Le nuove paure dei mercati

L’errore della Fed, come riportato ieri, sta nell’aver dimostrato debolezza, non tanto legata ad una decisione povera sui rialzi d’interesse (anzi!), ma nell’aver dimostrato ai mercati come la sua ultima decisione sia stata figlia più delle stesse aspettative dei mercati rispetto ai dati.  Evidenziando la mancanza di una vera stella polare.

Di fatto i mercati mostrano ora la loro imperfezione, sebbene il rialzo fosse in realtà pienamente scontato, quello a cui non si aspettavano sembrano essere le conseguenze della stessa azione sul fronte della crescita. Recessione che diventa ora l’altra faccia della stessa medaglia nella paura dei mercati, con la ricerca del termine che evidenzia una decisa crescita all’interno del motore di ricerca di Google.

Eppure, ieri tale preoccupazione non si è rivelata all’interno della curva dei tassi, o di altri proxy utilizzati a suo monitoraggio. Lo spread tra i rendimenti americani a 10 e 2 anni ha registrato un rialzo di quasi il 34%, mentre lo spread tra il decennale e quello a tre mesi ha registrato una leggera correzione dello 0.06%, dopo essere stato scambiato per quasi tutta la giornata in rialzo.

Di fatto, la giornata si è conclusa con i quasi tutti i principali listini mondiali in rosso:

Banche centrali nuovamente protagoniste nella seduta di ieri:

  • La Banca Centrale Europea BCE cerca di contenere le pressioni dei mercati a riguardo l’efficacia del suo (ancora vago) scudo anti-spread. Ieri l’indiscrezione, battuta dalle agenzie di stampa, che il piano possa arrivare già a luglio ha generato sollievo sullo spread italiano. Tuttavia, i movimenti restano ancora una scommessa, poiché molti  dubbi restano sulla loro operatività e come la Bce possa evitare che i paesi penalizzati (vedi Germania e Olanda) possano remare contro. Allo stato attuale la Lagarde gioca la carta del Whatever it takes, ma è difficile che questa volta la BCE non debba mostrare le carte.
  • La Banca centrale Svizzera (SNB) a sorpresa ha ieri giocato di anticipo, con i mercati che non si aspettavano modifiche sui tassi, l’istituto centrale elvetico ha aumento i tassi di riferimento di 50 punti base (ormai sul tavolo si gioca solamente con grandi fiches), portando il tasso ufficiale al -0,25% e non escludendo ulteriori aumenti nelle prossime riunioni. Si tratta di fatto del primo rialzo dal 2007. L’SNB ha inoltre sottolineato di essere disposta a intervenire sul mercato dei cambi se necessario, parole che incutono paura, con gli investitori ancora scottati dalla fine del peg del 2015. Proprio i movimenti del franco svizzero nei confronti dell’Euro hanno ieri registrato i maggiori movimenti dal 2015.

  • La Bank of England (BoE), come da attese ha effettuato il rialzo di 25 pb, portando ora il tasso ufficiale all’1,25%. Quinto rialzo consecutivo per Londra con tre membri che hanno votato persino per un rialzo maggiore di 50 pb. La banca centrale, che ha inasprito la sua forward guidance, prevede ora che l’inflazione supererà il 9% nei prossimi mesi e salirà leggermente al di sopra dell’11% in ottobre, mentre la crescita del PIL dovrebbe rallentare nettamente nella prima metà del periodo di previsione.
  • La Bank of Japan (BoJ) ha questa mattina invece ribadito la sua fermezza ad acquistare illimitatamente JGB a 10 anni allo 0,25% per difendere il controllo della curva dei rendimenti, muovendosi controcorrente rispetto alle principali economie.I tassi a 10 anni sono scesi oggi sotto il tetto dello 0,25% dopo aver testato livelli ben superiori ieri. Ciò ha generato nuovi acquisti sulla coppia USD/JPY, dopo le recenti pause, con il cambio tornato sopra quota 134.

Giornata odierna: Inflazione che torna nuovamente protagonista con le pubblicazioni odierne relative all’area dell’euro per il mese di maggio. Questo in aggiunta alla seduta dell’EcoFin.

Sebbene il presidente della Fed Jerome Powell terrà oggi un discorso in occasione di una conferenza sul ruolo internazionale del dollaro, difficile che possa generare movimenti sui mercati, non essendo previste domande.

Criptovalute: La correzione sul mercato azionario non è stata di supporto al mondo virtuale, alle prese con il suo inverno. Bitcoin ieri ha ceduto oltre 9 punti percentuali mentre ETH quasi il 13%.  Capitalizzazione che ora si porta perfino al di sotto dei $900 mld, a quota $895,50.

Intanto a Panama si discute sulla Crypto Bill, ovvero la legge che regolerebbe bitcoin, DAO e attività legate alla blockchain. Stando alle ultime indiscrezioni il Presidente panamense Cortizo avrebbe posto un veto. Veto tuttavia parziale volto a migliorare il disegno di legge per renderlo conforme alle nuove raccomandazioni sulla trasparenza fiscale e la prevenzione del riciclaggio di denaro.

Intanto Elon Musk, nel suo primo incontro con i dipendenti di Twitter riporta la volontà di integrare pagamenti in crypto nel social, questo nonostante lo stesso miliardario sia stato citato in giudizio per 258 mld per aver incoraggiato il pubblico ad acquistare Dogecoin, (in calo ora del 92% dal suo massimo storico).

Intanto le pressioni ribassiste sul Bitcoin minano la fiducia del Presidente di El Salvador.  Il valore di mercato di Bitcoin acquisito dal governo di El Salvador dall’anno scorso, pari a circa $ 103 milioni, si è oltre che dimezzato ad oggi, con l’ultimo acquisto che risale al 9 maggio di circa 500 BTC. Da allora, il prezzo di Bitcoin è precipitato di quasi il 30%. Tuttavia, stando alle parole del Ministro delle Finanze il crollo del mercato delle criptovalute in corso rappresenta un rischio fiscale “estremamente minimo” per El Salvador.