Impatto dell’assenza degli Stati Uniti sui mercati: Focus sulla Cina e la Babele di Francoforte

L’assenza degli Stati Uniti è evidente, con i mercati finanziari di Wall Street chiusi in occasione della festività di Juneteenth. Questo ha avuto un impatto sull’atteggiamento cauto e prudente degli investitori, mentre le principali notizie si sono concentrate principalmente sugli sviluppi in Cina e sul dibattito sull’inflazione in corso in Europa.

La geopolitica e la crescita sono temi centrali quando si parla della Cina. La visita di Antony Blinken ha rappresentato un importante passo in avanti nelle relazioni tra Washington e Pechino. L’incontro inaspettato con Xi Jinping sottolinea che sono stati fatti progressi concreti nel processo di stabilizzazione dei rapporti tra le due potenze mondiali, situazione che allenta le tensioni sui mercati. Di contro il taglio di Goldman Sachs sulle previsioni di crescita nell’anno, dal 6% al 5,4%, ha aumentato le preoccupazioni con la risposta odierna della People’s Bank of China che ha optato per un atteso taglio di altri due tassi di riferimento per i prestiti, la prima volta in 10 mesi, per sostenere la crescita della seconda economia mondiale. La banca centrale cinese ha tagliato di 10 pb il tasso di riferimento per i prestiti a un anno, dal 3,65% al 3,55%, e ha ridotto di 10 pb il tasso di riferimento per i prestiti a cinque anni, dal 4,3% al 4,2%. Dati che tuttavia non sembrano aver generato ottimismo sui mercati finanziari asiatici, con la mossa della PBoC considerata ancora non sufficiente.

Mentre in Asia la crescita economica in Cina e la risposta espansiva della PBoC sono temi predominanti, in Europa si osserva un panorama opposto, con Francoforte che sembra trasformarsi in una sorta di Torre di Babele. I discorsi in Europa mostrano incertezza e divisioni all’interno del consiglio direttivo, con ciascun membro che sembra parlare una lingua diversa. Toni più colomba vengono ad essere utilizzati dal capo economista Philip Lane, sostenitore di un approccio “data-dependent” che contrastano notevolmente con quelle di Schnabel, dove in Lussemburgo si è dimostrata sostenitrice dell’ala falco, con una conclusione che lascia pochi dubbi: a fronte di una prospettiva inflazionistica incerta, si dovrebbe “sbagliare a fare troppo piuttosto che troppo poco”. Con la prossima riunione della BCE di luglio sostanzialmente percepita come un rialzo certo, l’incertezza sulla prossima mossa per settembre risulterà centrale nei dibattiti estivi.

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