piano di ristrutturazione credibile. A seguire, il ritorno della difesa: Huntington Ingalls (+16,2%), Northrop Grumman (+11,4%). L’energia si fa sentire con Newmont (+13,4% sull’oro), EQT (+10,9% sul gas), Mosaic e FMC a doppia cifra. L’agrobusiness rinasce. Infine, il settore sanitario riscopre la sua natura rifugio: HCA +13,1%, UnitedHealth +10,7%, Elevance +10,1%. Qualità, margini, resilienza.

Aprile: rimbalzo o trappola?

Aprile si apre con un paradosso tutto finanziario: la primavera promette rinascita, ma i mercati entrano in apnea. Donald Trump rispolvera lo spettro dei dazi, ribattezza il 2 aprile come “Liberation Day” e semina incertezza globale proprio mentre le banche centrali camminano sul filo tra tagli ai tassi e timori recessivi. Sarà un mese da maneggiare con estrema cautela.

Mentre gli investitori si aggrappano all’oro — ai massimi storici per la 19ª volta da inizio anno, nel miglior primo trimestre dal 1986 — Wall Street corregge. L’S&P 500 scivola dell’8,7% dai massimi, le Magnifiche 7 cedono in media il 20%. Il rally europeo, per ora, regge. Ma per quanto ancora? Aprile dirà se ha ancora fiato o se è tempo di una pausa.

Eppure, proprio aprile nasconde una statistica confortante: è storicamente un mese positivo sia per il FTSE MIB che per lo S&P 500. Dal 2000 ad oggi, l’indice americano ha chiuso il mese in positivo 18 volte su 25, con una media del +1,65%. Quando chiude in rosso (7 volte), lo fa in media con un -3,8%. Ma quando va bene, accelera: +3,8%.

E c’è di più: nei cinque anni in cui il primo trimestre è stato negativo — 2001, 2003, 2008, 2009, 2020 — aprile ha sempre reagito con forza. Solo tre eccezioni: 2002, 2005 e 2022. Il dato mediano? +4,8%. Dopo trimestri difficili, aprile diventa un mese di rimbalzo, probabilmente sospinto da ribilanciamenti di portafoglio, scadenze fiscali e i primi outlook sugli utili. Un mese ponte, fragile ma potenzialmente strategico. Dove la cautela è obbligatoria, ma l’occasione potrebbe essere dietro l’angolo.