La BCE manda a tappeto i mercati e ora l’attenzione si sposta sull’inflazione statunitense

Con l’attenzione tutta rivolta sulla riunione della Bce, questa volta tenutasi dal vivo ad Amsterdam, l’Istituto centrale di Francoforte fallisce nel dare conforto ai mercati. La conferenza si apre, dopo gli abituali ringraziamenti, con le seguenti parole: “high inflation is a major challenge for all of us”, ovvero l’inflazione elevata è una sfida importante per tutti noi. Tema inflazione, la cui parola durante l’evento di ieri è stata citata per ben 58 volte, si assesta, nella sua ultima lettura di maggio (dato preliminare), al 8,1% e viene ora ad essere attesa a fine anno al 6,8% e al 3,5% nel 2023 – in rialzo rispetto alle precedenti previsioni. Di contrasto la crescita del Pil viene rivista “significativamente” al ribasso al 2,8% nel 2022 e al 2,1% nel 2023. Modelli previsionali che hanno quindi fallito di assistere le decisioni della Bce e che ora si trova a dover rincorrere un’inflazione che galoppa. La risposta a tal riguardo, presa all’unanimità dal collegio, sarà la fine del Quantitative easing il 1° luglio e un primo rialzo dei tassi di 25 punti base nella riunione di luglio. Il successivo ritocco potrebbe essere a settembre, ma la sua entità dipenderà dall’andamento dei prezzi. Il primo passo di un importante percorso, queste le parole utilizzate dalla Lagarde durante la conferenza. 

Per la prima volta dal luglio 2011, la BCE torna quindi a parlare di aumento dei tassi di interesse. Allora, il presidente in carica della Bce era Jean-Claude Trichet il quale, nonostante la crisi del debito della zona euro (ci ricordiamo i cosiddetti PIGS) aveva innalzato il tasso di riferimento all’1,50% per combattere un’inflazione che si avvicinava pericolosamente alla soglia del 2,5%. Le conseguenze sono note, soprattutto per la crisi dei debiti periferici che si sono susseguiti. Anche ora le preoccupazioni dei mercati sono le stesse: la “frammentazione”.  Parola quest’ultima che fa riferimento al timore che quando la BCE inasprisce o allenta la politica monetaria, gli effetti non siano percepiti allo stesso modo in tutte le 19 nazioni che compongono l’eurozona – un fenomeno potenzialmente destabilizzante e a cui le altre banche centrali in genere non devono preoccuparsi. Nonostante le parole a sostegno della difesa sui titoli periferici e di un’adeguata trasmissione della politica monetaria nell’intero sistema, i mercati (soprattutto quelli obbligazionari) non sembrano essere stati rassicurati con lo spread tra il nostro BTP-BUND tedesco in crescita di circa 255 punti, dopo che il rendimento del titolo di stato italiano a 10 anni è salito al 3,726% (ovvero con un +7,25%), sui valori del 2018, ma ben lontano da quelli preoccupanti del 2011. 

Mercati obbligazionari che sembrano quindi essere, in questo periodo, maggiormente turbolenti di quelli azionari.

Seduta azionaria che invece è stata caratterizzata da correzione su entrambe le sponde dell’Oceano, con la BCE che si unisce al coro delle banche centrali che riconoscono (implicitamente o meno) di essere dietro la curva. Gli investitori, già alle prese con le preoccupazioni sulla attesa pubblicazione dell’inflazione statunitense di oggi, cercano di destreggiarsi tra le capacità delle banche di contenere l’inflazione e assicurare un atterraggio morbido. Con l’incertezza che quindi ne fa da padrona i titoli difensivi hanno sovraperformato quelli ciclici, in un mercato tuttavia quasi monocromatico. Solamente 21 titoli dello S&P 500 chiudono in positivo, mentre nel tecnologico Nasdaq 100 il dato si ferma ad un misero 4: NXP, Costco, Fortinet e Starbucks.

Con la riunione della BCE ora alle nostre spalle, l’attenzione odierna si sposta alla lettura dell’inflazione core statunitense di maggio. Lettura che dovrebbe essere maggiormente focalizzata sulla variazione mensile, e non annuale, per meglio captare la direzione della tendenza e se il picco sia stato effettivamente raggiunto. Dato mensile che è atteso al rialzo allo 0,6%, il che equivarrebbe al 6-7% in termini annuali, ben al di sopra della zona di comfort della Fed.

Un altro dato interessante è l’indagine sui consumatori del Michigan, dove l’indice generale dovrebbe stabilizzarsi dopo mesi di forti cali. L’elevata inflazione ha infatti generato revisioni al ribasso sul sentiment dei consumatori, i quali hanno continuato ad avere opinioni negative sulle attuali condizioni di acquisto di case e beni durevoli e sulle prospettive future dell’economia.

In Europa saranno invece pubblicate la lettura dell’inflazione in Spagna per maggio e i dati sulla produzione industriale in Italia. Infine, di interesse la riunione odierna della banca centrale russa che dovrebbe ridurre il tasso di riferimento dall’11% al 10% a causa del calo delle pressioni inflazionistiche.

Intanto in Cina la pubblicazione odierna sul livello di inflazione evidenzia un tasso annuo stabile a maggio al 2,1% e in calo su base mensile -0.2% (la prima flessione mensile in cinque mesi).

Criptovalute: Nonostante il proseguimento della correzione sul mondo delle criptovalute, con la capitalizzazione complessiva nelle ultime 24 ore ancora in calo dello 0,33%, si evidenziano interessanti movimenti in controtendenza.

A registrare i maggiori rialzi negli ultimi 7 giorni Chainlink (LINK) +30%, dopo aver annunciato una nuova funzionalità di staking, sebbene ancora non sia chiaro quando diventerà attivo. 

Inoltre, cresce la necessità di informazione sul mondo delle criptovalute e tal riguarda scendono a supporto l’ex ceo di Twitter Jack Dorsey e l’artista hip hop JAY-Z offrendo corsi di formazione gratuita su Bitcoin, chiamato “The Bitcoin Academy”, per abbattere la barriera informativa all’ingresso. Sicuramente un interessante progetto che potrebbe offrire anche un’indicazione della volontà delle persone di affacciarsi verso questo nuovo mondo, in un periodo caratterizzato da decise correzione.

Giornata odierna che sarà connessa con l’evoluzione dell’inflazione, con un eventuale dato negativo che potrebbe generare pressioni ribassiste nel mondo degli asset virtuali.