Il Giorno della FED

Prosegue la correzione sui principali mercati, dove a salvarsi ieri troviamo oltre ad Hong Kong e Shanghai solamente, grazie ad uno stentato (ma importante) +0,20%, il Nasdaq 100.

Seduta europea che subito ha provato ad invertire la tendenza, dopo le pesanti perdite di lunedì, cercando di sfruttare la scia dei rialzi cinesi, ma che è caduta sui colpi tedeschi di un’inflazione ancora in rialzo (+7,9% a/a e +0,9% su base mensile) e di un sentiment ZEW, sì in ripresa, ma al di sotto delle attese. Se a questo dovessimo aggiungere le problematiche energetiche che attanagliano l’Europa il risultato è uno Euro Stoxx 600 che chiude in calo dell’1,26%.

Problematiche energetiche che tornano a chiamarsi gas. Anche qui gli eventi non giocano a favore. Dopo l’incendio al terminal americano Freeport Lng – responsabile di circa un quinto delle esportazioni statunitensi – si è riportato come i tempi di ripristino si sono allungati (e non di poco!), passando da circa 21 giorni agli attuali 90. A gettare ulteriore benzina sul fuoco la riduzione del 40% dei flussi di gas russo verso la Germania, passanti per il gasdotto chiave Nord Stream 1. La causa, secondo Gazprom, è da ricercare nelle sanzioni occidentali che impediscono alla società di ricevere le attrezzature chiave necessarie per la riparazione (la consegna di una turbina a gas Siemens è bloccata dalle sanzioni canadesi), oppure nuove pressioni opportunissimamente sfruttate da Mosca? Di fatto la capacità di Nord Stream 1 è ora limitata a 96 Mcm/g invece di 160 Mcm/g, senza informazioni sulle tempistiche di ripristino.  Come nel quadro “L’Urlo” di Munch gli investitori aggiungono tale taglio nel contesto di chiusura pianificata tra l’11 e il 20 luglio dello stesso gasdotto, del definitivo stop dell’export attraverso la Polonia sullo Yamal-Europe e con i transiti in Ucraina più che dimezzati.  Risultato: i prezzi del gas europeo, misurati dai futures TTF olandese sono ritornati nuovamente sui € 100/MWh.  Se i tagli russi dovessero risolversi in tempi brevi sarebbe possibile ipotizzare una ripresa della tendenza al ribasso dei prezzi, a cui abbiamo assistito nell’ultimo periodo. Al contrario nuove pressioni potrebbero sostenere un possibile graduale rialzo verso i massimi di un anno – con una riduzione prolungata che creerebbe problemi sullo stoccaggio del gas (attualmente in Europa pari al 52%, Germania 55% e Italia 53%) a sufficienza per i mesi invernali.

Sessione americana caratterizzata dalla volatilità e dall’incertezza, ma con una chiave di lettura insolita rispetto a quella assistita nei passati giorni. Al ribasso troviamo il settore difensivo mentre i cilici chiudono invariati, così come la Crescita al rialzo sul Value (+0.8%). Segnali che avrebbero potuto essere letti positivamente, come finali di una fase di sentiment ribassista, ma che invece devono ancora pazientare con la decisione odierna da parte della Fed.

Rialzo tassi USA: Cambio di rotta da parte nelle aspettative degli investitori, stando ai FedWatch calcolati dal CME group. I mercati sono infatti passati dallo scontare (al 91,8%) un rialzo dei tassi di 50 punti base, nella riunione odierna, agli attuali 75 punti base (con una “certezza” del 99.3%). Un cambio di rotta non di poco conto, che ha spostato inoltre le attese sul livello di fine anno con i tassi passati dal 3,25% (di una settima fa’) agli attuali 3,75%.

L’ultimo rialzo di 75 pb da parte della Fed risale al 1994. La Fed mostra quindi decisi segnali di essere significativamente in ritardo rispetto alla curva e di dover fare di più per riportare l’inflazione sotto controllo. Tale situazione potrebbe esacerbare i rischi di una recessione nei prossimi anni.

Calendario che oggi vede inoltre in Europa una riunione straordinaria del Consiglio Direttivo della Bce per discutere delle condizioni dei mercati finanziari dopo la recente turbolenza che ha portato a un forte aumento dei rendimenti obbligazionari, e soprattutto dello Spread sui titoli periferici.

Criptovalute: non si ferma l’emorragia all’interno del mondo delle criptovalute con la capitalizzazione ritornata perfino sotto la soglia psicologica dei $1.000 miliardi. Solamente negli ultimi 30 giorni le prime tre criptovalute per capitalizzazione (escluse le stablecoin) hanno registrato importanti perdite: Bitcoin ha ceduto circa il 28%, Ethereum il 43% e BNB il 26% (dati CoinMarketCap).

La soglia sulla quale attualmente scambia Bitcoin diventa critica, sia in quanto coincide con la media mobile settimanale a 200 periodi, spesso sollecitata nelle passate correzione del mercato sia in quanto nello stesso punto della On-chain cost

Attualmente osserviamo, dati IntoTheBlock, come prevalgono gli indirizzi in perdita (50,34%) rispetto a quelli in profitto (46,65%), dove un eventuale rottura dell’area dei 21mila potrebbe generare ulteriori pressioni e rischi di margini con l’area dei 19mila prima e 14mila poi che potrebbe rappresentare i principali supporti da monitorare.

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