Le azioni vacillano mentre il mondo osserva: inflazione, FOMC e tetto del debito allontanano gli investitori

Le azioni hanno sperimentato una diminuzione ieri. Non c’è stato un singolo fattore scatenante, ma potremmo indicare l’appiccicosa inflazione al consumo del Regno Unito, il calo delll’IFO tedesco, i verbali del FOMC o il ritardo sull’accordo sul tetto del debito come eventi che hanno portato a rimuovere alcune fiches dal tavolo. In tale scenario, con la BoE e la Fed che ritornano nuovamente sotto i riflettori, la correlazione tra i rendimenti e le azioni è tornata in territorio negativo.

Nei mercati finanziari è comune l’uso di espressioni figurative come “When the United States sneezes, the rest of the world catches pneumonia” (letteralmente “Quando gli Stati Uniti starnutiscono, il resto del mondo prende la polmonite”) o “Quando la Cina tossisce, la Germania si influenza”. Queste espressioni suggeriscono che quando crisi o problemi finanziari negli Stati Uniti o in Cina si verificano a soffrirne maggiormente sono paesi terzi. Va sottolineato che questa situazione si sta verificando in parte, con opportune precisazioni. L’incerta crescita economica cinese sta influenzando negativamente il mercato dei metalli industriali, come rame, alluminio, nichel, litio e cobalto, che hanno registrato forti cali dall’inizio dell’anno.  In ogni caso, sembra che i mercati, in particolare quelli tedeschi e francesi (sostenuti quest’ultimi dal settore del lusso), stiano abbracciando un’idea meno negativa. Infatti, i principali indici di borsa di questi paesi hanno raggiunto nuovi massimi storici durante l’anno. Divergenze di vedute che soprattutto verso inizio aprile hanno iniziato a evidenziarsi maggiormente.

Tuttavia, al centro dell’attenzione mondiale in questo momento ci sono gli Stati Uniti. La telenovela riguardante il tetto del debito pubblico americano continua a catturare l’interesse di miliardi di spettatori in tutto il mondo. Le parti coinvolte continuano a giocare con i nervi tesi degli investitori, avanti e indietro, come se nulla fosse. La trama si sviluppa con passi avanti e passi indietro, mantenendo tutti incollati agli schermi. Ieri in serata i nuovi commenti dello Speaker Repubblicano alla Camera McCarthy hanno riportato fiducia su un possibile accordo dopo aver riportato ai giornalisti come i negoziati abbiano preso progressi, sebbene un numero di questioni rimangano ancora irrisolte. Dichiarazioni che generano ottimismo mentre da una parte si continua a monitorare l’evoluzione del saldo del Tesoro mentre l’agenzia di rating Fitch ha messo sotto osservazione il credito degli Stati Uniti per un possibile declassamento. Scelta obbligatoria alla luce della scadenza.

Intanto mentre la bagarre tra repubblicani e democratici continua, interessante osservare come i due ETF “politici” NANC e KURZ seguano performance diverse. L’ETF NANC, il quale investe in titoli azionari di società quotate in borsa in cui i membri democratici seduti del Congresso degli Stati Uniti e/o le loro famiglie hanno dichiarato di avere investito attraverso le segnalazioni pubbliche di tali membri del Congresso ai sensi dello STOCK Act sta registrando una performance migliore rispetto a quello KURZ (relativo ai Repubblicani) grazie al maggior peso sul comparto tecnologico. Con le possibili revisioni sulla spesa pubblica interessante monitorare se tale divario verrà ad essere ridotto oppure meno.

Durante la lettura dei verbali FOMC di ieri emergono nuovi indizi rilevanti. Il documento esclude la possibilità di tagli dei tassi nel breve termine e mostra una posizione più cauta riguardo alla necessità di ulteriori aumenti dei tassi. I partecipanti ribadiscono il loro impegno a riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2% del Comitato nel tempo e rimangono vigili nei confronti dei rischi inflazionistici. Alcuni partecipanti sottolineano che è fondamentale comunicare che il linguaggio della dichiarazione post-riunione non deve essere interpretato come un segnale di probabile riduzione dell’intervallo di riferimento.

Inoltre, viene ribadito il messaggio che la Federal Reserve è pronta a intervenire nel caso in cui la situazione del tetto del debito rappresenti una minaccia per la stabilità finanziaria. I verbali confermano che l’economia sta rallentando, ma l’inflazione non è ancora sotto controllo. La Fed sembra essere ancora pronta a considerare possibili aumenti dei tassi e i futures di mercato stanno iniziando a prezzare questa possibilità per la riunione di luglio. Tuttavia, molto dipenderà dall’andamento dell’inflazione nei prossimi mesi.

È importante ricordare che l’inflazione è ancora lontana dall’essere sotto controllo, il che potrebbe portare la Fed a mantenere i tassi elevati fino a quando non emergano segnali di recessione. Pertanto, l’eventualità di tassi più bassi potrebbe essere ancora lontana nel futuro rispetto a quanto si possa pensare.

L’entusiasmo intorno a ChatGPT e alla sua tecnologia continua a crescere in modo significativo. Ieri, i risultati di Nvidia hanno alimentato ulteriormente questa euforia (con il titolo che in after market vola del 24%, al momento della stesura) evidenziando come i clienti stiano afferrando avidamente i chip utilizzati per il calcolo dell’intelligenza artificiale. Ciò ha portato ad un aumento globale dei titoli legati a questa tecnologia emergente, con le preoccupazioni per una possibile esplosione di una bolla. Nvidia sta registrando una crescita del +113% da inizio anno (quasi il 160% considerando l’after hour) dimostrando chiaramente come il titolo stia beneficiando in misura maggiore dalla frenesia dell’IA rispetto alle aspettative, consentendole di resistere a un più ampio rallentamento della spesa tecnologica. Anche i fornitori di Nvidia stanno godendo dei benefici di questa situazione, con un aumento del valore delle loro azioni.

 

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