Inflazione EU sui massimi a 10 anni, mercati in attesa degli NFP

L’attesa per il dato sull’occupazione americana inizia a farsi sentire ed inevitabilmente questa porta con sé delle sedute prive di direzionalità, nonostante i mercati continuino ad evidenziare una forte capacità di tenuta dei livelli di prezzo raggiunti. Ciononostante, sedute come quella di ieri non devono essere sottovalutate, se inserite in una logica di comprensione generale del quadro di fondo.

Sul piano delle valutazioni è noto come i mercati azionari europei ed americani siano adeguatamente prezzati, sebbene questo non pregiudichi la prosecuzione del rally in corso.  Tuttavia il posizionamento degli investitori continua ad essere decisamente rialzista. Anche nell’ipotesi in cui il dato di venerdì possa uscire al rialzo rispetto alle stime degli analisti, quante sono le probabilità che ciò cambi la posizione di Powell rispetto al processo di tapering? Probabilmente poche, soprattutto in un contesto come quello dell’economia americana, che qualche incertezza nell’ultimo mese l’ha evidenziata. Come sempre, il modo migliore di approcciare i mercati resta quello di osservare quanto è sotto i nostri occhi, senza assunzioni, ipotesi o formulazione di scenari.

La giornata di ieri ha visto la chiusura del settimo mese consecutivo per Eurostoxx50, GER30 e per i tre principali indici europei ed è stata contraddistinta da una generalizzata debolezza tanto nel vecchio continente quanto negli Stati Uniti. In Europa è prevalsa la debolezza sulla componente industrial e sui trasporti, con quest’ultima particolarmente penalizzata dalla decisione dei governi dell’Unione europea, che hanno concordato la rimozione degli Stati Uniti dalla lista di destinazioni sicure per i cittadini UE. Sul piano macroeconomico è da sottolineare come l’inflazione in Europa sia uscita sui massimi a dieci anni, con i prezzi al consumo che sono aumentati del 3%, un dato in ogni caso atteso e nell’ottica più volta ribadita dalla BCE, considerato come transitorio.

Negli Stati Uniti a pesare è stata la flessione dei tecnologici, guidati da Apple, che ha chiuso in flessione dello 0.84%, dopo aver archiviato la seduta dei nuovi massimi storici. Da sottolineare la forte flessione di Zoom, dopo aver segnalato un calo più deciso delle aspettative nella domanda dei suoi servizi di videoconferenza.

Sul fronte macroeconomico oggi sono attesi i dati sui PMI e sul tasso di disoccupazione nell’eurozona mentre negli Stati Uniti il dato atteso più rilevante è quello relativo all’indice ISM – PMI manifatturiero per il mese di Agosto.

TECHNICALS IN FOCUS

GER30

Il grafico a 4 ore del GER30 evidenzia accumulazione rialzista, nonostante il recente retest dei massimi storici in area 16.000. L’RSI sopra area 60 evidenzia forza rialzista mentre un ADX decisamente sotto 25 suggerisce prudenza rispetto alla forza della direzionalità del sottostante. Sopra i 16.000 punti l’indice punterebbe ad area 16.480 – 16.500, considerando il range entro il quale l’indice stesso si è mosso nell’ultimo mese. Il supporto chiave resta nel range compreso tra 15.700 e 15.620, livello al di sotto del quale possiamo attenderci un ulteriore consolidamento dei prezzi.

ETH

Nelle ultime ore Ethereum è uscito da un trading range di poco più di 400 punti nel quale il prezzo si muoveva da oltre un mese. Il breakout è sostenuto tanto da un RSI in decisa espansione rialzista quanto da un ADX sopra area 25. A rialzo i target sono in area $3.740 e successivamente area $4.000, mentre il supporto di medio termine resta in area $2.920, dove passa il minimo dell’ultimo mese. Il supporto chiave di lungo termine resta in area $2.380 dove passa la MM a 200 giorni. La volatilità, come spesso accade per le criptovalute, sta accompagnando questo breakout ed è attesa in espansione all’avvicinarsi dei target identificati.

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