Indici azionari in “distribuzione”, la volatilità resta bassa

La correzione osservata nelle ultime due settimane presenta caratteristiche peculiari rispetto a quanto osservato negli ultimi mesi. In primis, la volatilità resta ancora entro livelli tollerabili, facendo presumere che ciò che stiamo osservando sia un puro fenomeno di c.d. “distribuzione”, ossia di presa di profitto, nel quadro di un processo che sta coinvolgendo tutte le asset class, senza particolari distinzioni: in questa fase mercato azionario, obbligazionario e oro stanno esprimendo debolezza generalizzata e forte correlazione, lasciando pochi spazi di difesa anche a quegli investitori che hanno fatto un uso perfetto della diversificazione.

Secondariamente la tenuta dei primi supporti identificati sugli indici era stata nel complesso debole: gli acquisti su alcuni livelli sono stati marginali e, statisticamente, un drawdown superiore al 5% è un evento perfettamente possibile se consideriamo che l’ultima correzione di dimensione superiore a quella attuale risale a Novembre scorso.

Sul piano tecnico, il Nasdaq100 continua ad esprimere la maggior forza relativa e anche nella seduta di ieri ha evidenziato una maggiore capacità di tenuta rispetto agli altri indici americani e rispetto a quelli europei. Nello specifico, l’S&P500 dovrebbe trovare primi acquisti di un certo valore nel range compreso tra 4.150 e 4.000 punti, mentre il Nasdaq100 ha in area 14.000 un area di test, al passaggio della media mobile a 200 periodi, che non viene testato da circa 18 mesi. Più complesso sul piano grafico il quadro del DJ30, che in caso di cedimento dei 33.000 punti potrebbe trovare supporti di prezzo in corrispondenza di livelli decisamente inferiori. Lo stesso ordine di considerazione vale per il GER40, che sul piano grafico ha molte similitudini con il Dow Jones, per via della forte componente industriale al suo interno.

Ciò che lascia maggiormente fiduciosi in questa fase è la bassa volatilità e, paradossalmente, l’assenza di pressione in acquisto sui c.d. “safe assets”. In particolar modo la componente obbligazionaria di breve periodo, tanto i Bund in Europa quanto i Treasuries negli Stati Uniti, continuano ad esprimere debolezza, al pari dell’oro. Tradizionalmente, queste asset class trovano buoni acquisti nelle fasi di alta volatilità e bassa visibilità sui mercati azionari, confermando in questo momento l’idea che quella attuale sia fondamentalmente una presa di beneficio dopo un rally che ha visto gli indici azionari americani chiudere in positivo per sette mesi consecutivi.       

TECHNICALS IN FOCUS

GER40

L’attuale nuovo test di 15.100 punti, al passaggio della MM a 200 giorni, rappresenta un incrocio fondamentale per la tenuta dell’indice tedesco che, in ogni caso, ora si trova chiuso in una lateralità di prezzo di circa 800 punti da Aprile di quest’anno. Un eventuale cedimento del livello attuale proietterebbe l’indice su supporti decisamente inferiori, in primis verso area 14.500. Sui timeframe inferiori non si osservano segnali di ipervenduto o divergenze rialziste, ragion per cui il quadro ad oggi resta di distribuzione. 

GOLD

Timidi segnali di accumulazione sull’oro che, sia pur in assenza di spinta direzionale, sta formando una base di prezzo da diverse settimane in area 1.750, sostenuta dal range di prezzo compreso tra $1.720 e $1.680, dove passano i minimi degli ultimi diciotto mesi. A rialzo i livelli in focus sono in area $1.800, $1.910 e $2.000. al ribasso solo una rottura del minimo di $1.680 aprirebbe spazio ad ulteriori flessioni dei prezzi. I minimi crescenti di RSI forniscono supporto ad una view nel complesso più positiva sullo strumento dopo i ripetuti test dei supporti osservati negli ultimi mesi.