Indici deboli: mercato del lavoro USA in stallo

Una giornata positiva, sebbene priva di spunti e di market mover rilevanti, quella di ieri sui mercati azionari. Il sentiment resta fortemente costruttivo, con le principali relazioni intermarket che evidenziano una decisa propensione al rischio degli investitori, avvicinandosi al mese di Dicembre. Prosegue la debolezza dell’oro mentre, diversamente, il petrolio è tornato sopra area $45, in attesa di puntare ad un livello chiave, ossia i $50 al barile. Bene anche il settore delle small cap, con il Russel 2000 che continua ad aggiornare i suoi massimi storici.

I titoli europei ieri si sono mossi in leggero ribasso, pur rimanendo vicini ai massimi di nove mesi, con l’allentamento delle restrizioni dovute al coronavirus e le crescenti speranze sui vaccini che hanno offerto sostegno al sentiment generale. Debole il settore auto che tuttavia è stato compensato dalla buona performance delle utility e del settore delle telecomunicazioni. I risultati promettenti di tre importanti aziende farmaceutiche relativi alle sperimentazioni sul vaccino contro il Covid-19 e le prospettive di un ulteriore allentamento delle restrizioni stanno quindi, in questa fase, sostenendo il posizionamento degli investitori. 

Su questo ultimo fronte, la Germania e il Regno Unito hanno annunciato piani per consentire assembramenti con certe limitazioni per Natale, mentre la Francia inizierà ad allentare le misure di contenimento questo fine settimana, dopo il netto calo delle nuove infezioni e dei ricoveri. Il presidente francese Emmanuel Macron ha inoltre affermato che un vaccino potrebbe iniziare a essere somministrato anche alla fine dell’anno, se approvato dalle autorità di regolamentazione. 

In America, l’S&P500 e il Dow ieri hanno ritracciato, dopo un inatteso aumento delle richieste di sussidi di disoccupazione, che si aggiungono ai segnali di uno stallo della ripresa del mercato del lavoro, mentre aumentano i nuovi casi di Covid-19 nel paese. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento del Lavoro, le richieste iniziali per i sussidi statali di disoccupazione ammontano, per la settimana conclusasi il 21 novembre, a 778.000, rispetto ai 748.000 della settimana precedente e rispetto alla stima degli analisti di 730.000. 

In Asia questa notte la seduta è stata poco direzionale e non si sono registrati particolari spunti, se si esclude la notizia che JD Health, la società del gigante cinese dell’e-commerce JD.com, sta cercando di raccogliere oltre $3 miliardi di dollari in vista del suo prossimo IPO a Hong Kong.

Sul piano macroeconomico, la giornata non offre particolari aggiornamenti, se si esclude la fiducia dei consumatori in Germania.

TECHNICALS IN FOCUS

GOLD

Dopo la formazione dei massimi storici in area $2.000 registrati nel mese di Agosto, il Gold è entrato in una fase di distribuzione, che lo ha portato in area $1.800, al passaggio della media mobile a 200 giorni. La discesa è avvenuta con volatilità e, in ragione di ciò, il livello attuale potrebbe fungere da supporto per un prossimo rimbalzo, la cui estensione sarà in ogni caso da da valutare. In caso di consolidamento sopra $1.800, il Gold punta ad area $1.850, $1.900 ed infine verso il range $1.930-1.950, avvicinandosi alla trendline ribassista che congiunge i massimi decrescenti che partono dai massimi di Agosto. Evidentemente, sotto area $1.800, lo spazio per una discesa andrebbe ad estendersi, con un primo supporto in area $1.760.

FUNDAMENTALS IN FOCUS

Salesforce: dove può arrivare?

Nell’ambito delle analisi giornaliere, ci concentriamo solitamente su titolo caratterizzati da rendimenti stabili ed una buona capacità di apprezzamento in linea capitale, mediante l’utilizzo di metriche storiche come utili e multipli di mercato. Tuttavia, è importante anche cercare di comprendere le dinamiche delle aziende “growth”, cercando di analizzare quali siano e saranno i fattori di crescita per i prossimi anni. 

Un primo esempio di ciò è Salesforce (CRM), che ha generato rendimenti annualizzati del 20% annuo circa nell’ultimo decennio, arrivando ad una capitalizzazione di mercato di $ 225 miliardi circa.

Fondata nel 1999, Salesforce è una piattaforma per la gestione delle relazioni con i clienti ed uno strumento che aiuta oltre 150.000 aziende a gestire le aziende stesse in modo più efficiente, consentendo loro di sfruttare cloud, dispositivi mobili, social, Internet delle cose ed intelligenza artificiale al fine creare una visione a 360 gradi dei proprio business.

Lo scorso anno la società ha generato ricavi per $17,1 miliardi ed un utile per azione di $0,15. Quest’anno Salesforce ha previsto ricavi compresi tra $20,7 – $20,8 miliardi e utili per azione compresi tra $3,12 e $3,14, con circa il 90% dei ricavi che deriva da abbonamenti e attività di supporto tecnico. I ricavi in questi dieci anni sono cresciuti nell’ordine del 30% medio annuo. Per il futuro, la società prevede un lieve rallentamento, sempre nell’ordine di una crescita vicina al 20% annuo, in una fase che il management ha definito di “consolidamento della leadership”.

Fonte: Company Outlook 2020 

Alla presentazione dei numeri per il secondo trimestre, con il terzo i cui dati verranno resi noti il 1 Dicembre, Salesforce deteneva circa $10 miliardi tra liquidità e titoli negoziabili ed un debito finanziario di lungo termine estremamente contenuto, pari a $2,7 miliardi. Se uniamo la posizione finanziaria alla crescita dei ricavi, degli utili e della cassa, è evidente come la società stia lentamente diventando anche redditizia sul piano dei potenziali dividendi da erogare in futuro.

Su questo fronte tuttavia, sebbene Salesforce abbia vissuto una storia eccezionale di crescita dei ricavi, nel periodo dal 2012 al 2016 la società ha registrato una perdita in ogni anno. A partire dal 2017, fino al secondo trimestre 2020, l’utile per azione è cresciuto fino a $0,26, $0,17, $ 1,44 ed infine $0,15. Per l’anno 2020 dovrebbe superare i $3, un livello record.

In conclusione, se anche la società dovesse erogare $1.5 per azione di soli dividendi, con un payout del 50%, ciò significherebbe un dividend yield ai prezzi attuali inferiore all’1%, il che ci fa comprendere come Salesforce sia ancora da interpretare in un’ottica di crescita del business, piuttosto che come la storia di una società oramai matura e capace di erogare rendimenti stabili per gli azionisti nel tempo.

 

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