Indici ancora in trading range  

Si conclude una settimana il cui elemento caratterizzante è stata la compressione di volatilità sui principali mercati azionari. Gli indici hanno consolidato i guadagni della scorsa settimana ma i range di prezzo si sono contratti considerevolmente, un elemento storicamente da monitorare, in quanto solitamente propedeutico a fasi, più o meno evidenti, di correzione. Vale la pena ricordare che il mese di Febbraio è storicamente quello più debole del primo semestre, per la maggior parte degli indici azionari, ma finora sta registrando una positiva positiva.

Ieri le borse europee si sono mosse limitatamente, con le notizie principali che sono arrivate dalla reporting season in corso. Nello specifico, bene Astrazeneca, ha battuto le stime di vendite trimestrali e ha previsto una crescita dei ricavi per il 2021. Bene Credit Agricole, salita del 4,47%, dopo aver pubblicato risultati del quarto trimestre migliori delle aspettative, mentre al contrario Commerzbank ha chiuso in ribasso del 6%, dopo che la banca ha annunciato dati peggiori del previsto nel quarto trimestre. 

Negli Stati Uniti, Il Dow Jones ha ritoccato nuovi massimi storici, mentre l’S&P500 ed il Nasdaq hanno lateralizzato sui massimi, nell’attesa di ulteriori dettagli e tempistiche sulle misure di stimolo fiscale, dopo che i dati sul mercato del lavoro hanno evidenziato costante debolezza. Nello specifico, Il numero di nuove richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati uniti durante la scorsa settimana si è attestato a 793.000, contro i 812.000 rilevati durante la settimana precedente.

Tra i singoli titoli, bene Mastercard, salita del 2.59% dopo aver annunciato di voler fornire quest’anno sostegno ad alcune criptovalute sul proprio network, unendosi a diverse altre grandi aziende che hanno promesso simili servizi, tra cui Bank of New York Mellon. Questa serie di notizie ha chiaramente spinto al rialzo il Bitcoin, che ha aggiornato i massimi storici sopra i $48.000.

Laterale la seduta asiatica di questa notte. Sul piano macroeconomico, oggi attendiamo i dati sul PIL nel Regno Unito e la ricerca sul sentiment dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan.

TECHNICALS IN FOCUS

ZM

Interessante movimento su Zoom che, dai massimi di Ottobre, si è appoggiato sui supporti che si trovano nel range $350 – $330, facendo partire un rialzo che ha rotto al rialzo la trendline ribassista che congiunge i massimi decrescenti dal top di Ottobre. Dopo il superamento dei $400, ora il titolo punta al range $480 – $500 e successivamente ai massimi assoluti di area $570. L’RSI giornaliero sopra area 50 mostra decisa espansione rialzista, ma la dinamica dei prezzi non indica livelli di ipercomprato. Anche l’indice ADX mostra direzionalità, a conferma del momentum positivo del titolo. Area $340 resta il supporto principale, al di sotto del quale il titolo andrebbe in inversione ribassista.

FUNDAMENTALS IN FOCUS

Chevron: con il WTI vicino ai $60 il settore torna a respirare

Il settore petrolifero è quello che ha sperimentato la più profonda correzione nel 2020, con i prezzi del WTI che sono arrivati a livelli di fatto insostenibili, spingendo le società alla chiusura di diverse piattaforme di estrazione. Il raggiungimento dei $60 al barile per il WTI ridefinisce nuovamente condizione sufficienti per le aziende del settore, ai fini di un ritorno a condizioni di profittabilità.

Tra i titoli del settore, Chevron (CVX) è uno di quelli maggiormente integrati nelle diverse filiere e con il profilo di maggior stabilità, sia operativa che finanziaria, avendo aumentato il dividendo per 33 anni consecutivi ed entrando quindi di diritto nel club dei Dividend Aristocrats.

Nel 2020 Chevron ha registrato una perdita di -$2.96 per azione, nonostante il segmento downstream abbia realizzato un lieve profitto nel 2020, tuttavia non sufficiente ad ottenere migliorare i risultati complessivi. In questo senso, la pandemia ha avuto un impatto significativo sull’attività e probabilmente continuerà a pesare sui risultati per il 2021. Ciononostante, Chevron continua a mantenere il suo dividendo, avendo recentemente dichiarato un pagamento trimestrale di $1,29 per azione. 

Nonostante le preoccupazioni sulla struttura della domanda nel breve periodo, la necessità di energia nel medio lungo periodo resta molto reale. In aggiunta, la pressione della domanda sull’offerta potrebbe diventare notevole, con la chiusura di diverse piattaforme di estrazione. 

La società ha aumentato la sua produzione del 5% nel 2017, del 7% nel 2018 e del 4% nel 2019 e si prevedeva che la stessa sarebbe cresciuta del 3%-4% all’anno fino al 2024: chiaramente la pandemia ha interrotto questa traiettoria di crescita per tutto il 2020 ed in parte per il 2021, in queste condizioni di incertezza.


Fonte: Company Presentation 

Sul piano del business e della performance attesa, Chevron resta un titolo altamente ciclico, largamente dipendente dall’andamento del prezzo della materia prima, il greggio. Anche nelle correzioni del WTI degli anni passati, si è potuto osservare come le flessioni crude oil si siano riflesse sui risultati aziendali e sulla performance del titolo. Nella crisi del 2007-2009, la flessione dell’utile per azione fu superiore al 50%. 

Ciononostante l’azienda è riuscita a restare redditizia anche durante fasi di mercato molto difficili, aumentando il dividendo ogni anno anche nella Grande Recessione del 2008 e negli ultimi tre decenni. In questo senso, la solidità del dividendo di Chevron è superiore alla media delle aziende del settore energetico.

Ai prezzi attuali, il titolo scambia su multipli storicamente alti, circa 20 volte gli utili attuali, che tuttavia sono piuttosto depressi, spingendo quindi il numeratore del rapporto verso l’alto. Al netto una compressione del multiplo P/E, la crescita degli utili da questi livelli è attesa nell’intorno del 10-12%, mentre il dividend yield attuale è intorno al 5.5%. Per queste ragioni ci attendiamo un rendimento potenziale dell’8-9% annuo per i prossimi 3 anni.

 

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