Indici sui massimi, in attesa dei dati macro

I mercati azionari archiviano uno dei migliori mesi di Novembre di sempre, in un clima in cui si osservano lievi prese di profitto e con gli operatori che osservano i temi principali (Covid-19, stimolo fiscale e Brexit) nell’attesa di comprendere come reagiranno i mercati nelle prossime settimana, in chiusura di anno.

Ieri gli indici europei si sono mossi limitatamente, con gli occhi puntati sui negoziati per la Brexit. Dopo aver ripreso sabato le trattative, gli investitori attendono novità da una chiamata tra il primo ministro britannico Boris Johnson e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Tale contatto potrebbe essere l’ago della bilancia, tra il raggiungimento di un accordo commerciale e il collasso delle trattative, quando mancano cinque settimane alla scadenza definitiva. In generale, l’indice inglese continua a soffrire di una forte sottoperformance rispetto a quelli europei e tale condizione è destinata a permanere con l’inasprirsi del conflitto tra il Regno Unito e l’Unione Europea. A soffrire ieri è stato soprattutto il settore petrolifero, con i principali titoli del comparto che sono andati a correggere, in attesa della riunione dell’Opec+.

Anche Wall Street ieri ha perso terreno, con gli investitori che attendono gli importanti dati economici di questa settimana. Oltre alla correzione del settore petrolifero, ieri si è registrato il balzo di Ihs Markit, dopo aver raggiunto un accordo da $44 miliardi per essere acquistata da S&P Global, in quella che è la più grande operazione M&A corporate del 2020. In generale, la debolezza di queste sedute è dovuta dal ribilanciamento dei portafogli adottato dagli analisti a fine mese, con prese di profitto dopo un mese che, come detto, è stato particolarmente performante.

Questa notte gli indici asiatici hanno chiuso in forte rialzo, dopo la pubblicazione dell’indice Caixin/Markit PMI in Cina, uscito al valore più alto degli ultimi dieci anni, 54.9. Tutti gli indici hanno chiuso in rialzo nel range dell’1%-1.5%. L’indice MSCI Asia ex-Japan ha chiuso a rialzo dell’1.26%. 

Sul piano macroeconomico, oggi attendiamo gli indici PMI manifatturieri in Europa, la disoccupazione in Germania, il Consumer Price Index nell’Eurozona, il PIL in Canada e, nel pomeriggio, l’indice ISM manifatturiero negli Stati Uniti.

TECHNICALS IN FOCUS

GOLD

L’oro, dopo i massimi di $2.070 di Agosto, è andato a correggere fino ad area $1.800. Si tratta di un livello chiave, in quanto corrispondente alla media mobile a 200 giorni. Tale flessione è corrisposta peraltro al raggiungimento di area 28 dell’RSI giornaliero, livello in precedenza toccato a Marzo 2020, da dove partito il rally verso i massimi. Un consolidamento sopra $1.800 sarebbe fondamentale per mettere in focus le resistenze di area $1.900, $1.960 e $2.000. Sotto i $1.800, il prossimo supporto in focus si troverebbe in area $1.695.

FUNDAMENTALS IN FOCUS

Adobe: una crescita che non accenna a diminuire

Sebbene sia noto come i dividend yield delle società tecnologiche siano particolarmente contenuti, soprattutto dopo la sovraperformance degli ultimi dieci anni rispetto a qualsiasi altro indice, solitamente facciamo riferimento a titoli relativamente giovani e, quindi, con forti necessità di reinvestimento degli utili e della cassa generata dalla gestione operativa. Adobe in questo senso è decisamente un eccezione, essendo presente sui mercati da circa 30 anni. 

Adobe offre un’ampia varietà di software per computer che consentono agli utenti di creare, trasferire e stampare documenti elettronici. L’azienda è composta da tre linee di business: il segmento Digital Media, che fornisce strumenti e soluzioni agli utenti per creare, pubblicare, promuovere e monetizzare i contenuti digitali, quello Digital Experience, che fornisce prodotti e soluzioni per la creazione, gestione, misurazione e ottimizzazione delle esperienze dei clienti ed infine, quello Publishing, che comprende la pubblicazione di documenti tecnici, lo sviluppo di applicazioni web e le applicazioni di stampa di fascia più alta.

La società è stata fondata nel 1982 e ha cambiato la sua denominazione da Adobe Systems Incorporated nel 2018, ha una capitalizzazione di mercato attuale superiore ai $225 miliardi e ha generato più di $11,2 miliardi di ricavi nel 2019.

I principali prodotti software dell’azienda includono Photoshop, Illustrator, Acrobat e InDesign. Adobe offre inoltre anche un servizio di abbonamento, chiamato Creative Cloud, che consente l’accesso all’ultima versione di tutti i suoi prodotti creativi. Il raggruppamento di alcune su attività in Adobe Creative Cloud ha creato una fonte unica per i suoi clienti.


Creative Cloud viene venduto mediante un abbonamento di $10 al mese ed è popolare sia tra i professionisti che tra i privati e attira i clienti di diversi interessi professionali. Creative Cloud inoltre semplifica anche il cross-selling dei prodotti, in quanto i clienti possono scegliere i prodotti per i quali desiderano sottoscrivere l’abbonamento. 

Questa attività è cresciuta decisamente dopo lo scoppio della pandemia. Inoltre, uno dei principali vantaggi competitivi di cui gode l’azienda sono gli alti costi di un eventuale passaggio da Creative Cloud. Con le funzionalità disponibili di cui un cliente ha bisogno, il regolare aggiornamento delle applicazioni e l’accettazione diffusa dei prodotti, la probabilità che i clienti passino ad una piattaforma diversa è piuttosto bassa. 

Ciò dovrebbe consentire ad Adobe di continuare a crescere largamente in doppia cifra nei prossimi anni, nonostante le performance dell’ultimo decennio. In questo senso, i risultati del Q3 dell’azienda esemplificano al meglio il quadro finanziario del business.

Adobe ha riportato i risultati del terzo trimestre il 15 settembre 2020, con un utile per azione che è aumentato di oltre il 25% a $2,57 per azione. I ricavi sono cresciuti di quasi il 14%, raggiungendo i $3,2 miliardi. A contribuire è stato soprattutto il segmento Digital Media, cresciuto del 19% su base annua, con ricavi da abbonamento in forte crescita. Per il 2020 gli analisti si aspettano che l’utile per azione cresca del 30% dal 2019 e che il fatturato aumenti del 15% a $12,8 miliardi.

Sul piano finanziario, la generazione di cassa di Adobe è diventata molto forte negli ultimi anni e la stima è che si attesti sui $4.8 miliardi nel 2020. Supponendo che la società voglia erogare circa un terzo della stessa in dividendi, il dividendo per azioni sarebbe intorno ai $3.3 per azione, il che corrisponde ad un dividend yield dello 0.7%, in linea con quelli di Microsoft ed Apple. Se la società erogasse in dividendi invece il 50% della cassa, il dividend yield salirebbe nell’intorno dell’1%.

Alla luce di quanto emerge dall’analisi dei numeri, riteniamo improbabile che Adobe intenda iniziare ad erogare dividendi nel prossimo futuro, essendo molto più interessata a fare crescere il business attuale e futuro. 

Per gli investitori, restano tuttavia la prospettive di crescita di un titolo che solo negli ultimi cinque anni è cresciuto complessivamente di più del 400%.

 

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