In una giornata priva di rilevanti pubblicazioni macroeconomiche, i mercati cercano l’occasione giusta per continuare a crescere, sospinti dalle buone notizie giunte venerdì. Tuttavia, gli investitori mostrano le proprie ansie per il rapporto sull’inflazione degli Stati Uniti previsto per questa settimana. In un tale contesto in cui le forze opposte sembrano equilibrarsi, le trimestrali vengono in soccorso, sebbene non tale da generare eccessivo ottimismo.
Tra le notizie economiche di rilievo, la produzione industriale tedesca è scesa più del previsto a marzo -3,4% m/m, in parte a causa della debole performance del settore automobilistico. Dato che fa seguito a quello di venerdì sugli ordinativi delle imprese tedesche -10,7% (il più grande calo degli ordini industriali dall’apice della pandemia). Banche protagoniste sul principale listino milanese, grazie al proseguimento delle pubblicazioni dei conti, con Intesa Sanpaolo, BPER Banca e Banco BPM che hanno guadagnato più dell’1%. Mentre ancora meglio fa Monte dei Paschi Siena avanzata di quasi il 6% dopo che il Tesoro italiano ha annunciato di voler ridurre la sua partecipazione del 64% nella banca. Bene anche CNH Industrial salita del 2,7% dopo aver battuto le aspettative sugli utili e aver alzato la propria guidance annuale. Intanto BancoBPM batte le attese, grazie ai benefici dei rialzi dei tassi in Europa. Il margine di interesse annota il suo nuovo massimo storico arrivando a quota 743 milioni di euro e allontana i timori di possibili scalate da parte di Unicredit, ma soprattutto rivede al rialzo le stime e annuncia una politica di remunerazione degli azionisti più generosa. Tra buyback e dividendi il comparto bancario italiano tutto sembra tranne che in crisi, nonostante le correzioni, non ancora recuperate, che hanno registrato post turbolenze americane.
Proprio a riguardo, le condizioni sul credito negli Stati Uniti, misurate dall’indagine Senior Loan Officer Opinion Survey della Federal Reserve hanno ieri evidenziato il proseguimento dell’inasprimento degli standard di credito delle banche così come di un indebolimento della domanda di prestiti commerciali. La percentuale di banche che hanno inasprito i termini dei prestiti alle medie e grandi imprese è salita al 46,0% nel 1° trimestre, rispetto al 44,8% del 4° trimestre 2022 mentre quelle alle piccole imprese è schizzata al 53,3% dal precedente 37,5%.
Sebbene la pubblicazione abbia generato pressioni sul mercato azionario, con l’andamento delle banche regionali nuovamente sull’ottovolante (si veda PacWest) i rendimenti dei Treasury Statunitensi sono aumentati dopo il rilascio, evidenziando una possibile minore preoccupazione a riguardo.
Titoli della sicurezza informatica in spolvero ieri a Wall Street, trainati dal +21% di Zscaler dopo che questa ha riportato entrate preliminari del terzo trimestre superiori al consenso e aver aumentato le previsioni sulle entrate per l’intero anno. Sul versante opposto si segnalano i cali di Catalent -25% dopo aver dichiarato attese per possibili riduzioni significative per l’anno fiscale 2023, citando problemi operativi e di produttività. Anche Tyson Foods ha chiuso in ribasso di oltre il -16% dopo aver registrato vendite nel secondo trimestre inferiori alle attese e aver tagliato le stime di vendita per l’intero anno.
In Europa, il capo economista della BCE Philip Lane ha ieri dichiarato che l’inflazione dell’eurozona dovrebbe rallentare bruscamente quest’anno, ma per il momento c’è ancora molto slancio nella crescita dei prezzi, anche per i beni e i servizi sottostanti. Vista la posizione generalmente più colomba di Lane nel board, le sfide future della BCE restano ancora presenti.
La giornata si apre con le buone notizie cinesi, ovvero crescono oltre le attese le esportazioni cinesi, suggerendo una narrazione di una domanda globale di beni in crescita, rallentando i timori di recessione. L’attenzione odierna potrebbe tuttavia spostarsi negli Stati Uniti con i colloqui sul tetto del debito pubblico. Sebbene un default resti sempre poco probabile, l’incertezza continua a creare distorsioni e preoccupazioni. Dall’anno 1959 ad oggi, il tetto del debito degli Stati Uniti è stato aumentato 89 volte, di cui 56 volte sotto la guida del Congresso democratico, solamente 9 volte sotto il Congresso repubblicano e 24 volte in un Congresso diviso, evidenziando come anche in un contesto diviso gli accordi alla fine possono essere raggiunti.
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