Dolcetto o scherzetto? Quest’anno Halloween ha riservato un bello scherzetto ai mercati, con una brusca correzione che ha cancellato in un colpo solo i guadagni di ottobre. Lo S&P 500 ha chiuso la giornata con una perdita dell’1,86%, la peggiore seduta dal 5 settembre, terminando ottobre in calo dello 0,99% e interrompendo una striscia positiva che durava da cinque mesi. Anche il Nasdaq 100 ha seguito lo stesso destino, segnando un -2,44% e registrando la sua peggiore performance giornaliera dal 5 settembre, con il mese chiuso in ribasso dello 0,85% dopo due mesi di rialzi. Non sono stati risparmiati nemmeno i titoli a bassa capitalizzazione, con il Russell 2000 in calo dell’1,63%, la peggiore seduta dallo stesso giorno di settembre, e chiudendo ottobre in flessione. La situazione non è stata migliore neanche in Europa, con nessuna delle principali piazze finanziarie del Vecchio Continente in positivo e con la sola Milano in grado di chiudere il mese in verde +0.46%.
“Mentre il mercato azionario ha arrancato, anche il reddito fisso non ha offerto rifugio, chiudendo ottobre in territorio negativo. L’unica area a regalare rendimenti è stata quella delle criptovalute, con una capitalizzazione di mercato in crescita di 125,8 miliardi di dollari (+5,77%). A guidare il settore è stato Bitcoin, con un incremento di circa il 10% che ha portato la sua dominance al 60% – livelli non visti da aprile 2021. Questo rally ha avuto ripercussioni anche sulle azioni di MicroStrategy, che ha registrato un rialzo del 45% solo a ottobre e un impressionante +287% da inizio anno, ben oltre il +58% segnato da Bitcoin. La capitalizzazione di MicroStrategy è infatti passata dai 9,88 miliardi di dollari di fine dicembre agli attuali 49,55 miliardi, confermando il forte legame della società con l’andamento di BTC. Considerato sempre più come una riserva di valore digitale, Bitcoin ha sovraperformato oro e S&P 500 su più orizzonti temporali, guadagnandosi il ruolo di rifugio contro l’instabilità economica in mercati fragili come Brasile e Argentina. La tendenza è stata poi supportata da un afflusso netto di circa 76.070 BTC negli ETF spot su Bitcoin da fine settembre (dati btcetffundflow), segno di una crescente domanda indipendente dalle fluttuazioni di prezzo.
Con il Bitcoin entrato anche nelle campagne presidenziali statunitensi, la comunità crypto si ritrova divisa, con alcuni sostenitori che guardano a Trump e altri che appoggiano Kamala Harris.
Senza entrare nel campo politico, è interessante osservare la correlazione tra il titolo Trump Media & Technology Group (DJT) e il token Dogecoin, legato a Elon Musk. L’azione DJT, come noto, sembra seguire le fluttuazioni delle probabilità di vittoria di Trump, riflettendo in borsa l’entusiasmo o la cautela degli investitori. Al suo fianco, Dogecoin – il ‘cane fedele’ di Elon Musk – si muove quasi in simbiosi, diventando una sorta di ‘proxy’ per il supporto crypto a Trump, soprattutto da quando Musk ha dichiarato il suo appoggio alla campagna dell’ex presidente lo scorso luglio. Da allora, la correlazione a 30 giorni tra DJT e Dogecoin è salita a 0,82, evidenziando una sintonia significativa tra l’ascesa politica di Trump e il sentiment nel mondo crypto.
Gli investitori sul mercato azionario continuano a muoversi con cautela. Ieri, i dati sull’inflazione hanno rivelato una certa rigidità, mentre il mercato del lavoro – in attesa dei dati cruciali odierni – mostra ancora tendenze occupazionali solide. Questa combinazione di fattori mette in dubbio l’ipotesi di un percorso più deciso verso i tagli dei tassi da parte della Fed. L’inflazione resta sotto osservazione della Fed, che si affida al deflatore PCE come principale indicatore. Questo indice ha mostrato una resistenza alla discesa, con il tasso annualizzato mantenuto al 2,7% per il terzo mese consecutivo, principalmente a causa della pressione sui prezzi dei servizi, esclusi gli alloggi. Sebbene questo livello di inflazione non richieda un intervento aggressivo, è comunque alto a sufficienza da spingere la Fed a un approccio prudente e possibilmente a interruzioni (non prossime) nel percorso di riduzione dei tassi per valutare l’evoluzione dei prezzi. La domanda nei servizi è sostenuta dalla spesa dei consumatori, dimostrando la solidità dell’economia. Anche il mercato del lavoro presenta segnali positivi: le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono scese ai minimi da maggio, confermando una moderata riduzione dell’occupazione, ma senza segni di cedimento grave. Oggi si attende il rapporto sulle buste paga non agricole, che offrirà maggiori dettagli. Con una situazione occupazionale solida, i consumi dovrebbero rimanere robusti, un aspetto particolarmente favorevole in vista della stagione delle festività. Tuttavia, per i mercati persiste l’incertezza riguardo alle prossime mosse della Fed, che potrebbe valutare attentamente ogni passo per bilanciare l’inflazione e il supporto alla crescita economica.
Ieri gli investitori hanno mostrato un marcato aumento dell’avversione al rischio, in gran parte a causa dei risultati trimestrali considerati “deludenti” dei famosi ‘Magnificent Seven’ – Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Meta e Tesla. Anche se il fatturato complessivo di queste sette aziende per il terzo trimestre dovrebbe superare i 500 miliardi di dollari (secondo le stime di consensus per Nvidia), il mercato ha reagito con volatilità. Nonostante i dati non abbiano cambiato la narrativa favorevole legata alla crescita dell’intelligenza artificiale, le vendite sono state importanti.
Microsoft, in particolare, ha registrato un calo del 6,05%, la peggiore seduta giornaliera da ottobre 2022, contribuendo con 41 punti base al ribasso dello S&P 500, ovvero circa il 20% della flessione dell’indice, e bruciando 194,65 miliardi di dollari in capitalizzazione. Anche Nvidia ha perso il 4,72%, Apple l’1,81%, Amazon il 3,28%, Meta il 4,09% e Tesla il 3,00%, con una perdita complessiva per queste sette aziende di circa 613 miliardi di dollari.