In attesa di domani

Seduta altalenante quella di ieri sulle principali piazze finanziarie. In Europa i principali indici riescono a scambiare per lo più sopra la parità, per poi soffrire sul finale le correzioni americane, generate dai robusti dati sull’indice dei servizi ISM di agosto. Buone letture che, se da una parte fanno tirare un sospiro di sollievo sullo stato di salute dell’economia statunitense dall’altra concedono ulteriore spazio di manovra alla Federal Reserve per un maggiore intervento sui tassi. A Milano, Piazza Affari riesce a chiudere in parità dopo aver maggiormente sofferto le correzioni sui titoli delle utilities e del settore energetico. Hera maglia nera con un calo di quasi il 5% dopo che il governo italiano ha varato nuovi piani di intervento per ridurre la domanda di consumo privato di gas, prevedendo un risparmio per circa 5,3 milioni di metri cubi. Inoltre, le indiscrezioni su nuove versioni sulla tassa degli extraprofitti e le preoccupazioni sul rischio di una Lehman Brothers sulle utilities gettano preoccupazioni sul settore. La decisione di domani da parte della Banca Centrale Europea nonché la riunione straordinaria dei ministri dell’energia europei di venerdì potranno offrire maggiori dettagli agli investitori nel districarsi all’interno delle diverse incognite dei mercati europei. Le azioni globali, misurate dall’ETF ACWI, hanno allungato la discesa, registrando un calo di quasi il 10% dal picco del 16 agosto. Diversi i fattori alla base di questi movimenti, tra cui l’indebolimento del contesto macro, l’aumento dei rendimenti, l’escalation della crisi energetica in Europa e le nuove chiusure di Covid in Cina.

Petrolio: La decisione di riduzione della produzione da parte dell’OPEC+, con la conseguente risalita dei prezzi del greggio, sembra essere già svanita. Prezzi dei futures sul Crude Oil americano che registrano nuovi minimi delle ultime 31 settimane, scambiando a circa 85 $/barile. Gli investitori restano infatti ancora in allerta sull’indebolimento delle prospettive della domanda, indotta dall’aggressiva stretta monetaria in tutto il mondo e dalle limitazioni imposte dalla Cina, primo importatore. Ad aggiungere nuove pressioni l’Iran. Stando infatti ai media israeliani l’accordo tra America e Iran sarebbe fuori dall’ordine del giorno. A monte del cambiamento la mancanza di un accordo tra le parti. Mancanza di eventuale accordo che se da una parte può rappresentare minori pressioni al ribasso sul prezzo del greggio dall’altra potrebbe far riavvicinare gli Stati Uniti a Riyadh. Intanto interessante osservare come la correlazione tra petrolio e azionario sia tornata positiva.

Continuano a salire i rendimenti statunitensi, creando pressioni sui titoli growth americani. Il decennale americano è tornato di nuovo al di sopra il 3,3% e il rendimento a 2 anni poco sotto il 3,5%. Sebbene i tassi di interesse a lungo termine rimangano al di sotto del picco raggiunto a giugno, abbiamo tuttavia assistito di recente aumentati notevoli (+33%), in seguito ai commenti della Fed che ha ribadito il suo impegno a ridurre l’inflazione elevata.

Giornata odierna che vedrà nelle pubblicazioni delle vendite al dettaglio in Italia e sulla crescita del Pil europeo i maggiori interessi nel Vecchio Continente. In America i valori sulla bilancia commerciale nonché i vari interventi dei membri della Fed – Mester e Brainard – offriranno volatilità in un mercato già nervoso.

Sul mondo delle criptovalute Bitcoin dopo essere stata negoziata quasi invariata nelle ultime nove sedute ha ieri registrato una decisa correzione, che ha portato il re delle criptovalute ad essere negoziato sotto i $19,000.

Da un punto di vista tecnico la correzione porta ora maggiori pressioni sul supporto presente in area 17.500, ovvero sui minimi di giugno. Il quadro tecnico resta ancora debole e le correzioni del mondo azionario non aiutano il mondo delle crypto.

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