L’incertezza che ha caratterizzato i mercati nelle ultime sedute è facilmente descrivibile dall’evoluzione del suo principale indice borsistico. Ieri lo S&P 500 ha prima registrato una crescita di circa l’1,46%, poi una correzione dell’1,79% ed infine un rialzo del 2,12%, chiudendo queste 6 ore e mezza di montagne russe con un rialzo complessivo dell’1,29%.
Ad offrire il gettone per questo gratuito giro sulle giostre il commento atteso del numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell. Con i mercati che temevano una possibile correzione del tiro, dopo i commenti ritenuti meno falco dai mercati, il presidente della Fed ha invece preferito evitare di smorzare la FOMO dei mercati, concentrandosi nuovamente sui temi di inflazione e lavoro. Commenti ritenuti leggermente dovish, soprattutto su affermazioni che riportano come l’inflazione abbia iniziato a diminuire. Sul fronte del lavoro il presidente Powell ha evidenziato un mercato “straordinariamente forte” e come saranno necessari ulteriori aumenti dei tassi d’interesse, in quanto non si è giunti ad una posizione sufficientemente restrittiva, terminando come se i forti dati sul lavoro persistono e l’inflazione dovesse tornare a salire ancora, la Fed potrebbe dover alzare i tassi più di quanto inizialmente previsto. Di fatto, commenti non così colomba di quanto si possa leggere, tuttavia i mercati hanno preferito vedere il bicchiere mezzo pieno, focalizzandosi non tanto sul percorso dei tassi ma sulle aspettative di inflazione, confermate nuovamente in calo. Gli investitori si attendevano inoltre una reazione da parte di Powell sull’allentamento delle condizioni finanziarie, che non sembra essersi concretizzata, facendo nuovamente aumentare il sentiment degli investitori
Risultato: titoli Growth che hanno sovraperformato su quelli Value, mentre sul mercato obbligazionario i rendimenti sono leggermente aumentati dopo i commenti della Fed, con il Treasury decennale che ha superato il 3,65%. Situazione che rimarca questo strano percorso, possibile che i mercati obbligazionari, spesso anticipatori del movimento azionario, abbiano imboccato un percorso diverso sulla scia delle parole del numero uno della Fed? Divergenza che porge l’invito a una maggiore cautela.
Anche il presidente della Fed di Minneapolis, Kashkari, ha ieri dichiarato che il forte rapporto sul mercato del lavoro di gennaio dimostra che la Fed deve continuare ad alzare i tassi di interesse e “in questo momento è ancora intorno al 5,4%”, riferendosi alla sua previsione di quanto i tassi di interesse debbano salire per frenare l’inflazione. I membri del FOMC, nel loro dot-plot di dicembre, avevano previsto un’aspettativa mediana di un picco del tasso del 5,1% alla fine di quest’anno.
Sul fronte politico, l’altro importante atteso discorso è stato quello del Presidente Biden sullo Stato dell’Unione. Discorso completamente opposto, con il Presidente americano felice di riportare un calo dei prezzi al consumo accompagnato da un tasso di disoccupazione ai minimi dal 1969, segno di come economia e politica non sempre possono procedere a braccetto. In tema di economia Biden ha proposto di quadruplicare la tassa dell’1% sui riacquisti di azioni proprie, entrata in vigore a gennaio, così come diverse passate proposte non andate a buon fine: dalla tassa sui miliardari fino al tetto massimo sul costo dell’insulina. Interessante la richiesta a misure antitrust per arginare il potere delle Big Tech, annotando la prima volta che il termine “antitrust” venga ad essere utilizzato stando ai registri storici disponibili.
Sul fronte del debito pubblico, principale preoccupazione dei mercati, soprattutto in luce di Camere divise, i repubblicani chiedono tagli alla spesa pubblica in cambio del loro voto. Con la Casa Bianca che tuttavia non sembra voler cedere (sebbene proprio Biden sia stato il negoziatore nel 2011 per aumentare il tetto del debito sotto l’amministrazione Obama) il tema rischia di andare ancora per le lunghe.
Big Tech che risultano essere disinteressate alla politica ma focalizzate nella lotta all’AI. Microsoft lancia il motore di ricerca “infuso di AI”. Il nuovo Microsoft Bing Search passa facilmente alla modalità con l’intelligenza artificiale di ChatGPT. Attesa per oggi la contromossa di Google in un evento a Parigi, mentre Baidu risponde con “Ernie bot”, il cui progetto è atteso per marzo. Ora i riflettori sono per una risposta anche da parte di Apple.
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