Chiusura in positivo per i listini americani, in maggiore spolvero rispetto a quelli europei, sulle speranze che la Fed si stia avvicinando alla fine della sua campagna di rialzo dei tassi di interesse dopo che i rapporti settimanali sui disoccupati e, soprattutto, sui prezzi alla produzione degli Stati Uniti di giovedì sono stati più deboli del previsto.
L’indice dei prezzi alla produzione, un importante driver delle pressioni inflazionistiche alla fonte della catena di produzione e utile per meglio analizzare le pressioni sui margini societari, nella sua lettura finale di marzo è sceso a +2,7% a/a dal +3,9% di febbraio, più debole delle attese poste a +3,0% a/a. Pubblicazione che porta a 9 i mesi consecutivi di flessione del dato, dopo i 15 mesi di rialzi consecutivi registrati dal periodo gennaio 2021-marzo 2022 che hanno spinto il valore sui massimi degli ultimi 40 anni. Inflazione alla produzione che registra cali importanti sia tra i beni che nei servizi, con i prezzi dell’energia quale principale catalizzatore della tendenza (-0,5 m/m).
Tali dati inferiori alle attese riflettono una riduzione dei prezzi all’ingrosso e potrebbero indicare che la pressione sui margini sta iniziando ad allentarsi per le aziende produttrici di beni in generale. Narrativa che viene inoltre ribadita da altri indicatori che suggeriscono le minori pressioni sulla catena di approvvigionamento negli ultimi 12 mesi, con l’indice di pressione della catena di approvvigionamento globale della Fed diminuito a marzo, passando da 0,28 a 1,06 deviazioni standard al di sotto della media storica dell’indice e rimarcando che le condizioni della supply chain globale si sono ampiamente normalizzate, dopo aver subito una temporanea battuta d’arresto all’inizio dell’anno. Tutto ciò favorisce un miglioramento dei prezzi alla produzione e all’ingrosso in generale.
Inflazione alla produzione che si posiziona in America al di sotto di quella al consumo, offrendo maggiori speranze alla Fed nella lotta all’inflazione. Situazione che invece risulta ancora mancante in Europa, con il divario ancora in territorio positivo e generando maggiori dibattiti sui prossimi futuri interventi della BCE. A tal riguardo, Robert Holzmann, membro del consiglio direttivo della BCE ha dichiarato mercoledì che la banca centrale dovrebbe alzare i tassi di 0,5 punti percentuali perché “il pericolo di fare troppo poco e di alimentare l’inflazione è maggiore del rischio di fare troppo”.
Ne segue che la coppia Eur/Usd, maggiormente sensibile a tali differenze di Outlook, ha ieri sostenuto la sua crescita superando la soglia del 1,10 (se si pensa che fino a novembre scambiava sotto la parità). I guadagni dell’euro potrebbero tuttavia essere più difficili da ottenere d’ora in avanti, con i rischi globali di un rallentamento economico.
Le richieste iniziali di disoccupazione sono aumentate più del previsto e, sebbene il livello delle richieste iniziali e continue rimanga ancora basso in un contesto storico, i numeri sono aumentati di recente in linea con l’indebolimento osservato in altri indicatori del mercato del lavoro. In tale contesto di rallentamento dell’inflazione e di segnali di inversione del mercato del lavoro l’indice tecnologico Nasdaq diventa protagonista, chiudendo la seduta con un +2% sostenuti dai titoli Growth.
La giornata odierna vedrà l’attenzione degli investitori focalizzarsi sugli utili del primo trimestre dell’S&P 500, con i riflettori puntati sul settore finanziario con J.P. Morgan, Citibank e BlackRock per citarne alcuni. Gli utili delle società finanziarie saranno importanti non solo per la lettura dello stato di salute dei consumatori e delle aziende, ma anche per la comprensione dello stato attuale delle banche piccole e regionali e delle condizioni del credito in generale.
Con l’attenzione sulla ripresa dei mercati tecnologici e con il Bitcoin sopra la soglia dei $30mila, Ethereum – la seconda cripto asset per market cap – non poteva restare in disparte. Dopo l’upgrade di Shapella, con gli investitori maggiormente preoccupati che questo avesse generato effetti negativi, consentendo il prelievo dello staking, la realtà allo stato attuale è l’esatto opposto con il token in rialzo di oltre il 10% da ieri scambiando intorno ai $ 2100.
Depositi in staking nella blockchain di Ethereum, Beacon Chain, che rappresentano circa il 15,4% degli ETH in circolazione, mentre l’analisi dei prelievi, riporta fughe di ETH superiori ai 2 miliardi di dollari, con altri 1,09 milioni di ETH, per un valore di 2,32 miliardi di dollari, in attesa di essere ritirati.
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