Nella settimana decisiva per il proseguimento del rally di Natale i mercati urtano contro i toni dei governatori della Banche Centrali. Come l’Oracolo di Delfi, le cui parole possedevano un decisivo effetto sulle decisioni greche, oggi i banchieri centrali interpretano il ruolo della Pizia. Profezie che continuano ad essere sempre vaghe, legate a dati futuri e che lasciano i mercati alla mercé della propria immaginazione. Risultato, nuovo cambio di rotta della tendenza dei mercati ma con aspettative che iniziano a mostrare dubbi sull’effettiva direzione falco della Fed. Situazione che potrebbe sfociare in una maggiore volatilità durante le varie letture macroeconomiche.
Lo S&P 500 chiude la settimana con una flessione dell’ordine del 2%, annotando 3 delle cinque sedute giornaliere in flessione e allungando a due le settimane consecutive di flessione. Con il mercato che ha visto cedere oltre sei punti percentuali dall’ultimo massimo e con la chiusura settimanale al di sotto del livello 38.2 di Fibonacci, aumentano le paure di un ulteriore proseguimento delle correzioni con i nuovi supporti offerti dai livelli 0.5 e 0.618.
Ultima settimana prima del Natale che potrebbe offrire interessanti letture, nonostante l’umore resti già in parte definito, almeno nel breve. Negli Stati Uniti i riflettori saranno nuovamente puntati sull’inflazione con le pubblicazioni sull’indice dei prezzi PCE. Le attese sono poste per un aumento mensile dello 0,2%, con un conseguente calo del tasso annuale al 4,7% dal 5%. Inoltre, dopo la flessione sulle vendite al dettaglio di venerdì, con il consumo che rappresenta circa il 70% del Pil americani, suonano di maggior interesse le letture finali sul PIL del terzo trimestre, la fiducia dei consumatori, il reddito e la spesa personale e il sentimento dei consumatori dell’Università del Michigan. Nel frattempo, i permessi di costruzione, gli avvii di abitazioni, le vendite di case esistenti e le vendite di case nuove offriranno ulteriori indizi sullo stato di salute del mercato immobiliare. Infine, cresce l’attenzione politica con il Congresso degli Stati Uniti che dovrà cercare di raggiungere un accordo sul bilancio da 1.700 miliardi di dollari entro la fine della settimana al fine di evitare il rischio shutdown.
In Europa, alle prese con un’inflazione che incute maggiori preoccupazioni e con una BCE che ha indossato una maschera decisamente più falco di quanto mai effettuato, le letture macroeconomiche per la settimana saranno maggiormente concentrate su temi legati ad inflazione e fiducia. Sul primo punto l’inflazione alla produzione in Germania sarà interessante da monitorare, dopo il deciso calo al 34,5% ad ottobre dal livello record del 45,8% di settembre. Aspettative poste per un nuovo proseguimento della tendenza al ribasso. La fiducia flash dei consumatori dell’Eurozona è attesa a dicembre al rialzo, per il secondo mese consecutivo. In Germania sia l’indicatore dei consumatori gfk che l’indicatore del clima economico Ifo dovrebbero aumentare per il terzo mese. Torna di scena l’energia, dopo la fumata nera della scorsa settimana, si terrà nuovamente oggi la riunione dei ministri UE volto a cercare di trovare un cap al prezzo massimo del gas. Tra gli altri dati da seguire figurano la produzione edilizia dell’area dell’euro e l’indagine sulle imprese e sui consumatori in Italia.
In Asia, la People’s Bank of China si riunirà per decidere il tasso di riferimento sui prestiti, dopo averlo lasciato invariato per tre riunioni consecutive. I dati di novembre hanno mostrato che il credito si è espanso a un ritmo più lento del previsto, nonostante i recenti sforzi della PBoC per allentare le restrizioni sui mutui immobiliari e rilanciare i prestiti. Nel frattempo, si prevede che la Banca del Giappone manterrà la sua posizione e la sua guida monetaria allentata, lasciando il suo tasso di riferimento invariato a -0,1%.
Nella settimana sono dodici le banche centrali globali attese nelle decisioni di politica monetaria, con in evidenza la Cina, il Giappone e la Turchia.
Sul fronte societario, una serie di risultati degli utili fornirà ulteriori informazioni sull’andamento delle aziende americane a fronte dei venti macroeconomici. FedEx, General Mills, Nike, Cintas, Micron Technology e Paychex sono le società più importanti che presenteranno i risultati.
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