I mercati azionari chiudono positivi nonostante le pressioni del mercato obbligazionario

In una seduta priva di importanti catalizzatori e con l’attenzione rivolta ai principali appuntamenti della settimana (interventi al Congresso di Powell e dati del mercato del lavoro) i mercati azionari riescono a chiudere in territorio positivo. Un dato non di poco conto, soprattutto in luce delle flessioni di Shanghai, dopo le maggiori preoccupazioni geopolitiche (tensioni USA/Cina), l’aver fissato un target di crescita per l’anno del 5%, al di sotto delle attese, e con Pechino che si è astenuta dal presentare nuovi stimoli per rilanciare la crescita economica. A tutto questo si devono aggiungere le continue pressioni del mondo obbligazionario, con i rendimenti dei titoli a due anni tedeschi ieri passati dal 3,191% di apertura al 3,317% di chiusura (+3,66% di crescita), a fronte dei commenti falco del membro austriaco della BCE Holzmann – il quale ha riportato come  l’inflazione di fondo non si indebolirà in modo significativo nella prima metà di quest’anno e che la BCE dovrebbe aumentare i tassi di interesse di 50 punti base a marzo, maggio, giugno e luglio. I quattro rialzi così proposti porterebbero il tasso europeo al 4,5%, ben al di sopra del picco del 4% previsto dai mercati, un livello che nessun altro politico ha finora sostenuto in pubblico. Pressioni europee che si sono riversate anche sul mercato americano, con i rendimenti dei Treasury nuovamente al rialzo.

Nonostante la preferenza attendista dei mercati azionari, con i maggiori listini americani quasi invariati, il crollo dei titoli statunitensi a bassa capitalizzazione potrebbe invece far riflettere sull’opinione che la Fed sia pronta a estendere il suo ciclo di inasprimento delle politiche, minacciando di minare la forza dell’economia.

Se a gennaio si sono rafforzate le stime secondo cui l’economia americana stava entrando in un processo di atterraggio morbido, a febbraio la situazione si è capovolta con le reazioni giornaliere della Fed a creare più inquietudini che rassicurazioni. Commenti che generano più volatilità giornaliera che direzione sul mercato. Oggi Il presidente della Fed Jerome Powell presenterà il suo rapporto semestrale sulla politica monetaria alla commissione bancaria del Senato. In vista della lettura sul mondo del lavoro, prevista per venerdì, è probabile che il numero uno della Fed possa cercare di evidenziare i progressi compiuti nel rallentare l’inflazione, sottolineando al contempo che il picco sui tassi non sia stato ancora raggiunto e che i rischi di inflazione restano ancora inclinati verso l’alto.

La giornata odierna si apre con i principali listini asiatici in territorio positivo, con il Nikkei che continua a registrare i principali movimenti al rialzo, in prossimità della sua resistenza in area 28500 punti, sostenuto nuovamente dalla perdita di valore della sua valuta.

Come da attese, la Banca Centrale australiana (RBA) ha deciso di aumentare, per la decima riunione consecutiva, il tasso di interesse portandolo al ​​3,6% a massimi degli ultimi 11 anni. In Cina le esportazioni hanno registrato un calo del 6,8% a febbraio, a fronte di un calo previsto del 9,4%. I dati sulle importazioni nel paese hanno indicato un calo del 10,2% il mese scorso, rispetto a un calo previsto del 5,5%. Il surplus commerciale della Cina a febbraio è stato di circa 116,9 miliardi di dollari.

In Europa gli ordini delle imprese tedesche registrano un’inaspettata crescita a gennaio, +1% m/m dopo un aumento del 3,4% di dicembre e battendo le previsioni del mercato che prevedevano un calo dello 0,9%.

 

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