Indici azionari in recupero, nonostante le incertezze

Si è chiusa una settimana che, come elemento di novità, ha visto un deciso ritorno della volatilità su tutte le asset class, dall’azionario alle materie prime, fino alle criptovalute.

Sul piano tecnico, non si può non osservare come la chiusura settimanale sia stata sopra il suo valore di apertura. Nonostante l’aumento della volatilità, una chiusura settimanale positiva mette in luce ad oggi l’ennesimo segnale di solidità di un uptrend che non mostra alcun cedimento. Certamente non mancano gli elementi di incertezza: dalle valutazioni del comparto azionario, alla situazione in Cina, fino alle incertezze sul piano della politica fiscale americana. Ciononostante, la price action delle ultime settimane sul piano sostanziale ha evidenziato un lieve aumento della volatilità e poco altro. Gli indici azionari hanno recuperato finora il 60% circa del drawdown recente e ciò significa che il mercato azionario globale in media scambia sotto i massimi recenti per un 2% circa.

Negli Stati Uniti questa settimana si osserveranno gli incontri a livello di governo federale, in ordine alla necessità di alzare il tetto del debito, con il voto su circa $3.500 miliardi di misure fiscali che, se anche fossero approvate alla Camera, difficilmente passerebbero in questa forma al Senato. Il rischio di un fermo delle attività amministrative nel paese, c.d. “shut-down”, è reale e in ogni caso non sarebbe la prima volta che si verificherebbe. La vicenda ad oggi non rappresenta un elemento di preoccupazione per gli investitori.

Una storia che viene osservata con maggior attenzione è quella delle difficoltà finanziarie di Evergrande. Se il pagamento delle cedole e del debito principale in Yuan non dovrebbe rappresentare un problema, anche in presenza di incapacità finanziaria strutturale della società, diverso potrebbe il discorso sulla quota estera in dollari dell’esposizione. Chiaramente, un default parziale sulla quota di obbligazioni denominate in valuta estera potrebbe essere un problema capace di destabilizzare investitori e mercati finanziari.

Un altro elemento potenzialmente destabilizzante è la dinamica dei prezzi di WTI, Brent e gas naturale, in costante rialzo, anche per fattori esogeni come la mancanza di autotrasportatori nel Regno Unito e negli Stati Uniti. In ogni caso, la dinamica dei prezzi delle fonti energetiche resta un elemento potenzialmente destabilizzante per gli asset rischiosi, mercati azionari in primis. Tra i fattori di instabilità anche i recenti rialzi dei tassi d’interesse sul comparto governativo, con il Treasury USA a 10 anni arrivato vicino alla soglia dell’1.5%.

Tuttavia è fondamentale non confondere potenziali fattori di instabilità con segnali di inversione del trend: sotto questo aspetto non stiamo osservando nulla che non si sia già verificato negli ultimi mesi.

TECHNICALS IN FOCUS

EUSTX50

Il grafico a 4 ore consente di apprezzare la ripresa dei prezzi dell’EUSTX50 sopra la resistenza dei 4.180 – 4.160 punti. In questo senso, l’apertura di lap-up di quest’oggi fornisce ulteriori elementi di ottimismo, con area 4.200 e 4.250 come primi livelli target. La progressiva compressione di volatilità e i livelli di espansione rialzista dell’RSI favoriscono l’idea che la correzione appena intervenuta sia inquadrabile come un’opportunità d’ingresso e che la formazione di nuovi massimi sia molto verosimile.

PALLADIUM

La discesa della palladio ha spinto il metallo sul 38.2% di Fibonacci, con segnali di accumulazione che sono confermati dalla formazione di minimi decrescenti del prezzo non accompagnati da nuovi minimi di RSI. In un simile quadro tecnico, un consolidamento dei prezzi sopra area $2.000 proietterebbe il palladio verso area $2.200, $2.250 e 2.380. Solamente sopra area $2.540 assisteremmo ad un’inversione tecnica sullo strumento ma, come osserviamo, da questi livelli c’è molto upside potenziale prima dell’incontro delle resistenza maggiormente significative

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