I mercati statunitensi superano la prova generale dell’inflazione e guadagnano slancio verso i nuovi massimi dell’anno

I mercati finanziari negli Stati Uniti superano con successo la prova costume dell’inflazione, ottenendo un nuovo slancio e catapultandosi verso nuovi massimi di inizio anno. Nella settimana, segnata dalla pubblicazione dell’inflazione e dall’inizio non ufficiale della stagione delle trimestrali, gli indici americani si esibiscono in forma, registrando tre sessioni consecutive in territorio positivo. Tale risultato riflette un marcato ottimismo e una diminuzione delle preoccupazioni sul rallentamento economico e del percorso rialzista della Fed.

Il Nasdaq 100 e il suo equivalente paniere equiponderato raggiungono i massimi di quest’anno, mentre la situazione dell’indice S&P 500 è diversa. Mentre l’S&P 500 registra un nuovo massimo annuale, il suo equivalente paniere equiponderato mostra una crescita, ma rimane al di sotto dei massimi di inizio febbraio. Questa dinamica indica che il Nasdaq 100 sta beneficiando della forte performance delle aziende tecnologiche ad alta capitalizzazione, mentre l’S&P 500 è ancora influenzato dalle azioni più difensive. È importante notare che i panieri a ponderazione uguale tendono ad essere più volatili rispetto a quelli a ponderazione basata sul prezzo, poiché sono più sensibili alle variazioni nel peso dei titoli presenti nell’indice. In generale, la performance del Nasdaq 100 e dell’S&P 500 suggerisce che il settore tecnologico continua a superare il mercato più ampio. Tuttavia, il fatto che il paniere equamente ponderato dell’S&P 500 non abbia ancora raggiunto i massimi di inizio febbraio indica che potremmo ancora aspettarci una certa volatilità nel prossimo futuro.

L’inflazione CPI (indice dei prezzi al consumo) degli Stati Uniti per il mese di giugno è risultata inferiore in calo ma soprattutto inferiore alle stesse aspettative. La lettura si è attestata al 3,0% su base annua, al di sotto delle previsioni del 3,1% e ben al di sotto della lettura del 4,0% del mese scorso. Si tratta della dodicesima lettura consecutiva in flessione per l’IPC da quando ha raggiunto il suo picco del 9,1% nel giugno 2022. Si tenga presente che la lettura del 9,1% dell’IPC principale dello scorso giugno è stata la più alta di questo ciclo, il che esercita una certa pressione al ribasso sul confronto annuale, ma inizierà ad attenuarsi nei prossimi mesi. Su base core, escludendo i beni alimentari ed energetici più volatili, l’inflazione si è attestata al 4,8%, anch’essa al di sotto delle aspettative del 5,0% e della lettura del 5,3% del mese scorso. I principali fattori che hanno portato a dati sull’inflazione migliori del previsto sono stati il calo dei prezzi dell’energia, delle auto usate e dei biglietti aerei, nonché il miglioramento dell’andamento delle componenti degli alloggi, rilevante per l’inflazione di base.

Il calo dell’inflazione a giugno è uno sviluppo positivo, ma è importante notare che è ancora troppo presto per dire se si tratta di una tendenza o solo di una situazione temporanea. Si prevede che la Federal Reserve aumenterà ancora i tassi di interesse nel tentativo di riportare l’inflazione sotto controllo, sebbene per il momento il mercato sconta un solo rialzo sul tavolo, quello di luglio.

Durante l’analisi dell’inflazione, gli investitori hanno potuto prendere nota, nella giornata di ieri, dei commenti del Beige Book della Fed, che hanno dissipato le preoccupazioni di una possibile recessione. Secondo il rapporto, l’attività economica complessiva ha registrato un leggero aumento dalla fine di maggio, mentre i prezzi sono aumentati a un ritmo moderato fino al 30 giugno. Il rapporto sottolinea inoltre che le aspettative economiche per i prossimi mesi prevedono una crescita lenta. Lael Brainard, direttrice del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca e ex membro della Fed, ha ribadito che nonostante le ripetute previsioni di una recessione imminente, la ripresa economica degli Stati Uniti è solida e l’inflazione è in diminuzione. Ciò dimostra che l’economia sta sfidando le previsioni che indicavano una persistente inflazione senza una significativa perdita di posti di lavoro.

Tuttavia, il Presidente della Fed di Richmond, Barkin, ha temperato l’euforia del mercato affermando che, nonostante il rallentamento dell’inflazione negli Stati Uniti a giugno, l’inflazione rimane ancora troppo elevata. L’obiettivo della Fed è del 2%, e un allontanamento troppo rapido da tale obiettivo potrebbe portare a un aumento dell’inflazione, richiedendo interventi ancora più decisi da parte della Fed.

Come ampiamente previsto, mercoledì la Bank of Canada (BoC) ha aumentato il tasso di interesse di riferimento dello 0,25%, portandolo al 5,0%, il livello più alto registrato dall’aprile 2001. Tale decisione è in linea con le attese del mercato e segue una serie di incrementi dei tassi negli ultimi mesi, mirati a controllare l’inflazione. Nella comunicazione che ha accompagnato l’annuncio, la BoC ha indicato che si prevede che l’inflazione rimanga elevata nel breve termine, al di sopra del target del 2%. Tuttavia, si prevede anche un rallentamento della crescita economica, che dovrebbe attestarsi intorno all’1,0% nella seconda metà del 2023 e all’inizio del 2024, scongiurando così l’eventualità di una recessione. I mercati hanno accolto con favore la possibile conclusione del ciclo di rialzi dei tassi da parte della BoC, in aggiunta all’ottimismo dei dati sull’inflazione statunitensi.

 

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