Vendite in America e acquisti in Europa questo è il risultato che si è generato nei mercati nella settimana che ha visto protagonista negli Stati Uniti l’intervento della Fed, con il discorso di Jerome Powell che ha mandato in tilt le borse, nonché con i dati in chiaroscuro sul mercato del lavoro. In Europa, nonostante una lettura sull’inflazione che continua a non mostrare segnali di rallentamento e con i venti freddi che soffiano oltreoceano, i mercati hanno proseguito al rialzo. Di fatto, Stati Uniti che riportano indietro le performance in territorio orso, sia per lo S&P 500 che per il Nasdaq 100, a differenza degli indici europei che imboccano l’uscita.
Delle 428 società dello S&P 500, pari a circa l’85%, che hanno comunicato gli utili per il 22° trimestre, il 71,3% ha riportato utili superiori alle stime degli analisti. Tuttavia, i risultati complessivi sono stati influenzati dalle perdite di alcuni dei titoli più importanti. All’inizio della stagione degli utili, il consenso prevedeva una crescita dell’EPS dello S&P 500 del +3%, una soglia bassa che le società hanno ampiamente rispettato. Tuttavia, se si esclude la crescita del +140% dell’EPS del settore Energy, l’EPS è sceso del 4%, leggermente peggiore rispetto al calo del 3% previsto all’inizio della stagione.
Le elezioni americane dell’8 novembre potrebbero distogliere l’attenzione dalla Federal Reserve. L’aspettativa di consenso è che un governo diviso tra la Casa Bianca e il Congresso porterà a un maggiore ingorgo politico e un potenziale rallentamento per alcuni dei programmi del presidente Biden. Le statistiche tuttavia riportano, per quanto strano possa sembrare, come il mercato abbia leggermente preferito il Congresso in stallo. Dal 1950 lo S&P 500 ha restituito una media del 20% in un mandato di due anni di un Congresso diviso, contro una media del 19% in un Congresso unificato.
In tutte le elezioni dal 1950, lo S&P 500 ha guadagnato dal giorno delle elezioni fino alla fine dell’anno il 67% delle volte. Inoltre, lo stesso indice statunitense è salito in media del 6,6% nel quarto trimestre degli anni di midterm, a fronte di una salita media del 3,3% nei restanti anni. Certamente parliamo di statistiche, non di certezze, dove ciascun singolo anno è stato contraddistinto da diverse variabili e preoccupazioni.
Il mercato non si muove esclusivamente sulle decisioni del Congresso. Ma in questi tempi economicamente tumultuosi, la capacità decisionale politica potrebbe essere fondamentale. I mercati stanno diventando sempre più convinti che siamo sull’orlo di una recessione. Se l’economia dovesse entrare in depressione nel 2023, la Fed e il Congresso potrebbero dover agire collettivamente. E come abbiamo visto quest’anno, meno azioni del Governo possono equivalere a più azioni della Fed.
Giornata odierna che si apre con la lettura sull’export cinese, motore dell’economia globale, in calo dello 0,3% a/a, con i mercati che si attendevano una crescita del 4,3%. Indebolimento dell’export cinese, alla quale i mercati non assistevano dal maggio 2020, fornisce una chiara evidenza del calo della domanda globale, in rafforzamento ai cali coreani della scorsa settimana.
In Europa è attesa la riunione dei ministri delle Finanze, prima del Consiglio Affari Economici e Finanziari di martedì per discutere le risposte fiscali della zona euro alla crisi energetica.
Sul fronte societario tiene banco l’avviso di Apple. Dopo aver avvertito di significativi venti contrari alla crescita dei ricavi a causa dell’impatto del dollaro USA forte e dei vincoli di fornitura per i suoi modelli di fascia alta ieri, la società di Cupertino ha avvisato che la domanda per i modelli iPhone 14 Pro e Pro Max, la cui popolarità ha contribuito a far crescere il fatturato dell’iPhone del 10% nell’ultimo trimestre, è rimasta forte, ma si aspetta spedizioni inferiori rispetto a quanto precedentemente atteso con tempi di consegne più lunghi. Le vendite di iPhone (pari a circa $205,5 mld a settembre) rappresentano circa la metà del fatturato di Apple e il trimestre di dicembre è tipicamente il periodo più redditizio. Sebbene Apple abbia ripetutamente affermato che i vincoli di Covid-19 hanno causato problemi di approvvigionamento per miliardi di dollari nel corso della pandemia, dal febbraio 2020 non ha mai lanciato un simile avvertimento al di fuori delle chiamate agli utili.
Il calendario economico della settimana sarà dominato dal dato sull’indice dei prezzi al consumo di ottobre statunitense, insieme ad una serie di discorsi attesi da parte di funzionari della Fed. L’inflazione complessiva è vista in aumento dello 0,7% su base mensile, con un conseguente rallentamento del tasso annuale all’8,0%, dal precedente 8,2%. Tuttavia, l’attenzione resta sulla crescita dell’inflazione core, vista in crescita su base mensile ma in calo su base annuale. La settimana prossima sarà caratterizzata anche dalla lettura preliminare del Michigan sul sentimento dei consumatori per il mese di novembre. L’inflazione erode il reddito reale e l’allarme suonato da Amazon, sulle vendite per il quarto trimestre, suono come preoccupazioni da dover monitorare.
Agenda macroeconomica più snella in Europa, con le vendite al dettaglio europee previste in lieve ripresa. Nella settimana saranno inoltre pubblicati i PMI nel settore edilizio, i dati definitivi sull’inflazione e sulle partite correnti in Germania ma soprattutto l’attenzione potrebbe essere rivolta ai diversi interventi dei governatori BCE attesi nella settimana.
Nel Regno Unito sono attese in particolare le pubblicazioni sulla crescita del PIL del terzo trimestre (dati preliminari), insieme ai dati sulla produzione industriale e vendite al dettaglio. Le attese sul Pil sono per una contrazione nel terzo trimestre, anche sulla scia delle parole della scorsa settimana del governatore della BoE, dopo cinque trimestri consecutivi di crescita.
In Asia, i riflettori sono puntati sull’inflazione di ottobre in Cina, attesa in calo. In Giappone, gli investitori seguiranno con attenzione la BoJ, dopo che il governatore Kuroda ha accennato alla possibilità di rendere più flessibile la politica di controllo della curva dei rendimenti dei JGB, segnando un insolito spostamento verso la normalizzazione della politica.
Sul fronte societario, sono attese le pubblicazioni degli utili per 31 società dello S&P 500. Tra i grandi nomi prevale quello di Disney, Lyft, Palantir, Novavax, Norwegian Cruise Line Holdings, Occidental Petroleum Corp, Rivian Automotive, Roblox, Bumble, Unity Software, Nio, Tapestry e Ralph Lauren.
In Europa Ryanair è attesa oggi riportare i risultati del primo semestre. Il vettore, che sta cercando di attirare passeggeri dalle compagnie aeree più costose, è tornato in attivo nel primo trimestre, ma è rimasto ben al di sotto dei livelli pre-pandemia.
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